Manager della sanità frusinate: non c'è ancora un volto o un nome e bisogna mediare tra le istanze politiche, ma ad Anagni c'è chi rischia
Nessuna novità da Roma. E quindi nemmeno a Frosinone e meno ancora ad Anagni. Nonostante gli impegni. Il Governatore del Lazio Francesco Rocca non ha ancora indicato il nome del manager Asl di Frosinone: ha preso il Dg Angelo Aliquò e se l’è portato nella Capitale affidandogli il prestigioso Spallanzani. Lasciando sguarnita la Ciociaria.
Non per indolenza. Non per incapacità nel decidere. Francesco Rocca lo sta facendo per chiara strategia politica. Che molto ha a che fare con il territorio e molto poco ha a che fare con la Sanità.
Sede ambita e non solo: è rampa di lancio
I nomi per fare il manager della Asl a Frosinone ci sono, sono stati individuati, sono tutti titolati chi più chi meno. C’è chi è più stimato dai sindacati e chi invece ha fatto già accendere la luce rossa, in considerazione di alcune vicissitudini registrate a Roma nel passato. Allora perché non ci si muove? Perché Frosinone è l’unica Asl del Lazio a non avere un Direttore Generale al suo comando?
Innanzitutto non è una sede secondaria né poco ambita. Lo dimostra il percorso compiuto dagli ultimi tre che sono passati nella stanza del Dg a Frosinone con la veste di titolare. Stefano Lorusso è passato da Frosinone e Lungotevere Cavour a Roma nel ministero della Salute come Capo Segreteria del Ministro. C’è rimasto anche quando Roberto Speranza ha lasciato la carica, seppure spostandosi di stanza e mansione.
Pier Paola D’Alessandro è oggi la donna che guida la macchina amministrativa del Comune di Roma. Una delle più complesse in Italia se non quella più difficile in assoluto considerata anche la mole degli intrighi e delle trappole che il ruolo prevede. Angelo Aliquò sta al comando della Maginot con la quale l’Italia ha affrontato il Covid.
Il fattore Savo e la linea di FdI
Il problema sta nella diversa visione della Sanità all’interno di Fratelli d’Italia. Alla guida della Commissione Sanità c’è un politico di Frosinone, Alessia Savo. Figlia d’arte, da papà Benito (già deputato) ha ereditato il carattere tetragono e la scaltrezza nel muoversi dentro la palude politica. Di suo ci ha aggiunto la competenza in campo sanitario e la conoscenza del terreno sul quale operare. In poco tempo s’è fatta stimare dagli addetti ai lavori.
Ma Alessia Savo è arrivata in FdI con la prima ondata giunta quando il partito di Giorgia Meloni ha abbassato il ponte levatoio mettendo fine al principio della purezza della destra. Anche perché o accoglieva i transfughi da Forza Italia, Udc o lo avrebbe fatto Matteo Salvini. Il nocciolo storico di Fratelli d’Italia in Ciociaria ha una visione che fino ad un certo punto coincide con quello di Alessia Savo e diversa da un punto in poi. Coincide in pieno sulla richiesta di un manager dal profilo di assoluta competenza e professionalità.
Si discosta quando il discorso non viene confinato al territorio. Vorrebbero un nome locale, che conosca bene la dinamica territoriale, sappia da subito dove sta mettendo le mani e non debba perdere tempo per capire cosa è Frosinone, dove sta Cassino e dove Sora.
La ricaduta su Anagni e su Daniele Natalia
Il ritardio nella nomina del Dg Asl di Frosinone sta mettendo in evidente imbarazzo il sindaco di Anagni Daniele Natalia. Intorno al quale resta sempre l’attesa, condita da una buona dose di ironia, per quanto riguarda l’ospedale e il promesso rinnovo della sanità locale. Promessa fatta proprio dal governatore Francesco Rocca durante la campagna elettorale. Un argomento con il quale addirittura era stata di fatto combattuta e vinta la battaglia elettorale. Ma a proposito del quale, al di là delle promesse arrivate dal sindaco e Presidente della Regione a maggio, non risultano ad oggi novità importanti.
Il rischio, neanche troppo peregrino, è che con il passare del tempo quegli annunci vengano declassati sostanzialmente ad uno spot elettorale. Destinato a essere rimesso nel frigo una volta finita la stagione delle schede nell’urna.
A scagliare il sasso nello stagno della sonnolenta politica di Anagni è stato, nei giorni scorsi, il consigliere comunale di opposizione Giuseppe De Luca. Un passato importante all’interno della maggioranza capitanata dal sindaco Daniele Natalia, di cui era stato a suo tempo presidente del consiglio comunale oltre che assessore al bilancio. Successivamente c’era stato un raffreddamento (legato a problemi di rapporto con alcuni elementi della maggioranza) che lo aveva portato a dimettersi. E poi a partecipare alle ultime elezioni comunali in una lista collocata in Anagni Futura, coalizione che aveva come candidato a sindaco Danilo Tuffi.
“L’ora di mantenere gli impegni”
Un’esperienza che non ha avuto successo, con De Luca che è stato retrocesso tra le file dell’opposizione. Collocazione che tra l’altro, almeno per il momento, risulta piuttosto scomoda, con i vari componenti della minoranza che rappresentano ognuno un’anima diversa. Con, almeno per adesso, poca volontà di mettersi insieme. Nemmeno per parlare di sanità, che risulta ancora oggi un argomento caldo. Ed al quale ha fatto riferimento De Luca.
“Faccio senz’altro i complimenti a Natalia – ha detto l’ex assessore – per le iniziative degli ultimi tempi. Dall’inaugurazione del parco fitness a Finocchieto fino al nuovo hub di eco mobilità aperto nei pressi del casello autostradale. Il problema è che se le cose vanno avanti, sulla sanità i progetti fatti rimangono lettera morta”.
Da spot a fatto: ma non è così facile
E qui è partita la stoccata. “Non dimentico – ha detto De Luca – che proprio sulla sanità si era giocata una parte importante della campagna elettorale. Del resto Natalia già nel 2018 aveva di fatto vinto promettendo di far risalire il livello della sanità locale; salvo poi non fare molto di quello che aveva proposto durante la campagna elettorale di allora. Anche adesso, poco prima della fine della campagna elettorale, c’è stato l’arrivo del presidente Francesco Rocca che ha promesso una nuova stagione per la sanità cittadina”.
Promesse che però, secondo De Luca, anche in questo caso ancora non hanno avuto riscontri. Di qui la richiesta di un impegno sollecito in questo senso punto perché “le promesse di campagna elettorale vanno onorate”. Ma da Roma non ci sono novità: né per Frosinone e né per Anagni.