Dallo studio di A Porte Aperte nasce l’Agenda Itri: trovare finanziamenti contro il dissesto idrogeologico del Fosso Pontone. Quasi due anni fa non ci sono scappati i morti come con l'alluvione di Sarno, ma gli abitanti vengono sfollati ad ogni allerta arancione. Il vicesindaco De Santis: «Fatto un primo passo con la pubblica illuminazione». Il consigliere regionale Maura: «Con la "mia" legge, studi e interventi da parte di Astral». La presidente di Anbi Lazio Ricci: «I soldi sono pochi, ma spendiamoli bene». L’ex governatore Marrazzo: «Tra qualche mese sarò lì per vedere i risultati».
Il clima sta cambiando. E la Terra si sta sgretolando. Perché ogni inverno dobbiamo tremare e avere paura di finire sott’acqua? Se ne parla nella quinta puntata di “A Porte Aperte”. È la prima condotta spalla a spalla da Alessio Porcu e Piero Marrazzo, ex governatore del Lazio tornato al primo amore: il Giornalismo. Ma in fondo, come già precisato in precedenza, «ci si dimette dalla Politica, ma non dal pensiero politico».
Nel salotto buono di Teleuniverso interviene anche il consigliere regionale Daniele Maura, membro della Commissione Ambiente e promotore di una legge contro il dissesto idrogeologico. In collegamento c’è Sonia Ricci, presidente dell’Anbi Lazio: i Consorzi di bonifica, sempre più allineati con la Regione. Nonché tutta la disperazione del “Comitato Pontone”.
Ma si apre anche una parentesi attorno alla crisi dell’agricoltura: nel Lazio produzioni di olio inferiori del 76%, vino invece al -50%. Maura, allora, propone un marchio di riconoscimento dei prodotti locali del Lazio anche al di fuori della regione. «Bisogna difendere le nostre peculiarità – afferma – ma l’agricoltore deve trasformarsi in imprenditore agricolo. Si parla dei tanti campanili, ma non sappiamo neanche metterli insieme e venderli bene».
Frana Itri, la Sarno di noialtri
Da oltre dieci anni, ancor prima del disastro dell’omonimo fosso, 250 famiglie protestano e invocano la messa in sicurezza dell’omonimo Fosso. Altrimenti chiamato Rio D’Itri, è il pericoloso canale al trivio con Gaeta e Formia. Gli abitanti della zona sono in uno stato di semi-sfollamento: se ne devono andare quando scatta l’allerta arancione. Nell’occasione, almeno quella, è stata finalmente aperta una “Agenda Itri”. Perché Cristo, parafrasando Levi, si è fermato a Eboli: tradendo le aspettative di chi abita a sud.
A Itri, quando si allaga tutto, vengono chiuse le scuole. Varie famiglie devono abbandonare le proprie case: ora pure senza aiuti economici da parte del Comune. Che i soldi neanche ce li avrebbe, ma li chiede giustamente alla Regione: visto che è l’Astral, l’Azienda strade Lazio, che se ne dovrebbe occupare. Con o senza legge anti dissesto. L’amministrazione comunale, nell’occasione, viene rappresentata dal vicesindaco Giuseppe De Santis: assessore all’urbanistica e al patrimonio.
Con la proposta di Maura s’intende modificare la normativa del 1998 sull’organizzazione regionale della difesa del suolo. È per avvalersi dell’Astral, gestore della rete stradale regionale, come progettista ed esecutrice delle opere. Si punta all’inflazionata Semplificazione. Ma, ovviamente, servono molte più risorse economiche. Il proponente, nel suo piccolo, destinerebbe una parte del suo portafoglio da consigliere regionale agli interventi anti dissesto.
Ce lo chiede l’Europa. Da 25 anni
Colpa del surriscaldamento, si dirà. Ma come se fosse qualcosa per cui pare spropositato soffrire di eco-ansia come l’ultima generazione. Venticinque anni fa l’Europa già ce la chiedeva una transizione ecologica ante litteram. In Italia, proprio nel 1998, si assisteva all’alluvione di Sarno: piovve per tre giorni di fila, quasi 300 millimetri di pioggia, e franò tutto. Ne sa qualcosa, ultimamente, l’Emilia-Romagna.
Il Basso Lazio sta appena cento chilometri più a nord di Sarno, baricentro della Campania. Itri, tra l’altro, è la più bersagliata dagli incendi boschivi a livello regionale. Per ora, come rilevato dal vicesindaco De Santis, è stata perlomeno ripristinata la pubblica illuminazione. È tutto dire che sia la prima e unica opera pubblica in dieci anni. L’amministrazione comunale nuova, però, c’è da appena due anni. Ora attendono tutti una progettazione da 750mila euro.
A Itri, se tutto va bene, vedranno i primi interventi tra due anni. I semi-sfollati, nel frattempo, avranno le strade illuminate quando andranno in albergo a spese loro. Un quarto di secolo dopo i 161 morti della Frana di Sarno, con la crisi climatica ormai quasi irreversibile, la Natura si ribella eccome al disastro dell’Uomo. Anche alle Falde dei Monti Aurunci hanno comprensibilmente paura. «Sarebbe assurdo morire nel 2023 soltanto perché piove», dirà l’avvocato Pasquale Di Gabriele, presidente del Comitato Pontone.
Che mondo sarebbe senza di noi
Negli ultimi trecento anni, ancor prima dell’avvento dell’industria, insediamenti e opere dell’uomo hanno provocato l’aumento di un grado della temperatura della Terra. Senza di lui, invece, sarebbe stato cinquanta volte inferiore: +0.02%. Ora, in attesa dell’altrettanto richiesta decarbonizzazione, si parla tanto di Prevenzione. Perché per la Cura non ci sono manco chissà quali soldi.
La Regione Lazio, però, si dice ormai pronta a finanziare i Consorzi di bonifica e i loro invasi. Bacini che a Sarno avrebbero potuto raccoglierli quei 300 millimetri di pioggia torrenziale caduti in quel tragico maggio 1998.
Li avrebbero poi utilizzati per l’irrigazione dei campi degli agricoltori in tempi di estrema siccità. Che sono anche quelli del forte consumo di suolo. A Sarno e dintorni, invece, non si fece mai nulla. E alla fine si registrarono 161 morti, 360 feriti e migliaia di sfollati. Ecco, a Itri fanno bene ad avere paura. (Leggi qui La Regione dice sì alla Bonifica e ai suoi invasi).
L’esasperato Comitato Pontone
Una composta ma preoccupata richiesta di aiuto, per conto del “Comitato Pontone”, arriva subito da Alessia Speziale. «In due anni non è stato fatto nulla – attesta -. Chiediamo almeno la mitigazione del rischio, perché sappiamo bene che ci vorranno anni per la sua risoluzione. Tra di noi ci sono anche anziani e disabili. Che cosa faremo nel frattempo?».
Il vicesindaco De Santis, dal canto suo, mette in chiaro: «L’ente responsabile dell’intervento è l’Astral e il progetto non può essere realizzato a stralci. Intanto, però, abbiamo strappato un primo impegno alla Regione con l’assessore Anna Ciccarelli». Nella Giunta Agresti è la delegata ai lavori pubblici e alla viabilità rurale. Si sta rapportando con le assessore regionali Manuela Rinaldi (lavori pubblici e viabilità) ed Elena Palazzo, quest’ultima originaria della dissestata Itri.
«Con Elena Palazzo c’è stato un cambio di rotta – rivendica il consigliere regionale Maura -. Sono sicuramente pochi i fondi stanziati, ma arrivano dopo anni di nulla. Non ci possono volere anni soltanto per capire di chi siano le competenze, mentre si contano purtroppo i morti. La mia proposta di legge serve proprio per stabilire che l’Astral ha le competenze tecniche e le capacità amministrative. Oggi i piccoli Comuni, pur volendo, non hanno nemmeno accesso ai fondi».
In mano ad Astral. E ai consorzi
Astral, innanzitutto, dovrà fornire un’analisi dettagliata dello stato attuale dei versanti che si affacciano sulla rete viaria del Lazio. Così verranno individuati quelli con elevato rischio di dissesto. Sonia Ricci, oltre che presidente dell’Anbi regionale, è commissaria dei consorzi di bonifica della provincia di Frosinone. Sono ormai prossimi a fondersi per dare vita al Consorzio Lazio Sud Est.
La presidente Ricci arriva dalla “Svolta di Anagni”. La Regione ha assicurato che finanzierà sia la bonifica che il Progetto Invasi: la raccolta di acqua piovana in bacini artificiali. Nasceranno laghetti per l’irrigazione dei terreni agricoli quando si ripresenta la siccità. «Ma non sarà soltanto utile all’agricoltura – fa presente la leader dei consorzi regionali e ciociari -. Darà l’idea di dissesto idrogeologico. Ben venga allora la legge regionale, affinché si ricostruisca la mappa della distribuzione delle competenze».
I ringraziamenti dell’Anbi vanno all’assessore regionale Giancarlo Righini, delegato al bilancio e all’agricoltura. È venuto meno tra gli ospiti di turno di “A Porte Aperte”, ma c’è chi lo tallona nei suoi uffici assessorili. Manca davvero poco che Andrea Renna, direttore generale dell’Anbi Lazio, ci metta anche una brandina nei corridoi che contano.
Il Fosso pieno di “se” e “ma”
Piero Marrazzo, pensatore politico, lo dice chiaramente. «Evitiamo che ci si divida come in un derby e facciamo prevalere l’idea di emergenza e solidarietà – esorta -. Niente più balletto di chi è colpevole, perché semplificare la competenza non è di destra o sinistra. È questione di buon senso. Facciamo da elastico tra chi governa e chi spende le risorse. Costruiamo luoghi di incontro come questo. Affrontiamo questi cambiamenti climatici e interveniamo sulle singole responsabilità».
Il vicesindaco di Itri Giuseppe De Santis, in carica da un paio di anni, non si nasconde dietro un dito. «La colpa è di tutti, maggioranza e opposizione, se non s’è fatto niente e si tampona con poche risorse – dichiara -. Dopo l’illuminazione, procederemo anche con piccoli interventi sul versante interessato per quanto di competenza comunale. Non è di certo un problema che se ne occupi Astral, purché si faccia».
Fortemente preoccupato dai tempi è il Comitato Pontone. «Per la progettazione ci vorranno sei se non otto mesi e poi si dovrà espletare la gara – così la portavoce Speziale -. L’anno prossimo, dunque, staremo ancora qui a parlare delle stesse cose. Mentre alcuni del comitato sono ancora costretti ad abbandonare le proprie abitazioni quando si allaga tutto».
Manco più il ristoro per gli sfollati
Dopo il danno, anche la beffa: niente più ristoro dal Comune in caso di sfollamento per allagamento. «Noi siamo famiglie normali che faticano ad arrivare a fine mese – precisa ancora la referente del comitato spontaneo -. C’è chi deve anche riparare i danni provocati dal sollevamento dei pavimenti per via dell’umidità. I problemi non restano quelli, continuano a crescere e sono anche di natura economica».
Intanto, solo la pubblica illuminazione. Ma si invita a guardare il bicchiere non più vuoto. «Itri, d’altro canto – così il consigliere regionale Daniele Maura – è forse l’unica che ha avuto qualcosa tra i tanti Comuni dichiarati in dissesto in questi anni nel Lazio». Ora, però, servono progetti e soldi: «Fare un’Agenda Itri – sprona Marrazzo – come feci io alla Regione per la realizzazione della superstrada Ferentino-Sora».
«Il punto centrale della legge – argomenta Maura – sarebbe proprio lo studio di Astral sui movimenti della terra, potendo anche contare su reti satellitari che inviano l’allerta dopo una settimana». Itri è la più colpita nel Lazio dagli incendi, con conseguente dissesto. Una situazione generale che viene ulteriormente aggravata dall’abbandono dei terreni agricoli. Il primo difensore del suolo, del resto, dovrebbe essere l’agricoltore.
«Usiamo i satelliti, come Elon Musk»
Interviene di nuovo Marrazzo: «Elon Musk, dopo poche ore, ha utilizzato i suoi satelliti per sostenere l’esercito ucraino contro la Russia. Se si può fare in guerra, figuriamoci in pace. L’importante è esserci». Non manca la metafora calcistica: «L’Italia ha un meraviglioso gioco, ma siamo troppo individualisti. In ballo ci siamo tutti, che si tratti di una strada, un ospedale o, come in questo caso, di un fossato».
Ne ha anche per la “sua” Capitale: «Roma deve molto alle province, anche a chi va a lavorarci tutti i giorni. Monitoriamo e sosteniamo, come dicevo all’ex governatore Zingaretti». Ora, a detta della presidente dell’Anbi Lazio, «l’assessore Righini ha colto la necessità di mettersi attorno a un tavolo – così Sonia Ricci – anche e soprattutto perché i consorzi di bonifica sono degli agricoltori, non vivono di “tasse” e serve una cabina di regia».
I consorzi, giusto per comprendere la loro importanza generale, sono i primi che chiama il Prefetto in caso di emergenza. Senza le bonifiche non potrebbero nemmeno partire e atterrare gli aerei. «Serve fare squadra, anche con quel che resta delle Province, depotenziate dopo la riforma degli enti locali – aggiunge la presidente Ricci -. I soldi sono pochi, ma spendiamoli bene, e assumiamoci la responsabilità delle decisioni. Altrimenti non facciamoli più gli amministratori pubblici. È anche capitato che i fondi c’erano ma non erano stati spesi». (Leggi qui La sfida dei fondi sul clima: nel Lazio 26 progetti di Anbi).
Che Itri non sia la nuova Sarno
«Dobbiamo anche dare spiegazioni ai bambini, cercando di non allarmarli – esterna Alessia Speziale, riprendendo la neo Agenda Itri -. Il paese si paralizza: chiusura delle scuole e disagi per le attività commerciali. Siamo veramente esasperati dalle evacuazioni sia per gli aspetti economici che organizzativi. Senza parlare del rischio di sciacallaggio». Perché i fossi, oltre che di “se” e “ma”, sono pieni anche di esseri pronti a sbucare per saccheggiare le case sfollate.
Non c’è più, come detto, neanche una mano (economica) tesa dal Comune. «La Giunta Agresti ha fatto anche una scelta impopolare per il bene di Itri – ritiene il vicesindaco De Santis -. Stiamo vedendo come possiamo fare per lenire il problema, perché per ora non siamo in grado di risolverlo. Per questo chiediamo un’accelerazione sul reperimento di fondi del Pnrr».
Arriva, per conto del Comitato Pontone, anche il presidente Pasquale Di Gabriele. L’avvocato è stato anche presidente del Consiglio comunale di Itri. «La battaglia va avanti da undici anni, siamo stati sempre sul pezzo e siamo riusciti a stimolare l’attenzione – dichiara -. La manutenzione ordinaria non c’era mai stata e c’è stata tre volte in questi anni. I tempi della politica vanno stimolati per risolvere definitivamente la questione».
«Lì per i risultati dell’Agenda Itri»
«Tra qualche mese sarò anche io lì per vedere i risultati dell’Agenda Itri», assicura l’ormai co-conduttore Piero Marrazzo. Intanto, ne è stata aperta un’altra: l’Agenda Zes, ossia la Zona economica speciale in cui c’è il Centrosud ma non il Basso Lazio. Altrimenti si rischia una delocalizzazione industriale di massa verso le regioni confinanti.
Se n’è parlato nella prima puntata della nuova stagione di “A Porte Aperte”. La questione, passata sottotono, è stata tirata fuori dall’onorevole frusinate Nicola Ottaviani. Ora il presidente Francesco Rocca colloquia con il Governo Meloni per ottenere sgravi fiscali e sburocratizzazione anche per le province di Frosinone e Latina: fuori perché fanno media con la ricca Città metropolitana di Roma.
«Mi complimento con il presidente Rocca per la lettera inviata al ministro Fitto – così il consigliere regionale Daniele Maura – che ha anche anticipato la nostra calendarizzazione della questione in Commissione. E me ne compiaccio». (Leggi qui “A Porte Aperte” con… la non-politica industriale e poi qui Rocca al telefono con il Governo: c’è speranza per la Zes).