Vertice dei fedelissimi di Zingaretti in Regione Lazio. All'ora di pranzo si sono visti nella stanza di Refrigeri. Per decidere la linea. Si dà per scontato l'arrivo di Letta. Appoggio totale ma in una logica da "Piazza Grande"
La stanza è quella al Piano Terra: corridoio a destra dopo avere superato i varchi. È la più ampia e anche la più appartata: lì sono state prese le decisioni più combattute, lì si sono costruiti e disfatti gli equilibri nel Consiglio Regionale del Lazio. Da sempre. Quella è la stanza della IV Commissione – Bilancio, il posto dove se sei bravo riesci ad individuare il Capitolo con le risorse per realizzare le cose che hai promesso ai tuoi elettori.
Quello stanzone con il tavolo lungo è stata la palestra per un giovane Francesco De Angelis che appena messo piede in Regione chiese di essere assegnato a quella Commissione: ne divenne vice presidente. E pure anni dopo, doventato assessore, lo fecero rientrare di corsa da Mosca perché non si trovava la quadra politica sul Bilancio. Lì si sono fatti le ossa Franco Fiorito e Mauro Buschini. Lì nessuno è mai riuscito a nascondere niente a Francesco Storace.
È lì che oggi si sono riuniti i consiglieri regionali legati a Nicola Zingaretti. Si sono visti nella stanza del presidente Fabio Refrigeri. L’hanno fatto all’ora di pranzo. Per organizzarsi in vista dell’arrivo di Enrico Letta al timone del Partito.
Arriva Enrico
Il tam tam interno tra i Zingarettiani ormai la considera una certezza. Le 48 ore chieste da Enrico Letta servono solo per saggiare la tenuta del percorso. E per mettere in chiaro che non è disponibile a fare il reggente. Al Nazareno sarebbe disposto pure a tornarci, fosse solo per una rivincita umana e politica, fosse solo per guardare quel Partito senza più traccia di Matteo Renzi e la sua rassicurazione “Enrico, stai sereno” prima di pugnalarlo alle spalle.
Buffo, il destino: Enrico ora torna dall’esilio in Francia proprio mentre “Stai sereno” sverna tra una conferenza ed un convegno a Dubai.
Le truppe di Zingaretti ora devono decidere la linea. Nella stanza di Refrigeri oggi c’era mezza dozzina di persone: i fedelissimi, le truppe pretoriane nell’Aula del Segretario dimissionario.
“Enrico accetta”, vaticina uno. “Bene” è la risposta di tutti gli altri: a turno fanno l’analisi dello scenario. E della prospettiva. Agli Zingarettiani il ritorno di Letta va bene, il capo, come i fedelissimi chiamano Zingaretti, dicono che stia lavorando per spianargli la strada. Come se la speranza fosse di riuscire in due lì dove da solo non è stato possibile.
I dubbi dei renziani su Letta
Base Riformista fiuta il pericolo. Il capogruppo Dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci lo lascia intuire quando dichiara “Enrico Letta? Le valutazioni le dovrà fare l’assemblea ma certamente sarebbe un candidato autorevole”. Poi aggiunge un però. “Poi bisogna entrare nel merito, al Pd serve un Segretario, ma serve anche un Congresso dopo le amministrative per risolvere le molte questioni che ci portiamo dietro da anni”. C’è spazio pure per un giudizio sul Segretario uscente: “Zingaretti? Le sue parole sono state sbagliate. Io non le avrei dette, ma immagino possa essere stato anche uno sfogo, con lui ho lavorato bene in questa stagione”.
Non è d’accordo l’ex ministro Francesco Boccia “Noi siamo grati a Zingaretti e tutti noi, penso Letta compreso, vorremmo che Nicola” ci ripensasse”. Ma Zingaretti ha detto che si vergogna di questo Pd… “Non era rivolto a noi. E’ stato un suo sfogo, quello di chi ha preso il Partito dalle macerie del 2018 ed è vergognoso parlare di poltrone quando hai davanti l’emergenza sanitaria e sociale“. E ancora: “Nicola è stato un eccellente segretario, ha deciso di dimettersi, noi abbiamo insistito ma lui mantiene la posizione perchè è una persona tutta di un pezzo. Vedremo che farà in assemblea e come entreremo in assemblea“.
Non è l’unico. Sono in tanti a sperare in un ripensamento. Le indiscrezioni dicono che non ci sarà. E che l’ago della bilancia si sposta su Letta, se Dario Franceschini gli garantirà il mandato pieno anche dopo quando sarà finita la fase dell’emergenza e si arriverà al Congresso. Anche Zingaretti potrebbe appoggiare il progetto: perché per lui è un ritorno a Piazza Grande. (leggi qui Se Piazza Grande “sopravvive” a Zingaretti).