Dura lettera a Bruno Astorre. Il Pd di Gaeta chiede il commissariamento. Denuncia le gestioni politiche degli ultimi anni. E gli inciuci con Mitrano. Chiama alle loro responsabilità anche il Segretario Regionale e tanti altri. Nei Comuni vicini è caos dopo le nomine
A mettere mano alla carta da lettera ci avevano pensato in tanti. Già subito dopo la pausa estiva. Esattamente nel momento in cui a settembre a Gaeta, partiti gli ultimi turisti stagionali nell’era del Covid, il dibattito politico aveva preso il via. Un dibattito che era partito con un obiettivo chiaro: l’appuntamento elettorale della primavera 2022, quando inizierà il dopo Cosimino Mitrano.
La lettera era stata salvata su un pc. Nome del file: “Richiesta commissariamento Pd Gaeta”. Molti dirigenti locali del Partito Democratico hanno deciso ora di aprire quel file e di completare la missiva. Lettera che ha un preciso ed unico destinatario. Cioè il senatore Bruno Astorre, coordinatore laziale del partito Democratico.
La richiesta è insita nel nome del file. Ma ha subito una forte accelerazione nel momento in cui, sabato pomeriggio, l’ufficio stampa del Pd ha reso noti dei nomi. Quelli degli otto comuni laziali in cui il Partito è stato commissariato dopo l’insoddisfacente risultato elettorale del 20 e 21 settembre scorsi. (Leggi qui La nuova linea Pd dopo il disastro di Fondi e Terracina e leggi anche Pd, Fantini azzera Ceccano e Pontecorvo: è reset unitario).
Di Ciaccio duro e puro, e non è solo
Damiano Di Ciaccio è stato a lungo uno dei più stretti collaboratori dell’ultimo e vero sindaco di centrosinistra al comune di Gaeta, Silvio D’Amante. Dal 1994 al 2002 ha guidato il consiglio comunale e l’assessorato all’urbanistica. Ma ora ha deciso di ultimare la lettera al senatore Astorre.
Questo «perché come me la pensano due ex sindaci di centrosinistra di Gaeta, Silvio D’Amante e Salvatore Di Maggio. Poi l’ex presidente del consiglio comunale Lino Magliuzzi e tanti altri. Perché, credetemi l’elenco è davvero lungo».
Ad Astorre ma anche al coordinatore provinciale di Latina del Pd, Claudio Moscardelli, viene attribuita una “grande responsabilità”. Quella di «aver voltato scientificamente lo sguardo altrove. Ignorando quanto di grave è avvenuto a Gaeta dal 2012 in poi in casa Pd».
Per Di Ciaccio il commissariamento, invocato a più riprese ma sinora non attuato dalla direzione regionale del Pd, sarebbe stata la migliore terapia.
Terapia per guarire un brutto male quando «a Roma pensano che il Partito abbia soltanto un raffreddore di stagione. La nostra rabbia è legittima – ha osservato Di Ciaccio –. Lo è perché il nostro elettorato non ha avuto il piacere di vedere il simbolo del Pd sulla scheda elettorale alle amministrative 2012 e 2017. Se dovesse continuare questo andazzo, non lo vedremo neppure a quelle in programma nella primavera del 2022».
Pina, Cosimo e il comparaggio
Sul banco degli imputati è finita dritta dritta la presidente del consiglio comunale di Gaeta Pina Rosato. E’ considerata una dei luogotenenti di primissimo livello del senatore Moscardelli a Gaeta e sul territorio del Golfo.
Il pomo della discordia è rappresentato dal suo stretto rapporto amministrativo con Cosimino Mitrano. Cioè con il sindaco di Forza Italia di Gaeta considerato il più influente nel panorama politico provinciale dell’ultimo decennio.
La Rosato nel 2012, quando all’epoca guidava il Partito, decise autonomamente di candidarsi a sindaco. «Con il Pd? Magari l’avesse fatto – si interroga Di Ciaccio facendo fatica a nascondere il suo disappunto –. Entrò in consiglio comunale capeggiando una lista civica. Ma era tutto previsto che sarebbe diventata parte integrante della maggioranza. Al punto che le affidarono negli scampoli finali del mandato amministrativo la presidenza del Consiglio Comunale della città».
Di Ciaccio, che guida la principale associazione degli operatori del porto commerciale di Gaeta, arriva a sostenere altro. Che il «peggio doveva ancora arrivare. E’ arrivato in occasione del voto amministrativo del 2017. Quando la Rosato non si candidò più a sindaco ma preferì optare per l’incarico di consigliere comunale. Questo grazie alla lista ‘Gaeta Democratica’. Per la cronaca vennero eletti la funzionaria amministrativa dell’Asl. Con lei il giovanissimo Marco Di Vasta, ora confluito in Fratelli D’Italia. Partito di cui è diventato, oltre che consigliere comunale, anche coordinatore cittadino».
La ‘goccia’ Scincariello
Nel report a Bruno Astorre viene evidenziata un’altra anomalia. Anomalia che si sarebbe verificata in occasione del tesseramento per l’anno 2018.
«La signora Rosato negò l’iscrizione al Partito a tanti iscritti, militanti ed ex consiglieri comunali. Tutti accusati di aver fatto la campagna elettorale per candidati a sindaco non di area. La nostra scelta cadde su Emiliano Scinicariello. Cioè l’unico candidato a sindaco, con una storia nel Pd, considerato di centrosinistra. Non avevamo altre soluzioni percorribili».
Il Senatore Bruno Astorre è stato invitato a sciogliere definitivamente questi nodi. Nodi della cui esistenza «è a conoscenza – ricorda Di Ciaccio – quando è venuto a Gaeta. Cioè durante la sua campagna elettorale per la segreteria regionale del Pd». E invitati a mangiare una pizza nel quartiere medioevale di Gaeta S.Erasmo furono in tanti. Tra cui il capogruppo Dem al comune di Minturno Matteo Marcaccio. Ora nominato da Astorre quale commissario straordinario del Pd a Fondi.
La richiesta del commissariamento del Partito di Gaeta poggia su una piattaforma politica. «Sinora siamo stati privi di casa. (Molti ex iscritti avevano aderito all’associazione ‘Agorà’). Lo siamo stati quando il Pd volutamente non è stato messo in condizione di esistere – ha concluso Di Ciaccio – . Si apra un tesseramento, trasparente e chiaro. E si concluda questa fase politicamente ambigua con il Pd. O con parte di esso, a traino e vassallo del sindaco Mitrano».
Come sta andando negli altri centri
Intanto i commissariamenti del Pd di Fondi e Terracina hanno provocato una scia di polemiche interne. Il Partito fondano avrebbe preferito altro «con tutto il rispetto per un giovane bravo e preparato qual è Matteo Marcaccio».
Si sarebbero aspettati che l’incarico della Direzione regionale Pd avesse investito dei gradi di Commissario «chi conosce bene le dinamiche attuali. Dinamiche che stanno disgregando il potere fazzoniano. Il nome dell’ultimo sindaco di centro sinistra Arcangelo Rotunno sarebbe andato bene». Prosit.
Il sindaco di Castelforte e consigliere provinciale Giancarlo Cardillo posta un messaggio che si presta a tante interpretazioni. «Prima ero troppo giovane, adesso sono troppo vecchio. Sento il bisogno di percorrere nuove strade. Ho bisogno di nuovi stimoli. Credo sia arrivato il momento di guardarsi intorno. Altrimenti il rischio di morire di immobilismo sarebbe alto».