Il nuovo Risiko Pd-M5S che parte dalla Regione di Zinga

Il Lazio di nuovo crocevia delle politiche nazionali. Per un'intesa tra Pd e M5s. Leodori dialoga con Corrado. Buschini con Lombardi. L'ipotesi governo giallorosso in Regione è solo un aspetto. Il vero obiettivo è il dialogo con un Movimento unito. Ecco perché

Il grande Risiko del centrosinistra italiano si giocherà nel Lazio. Ancora una volta. Lì è nata la linea di dialogo tra il Partito Democratico ed il M5S che 18 mesi fa ha cambiato la storia del Paese: interrompendo la strada verso le urne ed aprendo quella verso il governo giallorosso sulle macerie del Conte 1.

La torrida estate

Per capire la storia bisogna riportare gli orologi a quella torrida estate del 2019. Matteo Salvini in quei giorni è il politico più popolare del Paese, i sondaggi gli accreditano un 40% di consensi ed un appeal ancora più alto. Nel MoVimento 5 Stelle da giorni si agita la ex capogruppo a Montecitorio Roberta Lombardi, confinata da marzo 2018 alla Pisana perché in disgrazia da quando c’è stata la salita al potere di Luigi Di Maio e della sindaca Virginia Raggi.

Roberta Lombardi

La deputata che demolì Pier Luigi Bersani nel primo ed unico streaming grillino, nel suo ufficio silenzioso alla Periferia di Roma Pisana, non sente nemmeno il caldo torrido che toglie il respiro. Telefona, contatta chiunque, messaggia. Avverte che la Lega si prepara a rompere l’alleanza gialloverde ed a chiedere nuove elezioni. Nessuno le darà retta, esattamente come avvenne a Richard Sorge, il signore di tutte le spie, che da Tokyo consumava la telescrivente per informare Stalin di un imminente tradimento del Terzo Reich: così abile da indicare anche il giorno e l’ora dell’attacco nazista alle frontiere Urss.

Non sono ancora i giorni del “datemi i pieni poteri” che Matteo Salvini pronuncerà solo in quelli successivi. È forte come mai nessun altro per via dei numeri e di un altro dato. E cioè il M5S nel 2019 si è rivelato per ciò che è: un gigantesco cilindro vuoto, senza alcuna ideologia, che Salvini sta riempiendo con la retorica leghista. Fagocitandone la forza elettorale.

I giorni del mojito

Il giorno del mojto doppio arriva di lì a poco. Cogliendo di sorpresa buona parte dello Stato Maggiore grillino e lasciando incredula la truppa: esattamente come avvenne quel 22 giugno ’41 alle 3:15 del mattino quando l’artiglieria tedesca aprì un inteso fuoco sulla linea dal mar Baltico al mar Nero avviando l’Operazione Barbarossa. Ad Alatri il deputato ultragrillino Luca Frusone ha appena postato sulla sua bacheca Facebook un’altro post di insulti al Pd con l’invocazione ‘Parlateci di Bibbiano‘. Una chiamata da lì a poco gli consiglia di toglierlo immediatamente. E fare pulizia dei post simili piazzati negli utlimi giorni. Analoga raccomandazione viene fatta a tutta la truppa pentastellata.

A Roma la linea telefonica di Roberta Lombardi diventa rovente anche in entrata. Finalmente qualcuno si rende conto che le informazioni non erano i deliri di uno stratega spedito al confino. Come il generale Helmuth Otto Ludwig Weidling che in poche ore passò dal plotone d’esecuzione al comando della difesa di Berlino (entrambi gli ordini arrivavano dal Fuhrer), Roberta Lombardi si trova catapultata al centro della crisi.

È lei a dire qualcosa che suona pìù o meno come “Avete sbagliato strategia, il Pd non è più quello di Renzi ora c’è Zingaretti ed è una cosa diversa, altro che Bibbiano”. Può dirlo mettendo sul tavolo una lunga serie di risultati centrati dal MoVimento nel Lazio. (Leggi qui Regione, spengono la luce alle 4.30: il voto non c’è, l’asse Pd-M5S si e leggi Il Retroscena. Così la ‘sintonia’ Pd-M5S ha blindato l’Aula della Regione Lazio).

Stando all’opposizione, senza inciuci, in virtù di una linea di dialogo aperta da mesi grazie all’oscuro, paziente, rigoroso lavoro condotto da tre persone. Sono l’allora presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori (il braccio destro politico di Zingaretti), il capo di Gabinetto Albino Ruberti (il braccio destro giuridico e amministrativo del Governatore), l’allora capogruppo Dem Mauro Buschini (il coltellino svizzero capace di attraversare le linee nemiche e stappare una Schweppes o smontare una carro Leopard con la stessa disinvoltura e tornare comunque con la gratitudine non dichiarata dell’avversario).

La nuova sfida per Pd e M5S

Verità o leggenda, nei giorni in cui si è appena consumato il tramonto del Conte 2 ed è sorto il Draghi 1, la mappa sul Risiko nazionale è diversa ma dannatamente attuale. Questa volta non c’è un Paese che viaggia verso le urne: c’è un orizzonte politico annientato. Il centrodestra ed il centrosinistra non esistono più, il Pd è al governo con la Lega e pure il M5S. Alcuni, ancora sotto shock, continuano a recitare slogan degli Anni 90. Il più furbo come sempre è Matteo Renzi che sta cercando di colonizzare il centro, seguito da presso dall’ex ministro Carlo Calenda.

Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi

Il Lazio di Nicola Zingaretti ora ha una nuova partita da vincere: costruire nel Lazio la prima alleanza organica Pd – M5S da quando è nata la svolta nazionale del dialogo. Il primo passo concreto dopo la creazione dell’intergruppo parlamentare che vede insieme Pd – M5 S – Leu.

Una giunta giallorossa nel Lazio? Troppo poco. Oltretutto potenzialmente dannoso. Perché il Movimento 5 Stelle rischierebbe di rompersi e dal Lazio scivolare in una lenta spaccatura nazionale. Nicola Zingaretti sa che per costruire un nuovo centrosinistra deve confrontarsi con un M5S unito. Vietato lo scouting, niente spaccature con cui portare a casa il blocco di sinistra.

L’operazione è ben più ampia e politicamente ben più complessa. La sfida politica di Nicola Zingaretti è dimostrare che è vincente un asse giallorosso. E non – come pensano molti nel Partito – spingere al collasso i grillini per poi prenderne i pezzi. L’obiettivo di Zingaretti è quello di coinvolgere tutto il Movimento, raggiungendo la convinta adesione di tutte le sue sensibilità, aprendo un dialogo capace di pacificare anche i fermenti che si stanno aprendo alle varie latitudini.

Il fronte Regione

I fronti sono due: il governo della Regione Lazio e la candidatura a sindaco di Roma. I protagonisti ancora una volta sono gli stessi della torrida Estate ’19. Ma con posizioni leggermente diverse. Daniele Leodori oggi è il vice presidente della Giunta ed in piena corsa per raccogliere il testimone da Nicola Zingaretti; Mauro Buschini è il presidente del Consiglio regionale; Albino Ruberti è sempre il potentissimo Richelieu della Regione Lazio.

Valentina Corrado (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

La prima fase vede una lenta, progressiva interlocuzione di avviata da Daniele Leodori con Valentina Corrado. È la ortodossa presidente del Comitato di Controllo Contabile del Lazio cioè la struttura che deve fare le pulci alle spese regionali; Valentina Corrado politicamente è la ‘nemica‘ di Roberta Lombardi, l’ha sfidata per contenderle la candidatura a governatore del Lazio; ha una sensibilità più di destra mentre la Lombardi viene da un humus più di sinistra.

Daniele Leodori sta riuscendo a costruire un’interlocuzione. Negli ambienti vicini al vice presidente c’è chi giura abbia uno scopo: portarsi Valentina Corrado in giunta con l’incarico di assessore.

Rimpasto alla Pisana, dentro il M5S

Lo farebbe in occasione del rimpasto che Nicola Zingaretti sarà costretto a fare. Perché la sua efficacissima Alessandra Sartore ha preso la strada del Ministero dell’Economia e Finanze, giusto coronamento per l’assessore che ha guidato tecnicamente il Lazio fuori dal baratro dei conti dissestati in Sanità.

Leodori al momento è vice senza deleghe, proprio per avere maggiori margini di manovra politica. Dicono che non disdegnerebbe Bilancio. Cosa che sta irritando l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, nel timore che gli vadano a toccare le linee di credito grazie alle quali ha potuto rivoltare come un calzino la Sanità regionale e costruire in poche settimane un argine grazie al quale il Covid non sta dilagando nel Lazio.

Gian Paolo Manzella (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Il rimpastino restituirà una collocazione all’assessore zingarettiano Gian Paolo Manzella: già assessore alle Attività Produttive e prestato dal Lazio al Conte 2 come espertissimo sottosegretario al Mise. Con molta probabilità tornerà all’assessorato che nel frattempo è stato retto dall’efficientissimo Paolo Orneli.

E Roberta Lombardi? L’interlocutore naturale di questo dialogo con Daniele Leodori dovrebbe essere lei. Allora perché Leodori punta sulla Corrado? Per due motivi: uno per evitare spaccature nel M5S e traghettarlo tutto interno. Un pezzo soltanto non avrebbe senso politico, prenderne un pezzo solo significherebbe spaccare il M5S e avviarlo alla liquidazione lasciando l’altra parte a rinforzare la nuova destra che per forza di cose dovrà nascere. Cosa che il Pd non vuole: per Zingaretti deve essere operazione di unità e non di spaccatura; deve essere la dimostrazione che il Pd non vuole disgregare il M5S e vuole dialogarci nella sua interezza, anche l’ala destra.

Il secondo scopo di Leodori. Valentina Corrado è vicina a Di Maio. E, cosa di non poco conto, portandola ad affrontare un discorso di giunta bilancerebbe il dialogo con il M5S che fino ad oggi è stato portato avanti solo con Roberta Lombardi. L’obiettivo è quello di avere un dialogo con entrambe le sensibilità grilline. Lasciando a loro la discussione interna che avrà come sintesi il nome da esprimere in Giunta a nome del M5S.

Un dialogo che producesse un risultato politico di questo tipo, avrebbe riflessi anche sulla questione Comune di Roma.

Riflessi sul Comune

Il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle hanno difficoltà evidenti sulle elezioni Comunali di Roma. Si va verso il rinvio del voto. Mancano i candidati per il centrosinistra, manca l’unità per un M5S che a Roma si è sgretolato progressivamente. Ma soprattutto il M5S ha capito che le recenti strategie elettorali adottate da Luigi Di Maio si sono rivelate un suicidio. Perché? Il mancato accordo con il Pd nelle scorse Regionali ha avvantaggiato il centrodestra e reso del tutto marginali i grillini: nelle Regioni dove si è votato da poco contano poco più del 2 di Coppe. Soprattutto hanno portato a casa meno di zero.

Roberto Gualtieri

Al momento il punto invalicabile è uno: stabilito da Nicola Zingaretti confermato da Goffredo Bettini e condiviso da tutta la base Pd romana: no ad ogni ipotesi di un bis per Virginia Raggi.

Oggi il Pd è alle prese con un Roberto Gualtieri che ancora non scioglie la riserva. E la necessità di allargare il campo è un’evidenza. Le prove di dialogo con i dissidenti grillini che hanno fatto mancare i numeri a Virginia Raggi nei giorni scorsi sono un dato di fatto: una linea sulla quale sta lavorando con discrezione il Segretario regionale dem Bruno Astorre, alla quale sta contribuendo il movimento PoP del consigliere regionale Marta Bonafoni.

Al quale potrebbe dare un contributo decisivo Roberta Lombardi. A Roma anche i sassi sanno che Roberta Lombardi è l’anti Virginia Raggi. Sia politicamente che amministrativamente: in tre anni alla Pisana, stando all’opposizione ha centrato più risultati la capogruppo M5S che la sindaca in Campidoglio.

Se il dialogo si allargasse dalla Regione al Comune sarebbe un risultato eccezionale per Nicola Zingaretti.