Europee, Frosinone non resta a guardare

Frosinone non esprimerà un candidato alle Europee. ma questa volta è diverso dal gioco a traversone delle Provinciali. C'è una strategia. Cassino ha eletto l'ex sindaco del capoluogo ed ora deve restituire la cortesia ad Abbruzzese. Il gioco di FdI

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Il rischio è quello di fissarsi sul dettaglio, perdendo la visione di insieme. Come se si guardasse solo un punto del quadro e lo si giudicasse da quei pochi centimetri, perdendo la visione d’insieme. Nel giorno in cui i Partiti iniziano ad ufficializzare le candidature per le Europee, fissarsi sulla situazione di Frosinone e suoi suoi nomi che non sono in lista sarebbe un errore. Perché lo scenario si comprende solo con una visione complessiva.

Frosinone capoluogo

Francesco De Angelis e Alfredo Pallone

Quando si parla di politica, si fa riferimento spesso alla centralità di Frosinone ed alla strategicità del Capoluogo nelle dinamiche provinciali. Il che in parte è vero. Perché Frosinone ha particolare incidenza su molte tematiche. Ad esempio quelle sanitarie: il sindaco del Capoluogo è il presidente della Conferenza dei Sindaci della locale Asl. Frosinone inoltre ha anche determinato la strategia politica per tutto il territorio su tematiche delicate e rilevanti: alla base della rivolta provinciale sulla vecchia gestione Acea ci fu l’allora sindaco Nicola Ottaviani.

Il Capoluogo viene sempre monitorato a livello regionale allorquando si manifesta qualche segnale di crisi politica, a prescindere se sia governato da un sindaco di destra o di sinistra. Sta accadendo anche in queste settimane, dove ci sono state scintille all’interno del Centrodestra proiettato sulle Europee ed in attesa di una verifica politico programmatica che prima o poi dovrà essere affrontata.

Frosinone è politicamente importante. Almeno sulla carta. Poi però quando bisogna individuare le candidature per le elezioni come le Regionali o le Europee viene bypassata a beneficio di altri Comuni. Accade con sistematica frequenza ed in tutti i Partiti, di destra e di sinistra. Gli ultimi parlamentari Europei riconducibili in qualche modo a Frosinone sono stati l’onorevole Alfredo Pallone e l’onorevole Francesco De Angelis eletti nella legislatura 2009-2012. Da allora sono passati 15 anni e 3 elezioni: nessun rappresentante del Capoluogo ha avuto più l’opportunità di sedere al parlamento europeo.

Gioco di squadra

Mario Abbruzzese

Nemmeno questa volta accadrà. Frosinone non esprimerà candidati per le elezioni dell’8 e 9 giugno prossimi. A differenza di Cassino che vanta addirittura due candidature. La cosa però non deve sorprendere più di tanto. Per comprenderlo bisogna guardare un esempio emblematico: Fratelli d’Italia. Ha il vento elettorale che soffia sulle sue vele ed ha un parlamentare europeo uscente di spessore che è stato due volte sindaco di Terracina. Nicola Procaccini è una delle intelligenze della destra moderna in Europa. La lista di FdI per il Centro Italia è stata costruita con criterio: senza duplicazioni, bilanciando le candidature tra i territori, evitando di intralciare la rielezione di Procaccini ma dando opportunità anche ad altri.

La scelta di non schierare un nome di Frosinone sta in questa logica ‘Europea’: Procaccini rappresenta non solo Terracina e non solo Latina ma proprio l’assenza di un nome ciociaro indica che rappresenta tutto il Sud Lazio. È lo stesso gioco di equilibri che ha portato la Lega a candidare l’ex sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani a Montecitorio ed ora l’ex presidente del consiglio Regionale Mario Abbruzzese di Cassino alle Europee. Alle politiche, il Sud del territorio ha spinto per un sindaco del Nord: Ottaviani è stato candidato ed eletto nel collegio di Cassino. Ora toccherà a Frosinone restituire la cortesia e spingere per Abbruzzese verso Bruxelles. E come Procaccini, Abbruzzese si candida in nome di un territorio molto più vasto del collegio tradizionale.

E l’assenza di giochi

Foto © AG IchnusaPapers

Diversa è la partita giocata lo scorso dicembre per le elezioni Provinciali. Sono già due elezioni che il Comune Capoluogo non ha suoi rappresentanti a Palazzo Iacobucci. Nessuna strategia è stata messa in campo per averlo. Il motivo? In parte è facilmente spiegabile. Nella classe politica locale, tanto di sinistra quanto di destra, da tanti anni manca evidentemente il concetto di “fare squadra”. Ovverosia, la capacità di fare coralmente la rivendicazione di una candidatura per la comunità locale.

Di fatto si gioca a traversone: il tresette a perdere. Perché Frosinone è una città abbastanza grande da esprimere più sensibilità all’interno di ciascun partito. E candidare una persona scegliendo di fare squadra per eleggerla significa puntare su una parte del Partito. Scontentando l’altra. Allora meglio che quella candidatura vada da un’altra parte. In un altro Comune. Affinché o il mio avversario politico o (addirittura peggio) il mio “alleato” di coalizione o (ancora peggio del peggio) il mio stesso collega di Partito non cresca politicamente troppo. In virtù di quella candidatura.

Questo modo di pensare e di agire è un fatto storico ed ha sempre rappresentato una criticità per Frosinone. E per la classe politica locale: bella che però non balla. O balla molto raramente. Questo beccarsi sempre a Frosinone, ai Responsabili provinciali e regionali dei Partiti ha sempre fatto comodo. Perché con questa scusa hanno trovato spesso l’escamotage per non individuare mai o quasi candidature del Capoluogo per elezioni importanti. Quelli di Frosinone devono “correre” per altri. Non perché mancano, o sono mancate in passato, personalità politiche qualificate e di spessore nel capoluogo, tutt’altro. Solo che non sono state in grado, fino alla fine, di operare in maniera sinergica per raggiungere l’obiettivo. Che, troppo spesso, è stato solo individuale e non di tutta la comunità locale. Ed i risultati si vedono.