Il dovere di dire no alle dimissioni. Ma nulla sarà più come prima

Nulla sarà più come prima nel Pd della provincia di Frosinone. Ma proprio per questo c'è il dovere di dire no a chi in questi giorni sta suggerendo le dimissioni. Il cambiamento sarà radicale. ecco perché. E per chi.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Nulla sarà più come prima nel Partito Democratico in provincia di Frosinone. Impossibile dopo il movimentato dopocena del Capo di Gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, culminato con le sue dimissioni ed il ritiro della candidatura di Francesco De Angelis alla Camera. Impossibile dopo le dichiarazioni fatte nei giorni successivi dal vice Segretario regionale Sara Battisti al Corriere della Sera. In cui dice con chiarezza di non escludere che dietro a quel video ci siano «montature e veleni, anche da parte del mio Pd».

Il dovere di dire no alle dimissioni

Come siano andati i fatti è ormai accertato. Cosa ci sia dietro lo sta accertando la Procura della Repubblica di Frosinone. Che sta indagando in tutte le direzioni. Che significa: stabilire cosa abbia fatto perdere il controllo al dottor Ruberti al punto di fargli gridare “o mi chiedono scusa o lo scrivo, lo dico a tutti cosa mi hanno chiesto a tavola”; stabilire i giri compiuti dal video e quale fosse il vero obiettivo di diffonderlo. (leggi qui: La Verità nelle chat: cosa è successo davvero nella cena a Frosinone; leggi anche: Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 30 agosto 2022)

Albino Ruberti (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Da più parti, soprattutto quella di fratelli d’Italia, sono state sollecitate le dimissioni. Se c’è una cosa alla quale si ha il dovere di dire no sono le dimissioni.

Innanzitutto. Di chi e perché? Del Segretario provinciale Pd Luca Fantini? Quella sera non era presente alla cena che comunque non era una riunione di Partito. Dell’ex Presidente del Consiglio Regionale ed attuale coordinatore della maggioranza Zingaretti, Mauro Buschini? Da quella cena si è tenuto a distanza: non è andato, preferendo partecipare ad un incontro elettorale per il candidato sindaco di Frosinone Domenico Marzi ed il consigliere Angelo Pizzutelli.

Dimissioni di Francesco De Angelis da presidente del Consorzio Industriale del Lazio? Per avere tentato di placare gli animi ed avere detto che si stava dando uno spettacolo indecoroso: la rinuncia alla candidatura è stato anche troppo. Le dimissioni di Sara Battisti? Vale lo stesso ragionamento per Fantini, con la differenza che lei era presente anche alla cena; le si vuole imputare di non essere riuscita a placare subito l’ira del compagno?

Non c’è ragione concreta per le dimissioni. Ma che nulla potrà essere come prima è altrettanto evidente. Ed è quello su cui il Pd dovrà fare i conti.

Nulla sarà più come prima

Sara Battisti

Nulla potrà più essere come prima. Non dopo i sospetti lanciati da Sara Battisti. Che al Corriere ha detto: «Provo un dispiacere profondo all’idea che qualcuno possa aver costruito ad arte questa cosa per colpire qualcun altro. Qualcuno magari persino nel mio Partito. E mi chiedo perché, invece di affrontare un dibattito, fai una roba del genere…». 

Parole che non cadranno nel vuoto. E che fanno il paio con quelle pronunciate in privato da Mauro Buschini: anche lui ha sempre sospettato che ci fosse del fuoco amico sulla vicenda che lo ha portato alle dimissioni da Presidente del Consiglio regionale per il concorso di Allumiere; nonostante quella città sia lontana anni luce dal suo collegio elettorale e dalla sua area d’azione.

Parole che impongono un riflessione sul caso. Che non sarà limitata a Frosinone e forse nemmeno al Lazio. Una riflessione di tipo politico: a prescindere dalle risultanze delle indagini e dalla presenza o meno di eventuali reati. E che proprio per questo potrebbe approdare ad un reset: se superficiale o profondo, parziale a totale, dipenderà da molte variabili.

Reset totale o parziale

Nicola Zingaretti (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Per fare un esempio concreto basta prendere un precedente preciso. Nicola Zingaretti, quando si è candidato per la prima volta al Governo della Regione Lazio dieci anni fa pretese che nessuno del precedente Gruppo del Partito Democratico venisse ricandidato. Perché? Era il periodo immediatamente successivo al caos sulla gestione dei fondi affidati ai Partiti: erano stati appena arrestati Franco Fiorito (Popolo delle Libertà) e Vincenzo Maruccio (Italia dei Valori); accertamenti erano stati avviati anche sulle spese Dem. Portarono a nulla e tutto venne archiviato: ma nel mentre Nicola Zingaretti volle un reset totale.

Il prossimo candidato Governatore del Lazio potrebbe fare una riflessione analoga.

A spingere il pulsante del Reset potrebbe essere uno scenario Prog del tutto diverso da quello attuale in provincia di Frosinone. A delineare il nuovo orizzonte potrebbero essere le elezioni del 25 settembre. Le defezioni dal Partito Democratico nell’ulltimo anno sono state tante e di peso: con destinazione Azione sono andati via Antonello Antonellis (ex assessore provinciale ed ex consigliere economico del Ministro delle Finanze), Alessandra Sardellitti (ex assessore provinciale e consigliere comunale di Frosinone, oggi nella giunta Mastrangeli), Massimiliano Quadrini (grande elettore Dem, sindaco di Isola del Liri con ambizioni regionali), Adamo Pantano (sindaco di Posta Fibreno, già commissario Pd a Sora); nell’amministrazione comunale civica di Sora ci sono chiari fermenti in direzione Calenda – Renzi.

Con loro, si spostano parte degli amministratori dei Comuni vicini. Quanto consenso dreneranno al Pd è una variabile non di poco conto. Che autorizzerebbe ad imporre sul territorio una riflessione ed una riorganizzazione.

Effetti dell’isolamento

Tanto quanto non si può negare la posizione non allineata e spesso di aperto dissenso del sindaco di Cassino Enzo Salera. Che ha rifiutato di firmare il documento di appoggio alla candidatura per Francesco De Angelis a Montecitorio ma ha chiesto ed ottenuto una candidatura del territorio sull’uninominale. Un modo per contarsi. E contare.

Ed all’esito della conta, come in un immensa snowglobe, la palla di vetro che se la giri sembra che cada la neve sul paesaggio, nulla è detto che vada a risposizionarsi nella stessa posizione di prima. Perché non ne avrebbe motivo. Non avrebbe senso.

Le premesse per una rilettura del territorio sembrano esserci tutte. Molto dipende dal voto. Tutto dipende dall’esito delle indagini. In un senso e nell’altro. Che nel tour a 360 gradi annunciato dal procuratore Antonio Guerriero stanno cercando colpevoli ed innocenti, vittime e carnefici. Ma in ogni caso, nulla sarà come prima.