Piccoli vignaioli crescono. E con loro i vini del Pontino

Fare squadra per produrre vini di qualità in provincia di Latina. Sette storie per sette percorsi. Tutti di pregio. Perché dietro ci sono storie di coraggio, cura del dettaglio e competenza. E vitigni che poi ti stupiscono.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

L’unione fa la forza, questo deve aver pensato una manciata di vignaioli della provincia di Latina per far squadra. E per far emergere un territorio che ha tanto da dire a livello enologico.

Nasce in maniera spontanea “Piccoli Vignaioli Pontini“, la pionieristica “collettiva” di aziende vitivinicole che rappresenta gli artigiani del vino della Provincia di Latina. Ovvero quella fascia produttiva che con fatica e tanto entusiasmo cerca di trarre sempre il meglio da ogni grappolo. Come? Attraverso l’amore per il dettaglio e produzioni vinicole di nicchia. Tanti piccoli viticoltori e un’unica grande forza per affermare qualità e unicità dei vini prodotti attraverso differenti microclimi, metodi di coltivazione, interpretazione e vitigni.

Geografia diversa, impegno comune

Uno dei vigneti del gruppo

Proprio questi ultimi rappresentano un punto di forza di queste realtà contadine. Si va dalle varietà internazionali agli emergenti autoctoni (AbbuotoBelloneCesaneseMoscato di Terracina e Nero Buono) che esprimono l’identità di un territorio. Le aziende vinicole che compongono questa importante iniziativa rappresentano inoltre diverse aree geografiche e comuni che narrano anche l’antichissima storia e tradizione vitivinicola della Provincia di Latina, nonché le differenti morfologie e caratteristiche dei suoli.

Vite di piccoli vignaioli si mescolano quindi ai filari che in luoghi d’incanto pettinano la Pianura Pontina, le pendici dei Lepini, le sponde del lago di Fondi. O che sulla costa godono dell’influenza benefica del mare.
Aprilia, Cisterna, Cori, Latina, Terracina, Fondi ed Itri vengono così rappresentati da queste straordinarie attività produttive ricche di passione ed autenticità.

I piccoli vignaioli “fondatori” sono sette. Casal De LucaG. IachettiIl QuadrifoglioI PàmpiniLe AnforeMonti Cecubi e Tenute Filippi.

Piccoli Vignaioli Pontini rimane aperto a tutte le micro aziende vitivinicole del territorio. Lo fa al fine di condividere, in amicizia e stima reciproca, progetti, percorsi e aspettative di un sempre auspicabile maggiore interesse del pubblico per il prodotto autentico locale.

Il progetto nasce da un’idea di Giuseppe Di Benedetto, creatore del format della nota rassegna enologica itinerante “Best Wine”.

Sui Monti Cecubi

Casal De Luca

E così in un freddo e piovoso pomeriggio di inizio giugno mi reco in territorio pontino accompagnato da colleghi sommelier a conoscere queste piccole grandi realtà. Veniamo ospitati nel meraviglioso ambiente dell’azienda Monti Cecubi, sulle alture di Fondi, Sperlonga ed Itri. Tra la brezza marina e le foreste di sughere, dove risorge l’antico vino Cecubo della Roma Repubblicana.

Numerose sono le testimonianze dei poeti latini, da Orazio, Plinio il Vecchio e Columella. Definito un bene prezioso, superiore ai vini dei banchetti pontefici, considerato in una classifica come il miglior vino dell’Impero Romano. Lo stiamo riscoprendo. Grazie ai Monti Cecubi, all’intraprendenza e professionalità dell’enologa Chiara Fabietti ed al regime di viticultura biologica nel pieno rispetto di un territorio fertile e straordinario. 

Chiara Fabietti ci fa una sorpresa

Vinum Caecubum

Prima di fare un giro nella cantina dove sono posizionati i produttori con le loro bottiglie iniziamo ad assaggiare i vini dei padroni di casa, Monti Cecubi. Degustiamo Vinum Caecubum, blend di Serpe e Abbuoto (rispettivamente 70% – 30%), antichissimi autoctnoni del sud pontino.

Colore rosso rubino, consistente, al naso è intenso e complesso. Note fruttate di visciole aprono ad un appagante sentore di pepe nero, tabacco e caffè, importante sentore vegetale, leggero boisè. Al palato è caldo, avvolgente ed elegante. Tannini ben presenti ma levigati. Sorso intenso con un lungo finale.

L’accoppiata di Serpe, vitigno di potenza e sostanza ed Abbuoto, piacevole e morbido, collocano questo vino tra quelli “da non perdere”. Bellissima sorpresa!

Carmen ed Enzo dei Pampini

Dopo un rapido giro in cantina, ogni produttore inizia a raccontare la propria realtà facendo poi degustare i  vini. Eroicamente li abbiamo assaggiati tutti, ecco una selezione di quelli che ci hanno colpito di più. Inizia l’azienda i Pampini dei coniugi Carmen Iemma ed Enzo Oliveto, situati sullo splendido litorale laziale a circa 2km dal mare in località Acciarella a Latina. Nata nel 1999, oggi ha una produzione di circa 22mila bottiglie. Due persone squisite, simpatiche e professionali. Di loro colpisce l’alto attaccamento alla tradizione, una vera e propria famiglia di vigneron. Vitigni coltivati Bellone (localmente chiamato Cacchione), Malvasia Puntinata, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon. Nessun blend, tutti in purezza.

I vini degustati sono due must. Il Legionarius. 100% Malvasia Puntinata. E’ chiamato cosi perché secondo la storia sono stati proprio i legionari romani, come era loro abitudine, portare questo vitigno sul litorale. Colore giallo paglierino, cristallino, abbastanza consistente. Aromaticità non invadente, è la mineralità a farla da padrone, frutta abbastanza matura come una pesca gialla. Al sorso è fresco e sapido, ottimo in abbinamento anche a carni bianche.

Legionario e Bellone, due must

Bellone “Non filtrato”. Bellone 100% Vero e proprio cavallo di battaglia dell’azienda, tra le migliori degustazioni di oggi. I grappoli vengono scelti e raccolti a mano a metà settembre. Vinificato in modo tradizionale, viene “illimpidito” per naturale decantazione. Colore giallo paglierino con riflessi dorati, consistente.

Un bouquet ampio e complesso di frutta matura come ananas e papaia, legato ad un bellissimo sentore floreale di ginestra. Note erbacee ed aromatiche di alghe marine e salvia. Al palato è abbastanza caldo, nonostante i suoi 14%, fresco con sapidità importante. Intenso, finale lungo e persistente.

Iachetti, lo ‘squilibrato’ che sa osare

L’azienda vinicola G. Iachetti

Prosegue la degustazione con l’Azienda G. Iachetti di Gianmarco Iacchetti, lo “squilibrato”, colui che osa e rischia, contro tendenza. L’ azienda nasce dai suoi nonni nel 53, fino al 2016 vendono vino sfuso. Dopo la sua formazione e laurea in enologia all’Università di Bordeaux prende in mano le sorti dell’azienda e decide di imbottigliare. Vigneti: Bellone, Trebbiano, Greco di tufo, Cesanese, Merlot,  Nero Buono.

Ecco cosa abbiamo degustato. Un trittico sontuoso.

Colle San Lorenzo Bianco: 1/3 Trebbiano, 1/3 Bellone, 1/3 Greco di Tufo. Fresco, beverino, sapido, un vino che va giù alla grande. Nero buono “informale”: in anteprima assaggiamo questo Nero Buono in purezza, qui si vede la controtendenza e il rispetto dell’antica tradizione. Un vitigno non molto adatto ai lunghi invecchiamenti, e Gianmarco lo lavora esattamente come il vitigno si presta, 3 giorni di macerazione sulle bucce, 5 rimontaggi totali. Fresco, vivace, accattivante. Un rosso per l’estate. Davvero una bella sorpresa.

Colle San Lorenzo Rosso: 75% Merlot, 25% Cesanese. Acini interi nella botte di fermentazione, rosso rubino, consistente. Intenso, complesso, al naso sentori di frutti rossi, importante nota vegetale, cuoio e sottobosco. Sorso morbido ed intenso, abbastanza tannico. Finale persistente su note fruttate.

Casal De Luca, con Giulio

Segue Casal De Luca, azienda nata nel 1977, quando Giulio De Luca si stabilisce nel colle di Campoverde ad Aprilia (LT).

Pur venendo da una famiglia di allevatori, decide di dedicarsi alla coltivazione di vigne ed ulivi. Anni dopo il figlio Sante riconverte i vigneti in filari ed amplia l’azienda, seguito dai figli Giulio e Daniele.

Con l’annata 2017 vengono presentate al pubblico le prime bottiglie di Casal De Luca. Azienda estesa per 11 ettari, in regime biologico. Vigneti di Pinot Grigio, Petit Verdot, Merlot e Trebbiano. Anche qui si nota una controtendenza ed una scelta azzardata, come quella di impiantare un vitigno che troviamo principalmente al Nord Italia, il Pinot Grigio. Ed un Petit Verdot, tipico vitigno bordolese.

I nomi dei vini riprendono i nomi dei cavalli che prendevano parte alla transumanza dei loro avi.

Poker di assaggi

Con Casal De Luca per degustare abbiamo fatto poker. Raggio: Merlot 100%,  Fa solo acciaio, un vino di entrata, tutto spinto sul fruttato, molto piacione e da grande beva.

Incanto: Pinot Grigio 100%, vendemmia svolta nella seconda metà di Agosto, affinamento in acciaio. Al naso riprende perfettamente il tipico sentore aromatico di questo vitigno, ma è al palato che si nota l’impatto di un territorio totalmente diverso. Sapidità netta, frutto ovviamente più maturo rispetto agli Altoatesini. Sorso piacevole, fresco.

Mirò: 100% Merlot, affina in barrique di rovere francese/americano per sei mesi, seguiti da almeno tre mesi di bottiglia. Rosso rubino, bouquet intenso, note fruttate di confettura di ciliegia, grande morbidezza al palato, rimane abbastanza fresco e abbastanza sapido.

Purosangue: 100% Petit Verdot, il top dell’azienda, “il Cavallo di Battaglia”. Un Gran vino che ha bisogno di tempo per venir fuori. Bassissime rese per ettaro, 15 giorni di fermentazione sulle bucce. Svinatura direttamente in botti di rovere dove affina per 12 mesi, a cui seguono altri 12 mesi in bottiglia. Color Rosso rubino, limpido e consistente. Naso ampio e complesso, ciliegia sotto spirito, mora, sentori erbacei e minerali, ginepro, pepe nero, liquirizia, cuoio, cacao. Al palato è caldo, abbastanza morbido, intenso, tannino ben presente ma non pesante. Sorso lungo e persistente ancora su note di liquirizia. Ha bisogno di anni per venir fuori al massimo.

Tenute Filippi ed i suoi vini ‘filosofi’

Il Platone delle Tenute Filippi

Del giovane Matteo Filippi abbiamo ampiamente parlato in queste pagine qualche settimana fa (Link), ma di certo non perdo l’occasione per assaggiare di nuovo Cartesio e Platone!

Cartesio è un blend di Malvasia, Trebbiano e Greco, tutte tipologie che ormai vengono coltivate da anni nella zona. Nasce dai vigneti più antichi della tenuta ed è un vino che mi ha subito colpito per immediatezza e bevibilità.

Al calice è giallo paglierino, di media consistenza; al naso subito emergono le note di frutta non troppo matura, erbe e spezie arrivano poco dopo. In bocca è fresco, immediato, pulito, non è molto strutturato ma il suo pregio è proprio quello, la bevuta facile. Ed è proprio questo il periodo per goderselo appieno, il caldo sole estivo, un aperitivo all’aperto.

Quale migliore occasione? Un tagliere di formaggi, una mozzarella di bufala, addirittura una pizza Margherita, Cartesio è il vino della vostra estate.  

Non è da meno Platone, il vino prodotto dall’uva “pantastica”Il Bellone è diventato ormai un vero punto di riferimento per i viticoltori del pontino. Insieme al Nero Buono di Cori è quello che più rappresenta l’anima del territorio. Il colore paglierino tende leggermente al dorato, il naso è un po’ più complesso rispetto a Cartesio, emergono da subito dei sentori di frutta matura, note leggermente agrumate. In bocca è fresco, sapido, bilanciato però da una discreta morbidezza che ne fa un vino piuttosto elegante.

Il grande pregio di Platone è che può essere abbinato a più tipi di pasto. Può accompagnare l’aperitivo tardo primaverile ma anche dei formaggi semi stagionati. Potrebbe reggere bene anche qualche piatto più strutturato. Primi a base di pesce e crostacei ma anche carni bianche al forno. Decisamente una bella bevuta!

Le Anfore e il passito di Terracina

Le Anfore

Chiudiamo con una chicca, un passito di Moscato di Terracina “Psiche” dell’azienda Le Anfore, un ettaro vitato lungo le sponde del Lago di Fondi, dove incredibilmente non c’è attacco di umidità e muffe.

Una nicchia del territorio.

Andrea, compagno di scorribande

Il giro finisce e la soddisfazione è tanta, sia per l’entusiasmo riscontrato sia per le eccellenze bevute. Crediamo fermamente che giornate come queste siano un toccasana non solo per la nostra soddisfazione nel bere, ma perché pensiamo che la collaborazione ed il confronto tra le aziende siano sempre sinonimo di crescita individuale e collettiva.

Sto parlando al plurale perché questo è un articolo scritto a quattro mani e colgo l’occasione per ringraziare Andrea Di Stasio (Instagram: ungrappolodivino – Facebook: Un Grappolo di Vino), blogger e collega sommelier che accompagna spesso il sottoscritto nelle scorribande vitivinicole.

Consiglio di visitare le cantine dei Piccoli Vignaioli Pontini, di assaggiare i loro vini ascoltando buona musica: oggi scelgo un gruppo che adoro, gli inglesi White Lies con There Goes Our Love Again, cheers!