«Ora la Ferrovia tra i due Mari»

Sarebbe la via più veloce tra Tirreno e Adriatico. Unirebbe i porti di Gaeta e Vasto e l'area industriale del Basso Lazio con quella abruzzese. Abbruzzese, con una "b" in più, rilancia il progetto. Che anche lui contribuì a lanciare ai tempi del Cosilam

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Il protocollo d’intesa era stato sottoscritto nel novembre 2010. I Consorzi industriali di Vastese, Sangro, Sud Pontino e Lazio Meridionale spingevano già per la realizzazione della linea ferroviaria Gaeta-Vasto nel corridoio trasversale Tirreno-Adriatico. Sarebbe la via più veloce tra i due mari, ai vertici della strettoia del Centro Italia.

Unirebbe i porti di Gaeta e Vasto, tra il Nord Africa e i Balcani, nonché le aree industriali di Abruzzo e Basso Lazio. Si puntava a collegare il prima possibile il polo abruzzese dell’automotive con l’allora Fiat di Cassino. Già Fca, ora si chiama Stellantis e ha messo in vendita uffici e primi capannoni.    

Quasi tre anni fa, ancor prima della loro fusione nel Consorzio del Lazio, gli enti consortili Cosilam (Lazio Meridionale) e Sud Pontino si erano rimessi in moto con il Comune di Cassino. Chiedevano a gran voce che fosse realizzata quantomeno la ferrovia Gaeta-Formia-Cassino con i fondi del sempre più enigmatico Pnrr. Un conto era redigere e finanziare un progetto oltre dieci anni fa. E un altro, visti i rincari generalizzati, è farlo adesso.

Basso Lazio-Abruzzo-Balcani

Le infrastrutture sono state uno dei pilastri durante gli Stati Generali della provincia di Frosinone. Restano gli allora intenti della Regione Abruzzo: «La rilevante infrastruttura rientra in un progetto europeo di collegamenti che potrà apportare nuova linfa all’economia».

Nemmeno quelli, invece, nella Regione Lazio nell’alternanza tra Centrosinistra e Centrodestra: da Piero Marrazzo a Renata Polverini, da Nicola Zingaretti a Francesco Rocca. Gli Stati Generali hanno spinto a considerare Gaeta anche come il porto della Ciociaria. Il Basso Lazio è una potenziale area vasta, ma già si propone di allungarla fino alla zona litoranea a sud di Roma.

Un’altra bastonata è arrivata con l’esclusione delle province di Frosinone e Latina dalle Zes. Ovvero le Zone economiche speciali in cui le imprese abruzzesi, molisane e campane ricevono incentivi e sburocratizzazione, a differenze di quelle ciociare e pontine. (Leggi qui “A Porte Aperte” con… la non-politica industriale e poi qui Dagli Stati Generali al Governissimo territoriale).

Aziende spinte all’addio

La palazzina di Stellantis in vendita

È sufficiente spostare la propria azienda di poche decine di chilometri per avere sgravi fiscali e procedurali. «Bisogna però ragionare con i piedi per terra, anche sulle Zes», ha detto il presidente Rocca agli Stati Generali.

«Perché ci sono le Zls e sono un’occasione da cogliere anche e soprattutto per lo sviluppo del porto di Gaeta». A molti, però, le Zone logistiche semplificate sono parse sin da subito la sottomarca delle Zone speciali. Francesco De Angelis, presidente uscente del Consorzio regionale, ha controproposto il rilancio della fiscalità di vantaggio.

Mario Abbruzzese, notoriamente con una “b” in più degli abruzzesi, guidava il Cosilam prima del lancio del progetto arenato da oltre dieci anni. A seguire diventò presidente del Consiglio regionale nel triennio targato Polverini: prima del doppio mandato di Zingaretti e dell’esordio di Rocca.

Abbruzzese, ma con la doppia “b”

Oggi, tredici anni dopo, la Gaeta-Vasto resta la soluzione?
Mario Abbruzzese

«Certo. È una soluzione capace di dare quelle risposte che non potremmo comunque avere dalle Zes. La portualità è uno dei nodi di sviluppo sui quali da anni si sostiene sia necessario puntare, ma è arrivato il momento di agire».

Intanto le aziende invocano sburocratizzazione. È il momento giusto?

«Credo che la risposta sia arrivata. Il presidente Rocca ha dato la massima disponibilità a inserire nel primo veicolo legislativo utile le riforme necessarie. Si va verso l’abbattimento dei tempi per i rilasci delle autorizzazioni. È il segnale della pragmaticità e della concretezza del governatore». (Leggi qui La bombola d’ossigeno di Meloni per i conti di Rocca).

«Dal Basso Lazio per cambiarlo tutto»

Pensa che sviluppare il Basso Lazio servirà a cambiarlo tutto?

«Penso che il segnale lanciato ieri da Frosinone è un segnale che vale per tutto il Lazio. Gli Stati Generali ispireranno modifiche normative che dovranno avere la loro importanza per l’intera regione. È ora che il Lazio meridionale faccia sistema per unire Tirreno e Adriatico alla volta dei Balcani».   

Economicamente, può essere una valida alternativa alle Zes nelle quali non entreremo?

«Credo che l’errore sia stato innanzitutto non comprendere il valore che in prospettiva avrebbero potuto avere le Zes. Un errore compiuto anni addietro e non soltanto dalla politica che rappresentava questo territorio ma dall’intera classe dirigente che aveva il compito di scrutare quegli orizzonti e difenderli già allora. Falro adesso è stato tardivo. E credo che già allora si dovesse puntare sulle Zls, cioè le zone con semplificazioni per la logistica: il Sud Lazio ha una naturale vocazione alla logistica verso il Mezzogiorno, basta guardare i suoi porti. Occorre però smettere di ragionare in maniera provinciale: noi sfrutteremo le nostre potenzialità a pieno solo quando ragioneremo in una logica di sistema e quindi ritagliandoci un ruolo complementare e non competitivo con Civitavecchia e Fiumicino». (Leggi qui La Camera conferma: il Lazio Sud e fuori dalle Zes).

Prima metalmeccanica, ora logistica

La logistica è la metalmeccanica del futuro?
Il settore della logistica

«No, lo è del presente. Già oggi, adesso. Il mondo è cambiato e chi non apre gli occhi adesso resta indietro. Chi ci sta leggendo faccia una prova sulla sua pelle: quanti oggetti non andiamo più a comprare in negozio ma ci facciamo portare a casa da Amazon o attraverso un sistema di corrieri? È comodo, la cosa che abbiamo sempre meno è il tempo e con questo metodo lo risparmiamo. Il Commercio si è adeguato e sta allestendo immensi centri di logistica nel nostro territorio. Impossibile fermare il vento con le mani».

Stellantis a Cassino che fine farà?

«Qui la risposta è duplice perché c’è una variabile importante. La prima risposta: Stellantis resterà a Cassino almeno per i prossimi vent’anni producendo vetture premium sulla piattaforma elettrica Stla Large come ha annunciato Carlos Tavares. Lo farà dal 2025 ma nel frattempo lo stabilimento si contrarrà nelle dimensioni gigantesche di oggi perché i veicoli elettrici richiedono meno processi per la loro costruzione».

La seconda?

«Molti dipenderà dalle risposte che sapremo dare come Italia e come Europa. Non dobbiamo dimenticare che a 98 chilometri da Cassino c’è lo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco. E che lì in Campania sono zona Zes. Noi no. Noi dovremo essere in grado di offrire altre attrattività. È inutile girarci attorno: è stato lo stesso tavares ad indicarci la via il primo giorno che ha messo piede a Cassino, dicendo che il costo fuori standard era quello dell’energia elettrica. Va da sé che una risposta gli debba essere data. Il resto deve venire dall’Europa con una diversa visione delle Zes perché deve essere prevista una sorta di gradualità nella loro geografia, introducendo le aree cuscinetto con benefici parziali. Esattamente quello che servirebbe a Frosinone e Latina e tra poco anche a Rieti e Viterbo».