Il 2002 di Latina: un anno di ricorsi

Il 2022 è stato l'anno delle carte bollate. Che hanno lasciato Latina senza sindaco. E l'hanno riportata alle urne. Ma per Damiano Coletta anche la vittoria bis non è bastata. L'anatra zoppa è caduta e nel 2023 si tornerà ancora una volta alle urne. Nel frattempo la Provincia sperimenta nuovi equilibri. E combatte sul fronte dei rifiuti

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Un 2022 di ricorsi, elezioni rinnovate in 22 sezioni, commissariamenti prima e dopo, dimissioni e cadute. Insomma, un 2022 di passioni. Un anno che a Latina ha segnato il rallentamento del civismo, le incertezze del Pd, la mancata capacità del centrodestra di trovare una leadership cittadina unitaria stabile, condivisa, forte. Il capoluogo pontino ha vissuto così il 2022 politico, tra alti e bassi.

L’anno inizia con i primi atti del neo eletto presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, mentre in municipio nel capoluogo si avvia con la difficile convivenza tra una maggioranza d’opposizione e una minoranza di governo: è l’anatra zoppa ereditata dalle elezioni dell’autunno 2021 che avevano visto l’elezione d’una maggioranza di centrodestra ma la vittoria al ballottaggio del sindaco uscente progressista Damiano Coletta.

Una convivenza resa possibile dall’adesione di Forza Italia, Fare Latina, Movimento 5 Stelle alla minoranza di governo, divenuta grazie a loro maggioranza con appena un voto di scarto: 17 a 16 (includendo il primo cittadino). 

I RICORSI ED IL NUOVO VOTO

Ma il fuoco covava sotto le ceneri. Già a fine 2021 era stato depositato un ricorso contro il risultato delle elezioni. Lo avevano firmato alcuni ex candidati consiglieri di centrodestra. Avevano preso di mira il risultato del primo turno delle elezioni amministrative, in cui si contestavano irregolarità in 33 delle 116 sezioni.

Il 14 febbraio 2022 arriva la decisione del Tar. Emette un’ordinanza in cui dispone che la Prefettura riapra i verbali delle sezioni e riscontri i numeri finali. Neanche il tempo di far partire le Commissioni consiliari del Comune, finalmente varate – tra innumerevoli polemiche – il 19 febbraio, con numeri pari e patta (5 presidenze a testa, idem per le maggioranze in aula). La revisione dei verbali da parte della Prefettura andrà avanti per settimane.

Una relazione darà poi il via alla sentenza del Tar, emessa il 7 luglio: 22 sezioni delle 116 totali di Latina dovranno tornare al voto. Cadono Consiglio, giunta e sindaco, in Comune arrivai il commissario, Carmine Valente. E a nulla valgono gli appelli al Consiglio di Stato. La rinnovazione del voto avverrà il 4 settembre, finalizzata a verificare se Vincenzo Zaccheo, il candidato sindaco del centrodestra unito, giunto secondo alle spalle di Coletta nel primo turno del 2021, fosse stato in grado di colmare il distacco presuntivamente causato dalle ipotetiche irregolarità riscontrate dal Tar. (Leggi qui: Latina, si torna al voto in 60 giorni. Le opzioni di Coletta).

SCONFITTA BIS E DIMISSIONI FINALI

Vincenzo Zaccheo esce dal notaio dopo le dimissioni

Tra un ricorso e il voto, il centrodestra unito ammonisce: se non vinceremo il 4 settembre, staccheremo comunque la spina. E questo, nonostante annunci altalenanti di FI, secondo cui «prima si deve individuare il futuro candidato sindaco unitario del centrodestra, poi si può staccare la spina».

Così non è stato: il centrodestra, un candidato sindaco unitario non ce l’ha. Anche con il voto rinnovato nelle 22 sezioni, sommato ovviamente a quello delle 94 rimaste al 2021, Zaccheo è rimasto sotto la soglia del 50% più uno. (leggi qui: Il vero vincitore è l’anatra zoppa. Leggi anche Vince Zaccheo, Coletta rimane sindaco).

Coletta tornerà quindi ad amministrare Latina dalla data dell’8 settembre, quella della proclamazione, fino al 28 settembre, quando i consiglieri di centrodestra in blocco, non solo FI inclusa, ma pure Fare Latina, si dimetteranno, provocando la nuova caduta di sindaco, giunta e Consiglio, e portando di nuovo il commissario Valente in piazza del Popolo. (Leggi qui: Latina, il centrodestra si dimette in massa. Coletta: «Lascio a testa alta»).

Nei mesi – pochi – di governo, dalla fine del 2021 al luglio 2022, l’amministrazione ha lanciato progetti per i fondi Pnrr, spesso ottenendoli, ha lavorato molto di giunta, mentre le commissioni hanno avuto vita complessa, sospese tra maggioranze sul filo del rasoio e assenze strategiche. Si arriverà alla votazione del Bilancio di previsione, poi il Tar farà scendere la mannaia.

IL PD CON SARUBBO

Omar Sarubbo

Dal punto di vista politico, il 2022 fa registrare il Congresso provinciale del Partito democratico, che porta alla segreteria Omar Sarubbo. Ex consigliere comunale, uno dei quadri principali del Partito, Sarubbo rappresenta la nuova leva del Pd, formazione che aveva bisogno di un urgente rinnovamento dopo le vicende giudiziarie del concorso Asl che avevano visto coinvolto il suo predecessore, l’ex senatore Claudio Moscardelli.

Quella di Sarubbo si connota subito come una segreteria energica che intende superare le dolorose divisioni in correnti in cui il Partito si era invischiato negli anni precedenti, che avevano anche portato, nel 2016, alla sconfitta della candidatura a sindaco di Latina di Enrico Forte. Sarubbo rafforza da subito il ruolo territoriale di rappresentanze e circoli, e spinge a un dialogo interno sempre più serrato.

IL CENTRODESTRA ALLA RICERCA DI IDENTITA’

Claudio Fazzone, Nicola Calandrini e Claudio Durigon

Nel centrodestra, è proseguito un dibattito personale. Fratelli d’Italia ha rafforzato sempre di più la propria posizione, con Lega, e soprattutto FI, a cercare un ruolo da protagonista.

L’unità non è stata ancora ritrovata pienamente e questo potrà forse influire nella scelta del candidato sindaco per la primavera del 2023.

Il civismo ha visto pian piano venir meno l’onda di entusiasmo della metà degli anni Dieci del decennio scorso, che aveva portato in Municipio sindaci civici come Antonio Terra ad Aprilia, Damiano Coletta a Latina, Giada Gervasi a Sabaudia, Paola Villa a Formia, Domenico Guidi a Bassiano, ed è ora in cerca di una rinnovata identità, soprattutto in vista delle regionali di metà febbraio.

LE POLITICHE, I SENATORI E LE DEPUTATE

Claudio Durigon con Giorgia Meloni (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Il 2022 è anche l’anno delle elezioni politiche anticipate conseguenti alla caduta del Governo Draghi. L’en plein è del centrodestra, con FdI e Lega a guidare il pattuglione di deputati e senatori eletti, seguite a ruota da FI.

In provincia di Latina è un successo per il centrodestra, in particolare per il Partito di Giorgia Meloni, che tocca percentuali bulgare in alcuni Comuni, anche oltre il 40%. Il risultato sono i cinque eletti dal territorio pontino: tre senatori, uno per Partito, Nicola Calandrini (FdI), Claudio Fazzone (FI), Claudio Durigon (Lega), tutti uscenti riconfermati (l’ultimo era alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura). Alla Camera, elette Giovanna Miele per la Lega, ex consigliera comunale e Sara Kelany (FdI) del sud pontino ed eletta in Lombardia 2.

Il successo prosegue anche con gli incarichi: a Durigon viene riconfermato un sottosegretariato, al Lavoro e alle Politiche sociali, mentre Calandrini ottiene la presidenza della commissione Bilancio del Senato e Fazzone quella all’Ambiente e transizione ecologica, sempre a Palazzo Madama. (leggi qui: Senatori, en plein di cariche tra gaffe e ripensamenti).

LA PROVINCIA DI STEFANELLI

Gerardo Stefanelli

Sindaco di Minturno, per anni nell’Udc di Michele Forte, poi nel Pd, e ora nel terzo polo di Azione e Italia Viva, Gerardo Stefanelli è eletto presidente della Provincia di Latina il 18 dicembre 2021, supportato da una coalizione che va dal Pd ai Civici a Forza Italia, quella che dal 2016 almeno è in fotocopia del governo del servizio idrico dell’Ato 4, in seguito alle allora intese siglate tra Salvatore La Penna, Claudio Fazzone, Damiano Coletta.

Fuori dalla maggioranza restano FdI e Lega, ma la Provincia è un ente diverso, di secondo livello, in cui le contrapposizioni profonde restano fuori dalla porta. Stefanelli nel 2022, nonostante i primi mesi siano per lui «un periodo difficile» a livello personale, lancia un profondo rinnovamento dell’ente: assunzioni di personale, digitalizzazione, comunicazione sui social, ottenimento di fondi Pnrr per l’edilizia scolastica e per le reti dell’Ato4.

E poi la battaglia sui rifiuti. Quando arriva, la Provincia è commissariata dalla Regione per la scelta del sito di stoccaggio del secco residuo. Sei mesi di lavoro e il commissario Illuminato Bonsignore consegna il suo lavoro: tre siti tra cui scegliere, ad Aprilia e Cisterna. Ma i sindaci rispettivi alzano le barricate. (Leggi qui: Stefanelli: “La discarica? Non tocca a noi farla”).

Scatta il braccio di ferro con la Regione: si chiede sia l’Egato a decidere. Ma la legge regionale sugli Egato arriverà solo mesi dopo e, al momento di convocare le prime sedute, tutto si ferma e si rinvia a dopo le elezioni regionali del 12 febbraio 2023, ed è storia di oggi.