I numeri ora ci sono, i big ordinano: «Buttate giù Zingaretti»:

La mozione di sfiducia contro Nicola Zingaretti è stata avocata dai big nazionali. Che hanno ordinato la caduta del Governatore. Intervento diretto di Matteo Salvini. Pressioni fortissime per far rientrare nel centrodestra i due fuoriusciti che reggono la maggioranza. La missione di Buschini

Il mazzo di carte lo hanno tolto dal tavolo regionale: la partita ora si gioca ad un livello più alto, quello nazionale.

Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Antonio Tajani hanno ordinato ai loro uomini in Regione Lazio di far cadere Nicola Zingaretti. La mozione di sfiducia messa a punto nei giorni scorsi deve essere firmata e votata in aula. Senza eccezioni. (leggi qui La finta mozione di sfiducia contro Nicola Zingaretti)

L’obiettivo è far cadere il Governatore del Lazio per azzopparlo nel pieno della corsa verso la Segreteria Nazionale Pd.

Troppo veloce, troppo lanciato, più in avanti nei sondaggi di quanto era stato previsto. Bisogna fermarlo. (leggi qui Sondaggio, Zingaretti prende il largo: +14% di vantaggio su Minniti, nonostante Martina)

 

La prima mozione

Quella mozione di sfiducia era partita invece con uno scopo diverso. Serviva per serrare i ranghi del centrodestra. E per fare tana al Movimento 5 Stelle: obbligarlo a dire se stava o no con il governatore, dopo avergli concesso i primi sei mesi di tregua in cambio d’una serie di obiettivi comuni.

Ma anche per stanare Giuseppe Cangemi, aspirante coordinatore di Forza Italia a Roma e stampella in servizio effettivo sotto l’ala dell’anatra zoppa di Nicola Zingaretti.

Infatti, è di Cangemi uno dei due voti decisivi per tenere in volo l’esecutivo del governatore, rieletto il 4 marzo scorso ma senza una maggioranza. In cambio di quel voto è stato eletto vice presidente del Consiglio Regionale. (leggi qui L’anatra zoppa non c’è più: in aula vota la nuova maggioranza in Regione).

Alla carica di coordinatore ci punta anche il capogruppo azzurro Antonello Aurigemma ed i rapporti tra i due sono prossimi allo zero (leggi qui Cangemi ad Aurigemma: «Sei una merda. Poi ti spiego il perché»). La mozione serviva soprattutto per sbarrare a Cangemi la strada del Coordinamento: o la vice presidenza della Regione o il Coordonamento.

 

L’altro voto è quello di Enrico Cavallari, uscito dalla Lega e transitato nel gruppo Misto dove poi lo ha raggiunto Cangemi una volta lasciato il Gruppo di Forza Italia. (leggi qui «Lega a caccia di poltrone». Espulso consigliere regionale: «Mente sapendo di mentire»). Il suo appoggio all’anatra zoppa l’ha catapultato alla presidenza di una commissione.

 

Disarcionate il Governatore

Quella mozione è stata tolta dal livello regionale in tarda mattinata. I rumors dicono che c’è stato un “intervento pesantissimo” sui due transfughi. Talmente pesante sotto il profilo politico da convincerli a votare la sfiducia a Nicola Zingaretti quando il documento arriverà in aula.

L’intervento è stato fatto personalmente da Matteo Salvini. Che ha ordinato al coordinatore regionale della Lega Francesco Zicchieri di fare l’impossibile per mettere fine al governo di Nicola Zingaretti.

Una telefonata – non confermata – sarebbe avvenuta anche con Silvio Berlusconi. Che a sua volta avrebbe girato le necessarie istruzioni ad Antonio Tajani.

 

La missione di Zicchieri e Aurigemma

Cosa ha spinto il centrodestra a pigiare con decisione sull’acceleratore. Nicola Zingaretti viene giudicato pericolosissimo: perché ritenuto capace di costruire un nuovo centrosinistra di governo con la stessa rapidità avuta da Salvini quando ha preso la Lega in dissoluzione sotto i colpi dello scandalo diamanti e lauree. E l’ha rivitalizzata portandola dove è oggi.

A far scattare l’allarme è stata una sommatoria di eventi. Innanzitutto lo scenario politico nazionale: il Governo Conte – Salvini – Di Maio è debole, non ha centrato nemmeno uno dei traguardi promessi in campagna elettorale, tra poco dovrà ridurre il deficit programmato ed accettare il diktat dell’Europa, rinunciando ad altri progetti. C’è lo spettro delle elezioni anticipate, agevolato dalla prospettiva di riunificare tutto il Centrodestra e sbarazzarsi dell’attuale alleato a Cinque Stelle, generando una coalizione a trazione leghista.

Nicola Zingaretti è lanciato verso la Segreteria. Meglio fermarlo subito.

Il ragionamento fatto ai due transfughi Giuseppe Cangemi ed Enrico Cavallari è stato: ora o mai più, se volete rifarvi una verginità rientrate adesso. Oppure quando si rivoterà alla Regione non vi ricandideremo. E – gli è stato detto – sappiate che si voterà presto: o per la caduta di Zingaretti o perché diventerà Segretario e mollerà la Regione.

 

Buschini in action

Il capogruppo Dem in Regione Lazio Mauro Buschini è in action dall’alba. Ha incontrato sia Cangemi che Cavallari: massimo riserbo sui contenuti: ma pare che gli abbiano confermato l’intenzione di valutare il loro rientro nei ranghi del centrodestra.

Ha scambiato quattro chiacchiere con Sergio Pirozzi: il quale gli avrebbe detto che dopo l’approvazione della legge sulle aree terremotate considera conclusa la propria missione in Regione.

Con il cellulare spento, nel timore di improbabili intercettazioni, Mauro Buschini ha sondato anche il terreno del Movimento 5 Stelle. Cercando almeno lì un punto d’appoggio solido. Non lo troverà in Davide Barillari, né in Devid Porrello, né nell’ala vicina a Virginia Raggi e che sopporta a colpi di Maalox la capogruppo Roberta Lombardi. Voteranno la mozione.

 

La scialuppa

La scialuppa di salvataggio potrebbe essere una contro mozione del Movimento 5 Stelle. Che ha già ben chiaro un orizzonte: la Lega vuole la crisi per andare al voto. Ed in quel preciso momento il “Contratto” Salvini – Di Maio sarà decaduto.

Il M5S non sarà più, necessariamente, forza di Governo. Soprattutto in presenza di un centrodestra unito.

Cui prodest? Perché fare un regalo simile? La soluzione allora potrebbe essere una seconda mozione, a firma M5S. Sulla quale dividersi nel voto contro Zingaretti.

Sempre che non arrivi il diktat di Luigi Di Maio.