L’Europa che vede Massimiliano Smeriglio è come quella che vede Avs

Intervista a tutto campo al candidato ed europarlamentare che vuole un'agenda prog in purezza, rimpiange Sassoli e che da ex sfiderà Nicola Zingaretti

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Solo poche ore fa era arrivato ad Atina per presentare il suo libro “Mio padre non mi ha insegnato niente” presso l’Académie Vitti della perla cominense. In tema di insegnamenti tuttavia Massimiliano Smeriglio sembra voler dimostrare che sì, ne ha ricevuti e come. Ad esempio su come mettere a crasi la sua visione del mondo con quella di Alleanza Verdi-Sinistra e spuntarci sopra una candidatura per le Elezioni europee di giugno nella circoscrizione dell’Italia Centrale.

Una scelta dettata da una necessità che Smeriglio aveva palesato già nei mesi scorsi. Cioè quando, da europarlamentare, l’ex vice presidente della Regione Lazio aveva visto la sua personale misura etico-politica colma dalla gestione del Nazareno targata Elly Schlein. Le incertezze ed i traccheggiamenti del vertice dem su temi per i quali il docente e scrittore non ammette deroghe avevano spinto Smeriglio dove a ben vedere ci sono sempre state le fondamenta della sua personale “casa ideologica”.

L’Europa alternativa che Schlein non vede più

Angelo Bonelli, Ignazio Marino, Nicola Fratoianni (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Cioè con Avs di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e per coniugare in purezza il verbo “decidere” in merito a quale Europa si voglia creare: come organismo collegiale e senza chiedere al voto un autoreferenziale score di leadership. Ed assieme ai quali proverà a portare a Bruxelles-Strasburgo più pace in purezza e meno bizantinismi. Più green e meno mitra, più diritti e meno utopie fossili e retrò.

Con Smeriglio ad Atina ci è andato anche Gaetano Capuano, che di Avs tiene le fila di responsabilità territoriale. E’ caposegreteria del Consigliere Regionale del Lazio di AVS Claudio Marotta ed Assessore Comunale a Colfelice. Dopo Atina Smeriglio ha fatto tappa ad Arpino. Con lui c’erano con Luigi Vacana, Biagio Cacciola, l’ex Sindaco di Arpino Renato Rea, il Presidente dell’assise arpinate Giuseppe Fortuna ed Alessandro Marcuccilli, ex Assessore a Roccasecca.

La responsabilità di Smeriglio è grande, e rimanda ad un etimo, quello che lo condanna benevolmente ad essere “capace di dare risposte”. Il che implicava che si facessero a lui alcune domande. Sull’Europa, sul Lazio e sul Frusinate-Cassinate. Eccole.

Europa, Lazio, Ciociaria, Cassino

Onorevole Smeriglio, cosa non le piace più di Ursula von der Leyen?
Massimiliano Smeriglio (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

“Ci sono due Ursula. C’è la Ursula del 2019 che è stata espressione di una agenda progressista in Europa. E c’è ne una attuale che cerca in ogni modo la riconferma e lo fa aprendo in maniera impropria la maggioranza che la sostiene alla destra dei conservatori europei“.

“Commettendo errori gravi anche sullo scenario internazionale. Ad esempio, ha fatto benissimo a dare la propria solidarietà al popolo israeliano immediatamente dopo la mattanza del 7 ottobre. Ma è vergognoso il silenzio e la complicità con cui ha accompagnato la tragedia e il massacro del popolo palestinese che si è prodotto dall’8 ottobre in poi senza soluzione di continuità fino ad oggi”.

“Demolito il lavoro di Sassoli”

Un recente report del Sipri, lo Stockholm International Peace Research Institute, assegna all’Italia un posto di rilievo assoluto nell’export di armi, siamo terzi nel mondo ed in un caso addirittura secondi. Lei questa cosa la chiama economia o aberrazione?
David Sassoli (Foto Philippe Buissin / Imagoeconomica)

“Purtroppo, la guerra genera anche un dibattito di guerra che è un dibattito estremamente conformista. La guerra genera una economia di guerra. In questi mesi in Europa sta accadendo una cosa grave”.

“Si sta demolendo il lavoro straordinario fatto durante i primi due anni e mezzo della legislatura guidata da David Sassoli. E cioè Next generation Eu e il green new Deal. Si stanno spostando tutte le risorse verso il massiccio riarmo di 27 Stati e 27 eserciti”.

L’Italia e la Francia sono grandi produttori ed esportatori di armi. La Germania è un grande acquirente di armi che sta portando a termine il più grande piano di riarmo dal 1945 ad oggi. E spendendo ben 100 miliardi di euro in armi. Questa non è l’Europa di pace di diplomazia e negoziati che i padri fondatori avevano immaginato”.

Come l’hanno convinta Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni? Su quali temi c’è maggior convergenza?
Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

“Il tema non è come mi hanno convinto Bonelli e Fratoianni, il tema è purtroppo la distanza che si è determinata nei voti espressi in aula con la delegazione del Partito democratico. Ho passato gli ultimi mesi a votare costantemente in dissenso, in una condizione di isolamento, su questioni decisive per chi fa politica. Questioni che hanno a che fare col sistema valoriale più profondo. Equiparazione fascismo comunismo, pesticidi, imballaggi, nucleare. E poi soprattutto la questione pace guerra, riarmo e la straziante vicenda palestinese”.

“Avendo preso atto della distanza dalla delegazione a cui appartenevo, seppur da indipendente, ho deciso di ricongiungermi con la mia storia personale e politica. Quella della sinistra, del pacifismo e dell’ecologismo. E quando l’ho fatto la lista nei sondaggi era al 3%, parecchio lontano dalla soglia minima. Quindi per me era soprattutto un investimento politico per ridare dignità e forza in Italia ad una forza eco socialista femminista. E capace di immaginare un continente di pace”.

Le sfide del New Green Deal presuppongono un’Europa politicamente competente e consapevole. Lei ci crede alle candidature di persone “comuni” o di sola connotazione etico-simbologica, come quella di Ilaria Salis?
Viktor Orban (EPP)

La vicenda di Ilaria Salis è una vicenda seria. Con la candidatura cerchiamo di mantenere accesa una luce di comunicazione pubblica intorno alla sua carcerazione ingiusta in Ungheria. È il tentativo estremo di dire liberiamo Ilaria e liberiamo l’Europa dalle democrazie autoritarie come quelle di Orban. Liberare Ilaria significa anche Porre l’attenzione sulle condizioni carcerarie in Ungheria in Italia e nel resto d’Europa. L’Europa è la patria dello stato di diritto e della tutela dei diritti umani anche della popolazione carceraria”.

“Quando questo non accade, quando queste condizioni non sono rispettate vuol dire che c’è qualcosa che non va nel profondo di quegli Stati e di quei governi. Ma la candidatura di Ilaria è anche una denuncia forte verso l’inerzia o l’immobilismo del governo italiano. Governo che non ha fatto nulla per sottrarre Ilaria dalla drammatica condizione che sta vivendo. Ostaggio di un governo che fa l’occhiolino a tutti i movimenti neofascisti di Europa”.

“Figli di Beccaria”

Massimiliano Smeriglio (Foto: Rocco Pettini / Imagoeconomica)

“E siccome noi siamo figli di Cesare Beccaria dobbiamo rivendicare il diritto ad un giusto processo. Ed eventualmente a una correlazione tra il reato e la pena che ne consegue. Tutte cose queste non previste nell’Ungheria di Orban”.

Onestamente, a che percentuale punta Avs nella circoscrizione dell’Italia Centrale?

“La lista di Avs in questi ultimi mesi è cresciuta molto anche nei sondaggi. Ed ha messo su delle candidature davvero molto competitive in tutto il paese e anche nella circoscrizione centro. Sono convinto che faremo un grande risultato. E che daremo di nuovo legittimità e forza ad un’opzione politica”.

“Quella rosso verde che mancava da troppo tempo in Italia. E che, insieme alle altre forze del campo progressista, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle e il polo liberale dovranno avere l’ambizione e la responsabilità di costruire presto un’alternativa al governo Meloni”.

Lei viene da una storia di sinistra in purezza. È stato vicepresidente in Regione Lazio con Zingaretti oggi candidato nel suo stesso collegio. E sostiene con i suoi compagni di viaggio il Sindaco Gualtieri a Roma contro cui è abbastanza evidente si è candidato Marino. Come ne usciamo?

“Noi siamo impegnati nel governo della città di Roma a fianco del sindaco Gualtieri con un’agenda autonoma e indipendente. Stiamo al governo della città per tutelare le fasce più deboli, per rafforzare la giustizia sociale e la giustizia climatica, e rendere Roma una città più vivibile e bella”.

Il paradosso Marino-Gualtieri-Zingaretti

Roberto Gualtieri (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Marino è una risorsa importante, immagino che come me sarà impegnato nella campagna elettorale per superare la soglia non semplice del 4%”.

“Da alleati leali capita a volte di avere idee diverse dal Pd su come migliorare la città.

Ma una cosa è certa: teniamo molto all’esperienza di governo che c’è a Roma e alla quale partecipiamo convintamente”.

La storia dell’alleanza rosso-verde in poche battute: perché l’elettore medio- diciamo un operaio Stellantis di Piedimonte San Germano – dovrebbe scegliervi?

“Perché la sinistra è l’unico spazio politico che opera e dovrebbe operare con più convinzione e determinazione per riattivare l’ascensore sociale per i figli di quell’operaio che lei citava. Perché ci battiamo per la giustizia sociale, per la scuola pubblica, per la sanità pubblica, per il trasporto pubblico. E per ridurre le grandissime distanze economiche che ci sono oggi tra l’amministratore delegato di Stellantis e appunto l’ultimo operaio appena assunto”.

“Questo si fa rappresentando al meglio nei consigli comunali, regionali al Parlamento europeo le idee e gli interessi che la sinistra dovrebbe rappresentare. Ma si fa anche con il conflitto sociale con le mobilitazioni e le vertenze”.

Due destre da combattere

I lavoratori Fiom davanti allo stabilimento Stellantis con Gatti

“Di fronte a noi abbiamo due destre da combattere. Quella nazionalista un po’ razzista che oggi ha il vento in poppa in tutto il mondo da Trump a la Le Pen fino appunto all’esperienza del governo Meloni.

E la destra tecnocratica liberista elitaria che ha determinato lo sconquasso sociale degli ultimi trent’anni. Una sinistra vera si batte contro la destra populista e contro la destra liberista”.

“Per questo la nostra sarà una battaglia frontale per ridare dignità a chi vive di salario, di stipendio, di pensione. Per chi è disoccupato e per chi rivendica il reddito di cittadinanza. Questo è lo spazio politico che la sinistra che a me piace deve sapere reinventare tenendo insieme giustizia sociale e giustizia climatica. Ce la possiamo fare”.