Promesse da marinaio, non ci crediamo più (di C.Trento)

A furia di promesse mai mantenute dalla politica oggi non crediamo più. A niente. Nemmeno quando vediamo l'avvio della bonifica della Valle del Sacco. Il pienone alla Notte Bianca ed al Parco del Matusa impongono una riflessione. Così come il surreale dibattito sulla moschea a Frosinone

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Questa provincia è stanca di annunci. Per un motivo semplice: perché nella stragrande maggioranza dei casi restano tali. E allora succede che uno non si fida più, almeno finché non vede. E non vede quasi mai.

In settimana il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il ministro dell’ambiente Sergio Costa hanno visitato a Colleferro il cantiere di bonifica Area Arpa 2, in occasione dell’avvio dei lavori di messa in sicurezza permanente. (leggi qui Veleni addio: è partita la bonifica della Valle del Sacco).

Il Governatore Nicola Zingaretti ed il ministro Sergio Costa all’inaugurazione dei lavori per la bonifica della Valle del Sacco

La Valle del Sacco è il terzo sito più inquinato d’Italia e purtroppo la Ciociaria è interessata. L’auspicio è che davvero stavolta si vada fino in fondo, perché parliamo di un’emergenza ambientale che è diventata anche economica ed industriale, considerando che le imprese che ancora insistono in quella zona (eroiche davvero) non possono immaginare il futuro senza una bonifica totale. E della messa in sicurezza ambientale della Valle del Sacco si parla da tanti anni. Troppi.

Un altro tema sul quale la disillusione regna sovrana è lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano. Ogni tanto prese di posizione roboanti sul prossimo rilancio. Poi le immancabili docce fredde quotidiane: l’altro giorno lo stabilimento si è fermato per mancanza di pezzi. Nel bel mezzo del turno mattutino è stato comunicato lo stop. E gli operai del turno pomeridiano non hanno preso servizio. Contemporaneamente è stata comunicata nuova cassa integrazione per novembre.

È troppo chiedere che qualche politico del territorio, oppure qualche autorevole esponente del mondo associativo ed imprenditoriale si attivi per informare la provincia sul futuro dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, ultima architrave di un sistema economico provinciale smantellato pezzo dopo pezzo?

Nessuno si accorge che tanti ragazzi ciociari sono andati via (e continuano a farlo) per trovare a lavoro? Molti perfino all’estero, perché da queste parti è sempre più complicato immaginare di avere uno stipendio, comprare una casa, sposarsi. Nessuno si preoccupa di una evidente e strabordante desertificazione? Culturale e sociale prima che industriale.

La sicurezza, le isole pedonali e la Notte Bianca

La Notte Bianca di Frosinone © Giornalisti Indipendenti

Al quartiere Scalo di Frosinone la mobilitazione dei cittadini è servita a far prendere atto che esiste un problema di sicurezza. Specialmente ai giardinetti, dove la presenza di numerosi immigrati ha provocato e provoca dei problemi.

Non bisogna avere paura delle parole. Il razzismo non c’entra nulla, il punto è che va garantita la sicurezza delle persone, che passa anche dalla vivibilità dei quartieri.

L’Amministrazione Comunale ha deciso di predisporre servizi più mirati nella zona. È un primo passo e la dimostrazione che davanti ai problemi non si possono chiudere gli occhi. Di cosa abbiamo paura quando abbiamo paura? Di non poter controllare una situazione che può determinare pericolo. La paura genera, in ogni campo, un sentimento di difesa, di voglia di protezione e di sicurezza.

Trasportando il discorso sul piano politico ed amministrativo, è evidente che l’elemento della “percezione” della paura stessa diventa fondamentale. Perfino se esagerato. Parlare di sicurezza delle nostre città, delle periferie così come dei centro storici abbandonati, implica la presa di coscienza del problema. La sicurezza è un tema reale: per quanto riguarda l’aspetto dell’ordine pubblico è materia di competenza delle forze di polizia. Ma c’è pure un piano politico e amministrativo che passa dall’urbanistica, dalla pubblica illuminazione, dal pattugliamento delle zone da parte della Polizia Locale. E su questo si deve intervenire evitando sia i facili estremismi che le ipocrisie dei “benpensanti” per i quali la legge è uguale per tutti fino a quando non ci riguarda in prima persona.

L’isola pedonale di Frosinone

Spiragli di apertura tra i commercianti del Centro storico e l’Amministrazione Ottaviani per quanto riguarda la regolamentazione delle isole pedonali. Un segnale importante, che adesso va sviluppato però. Alla fine la parola chiave è condivisione. A Frosinone le novità generano subito alzate di scudi e logiche barricadere. E se è vero che l’amministrazione del quotidiano è sicuramente incompatibile con la necessità di avere il via libera preventivo di tutti, è altrettanto vero che le novità, se spiegate, possono essere metabolizzate più facilmente.

Detto tutto questo, nel capoluogo bisogna prendere atto che il mondo cambia continuamente e non si può pensare di fermare il tempo. Fra l’altro la stagione estiva al Parco Matusa dimostra che quando si punta sulla qualità e sulla competenza la gente partecipa. Partecipazione anche alla Notte Bianca. Sono segnali che vanno colti, specialmente dalla classe dirigente.

La moschea? Sì, ma non nel mio cortile

Esiste un acronimo inglese “Nimby”: sta per Not In My Back Yard. Letteralmente: “non nel mio cortile”. L’espressione indica la protesta da parte di una qualunque comunità locale contro opere sul proprio territorio. Per esempio: strade, cave, insediamenti industriali, termovalorizzatori, discariche, centrali elettriche. Nessuno si oppone alla loro costruzione, basta che vengono localizzate altrove.

Il progetto della moschea di via America Latina

Al Comune di Frosinone da circa un anno c’è un dibattito sulla realizzazione di una moschea in viale America Latina. A parole tutti d’accordo e tutti attenti a sottolineare l’elemento della libertà di culto. Ci mancherebbe altro. Poi però, quando si tratta di stabilire dove costruire una simile opera, tutti contrari se c’è la possibilità che sorga nel proprio quartiere. “Non nel mio cortile”, insomma.

Un dibattito a tratti perfino surreale, dal momento che agli atti degli uffici tecnici del Comune non ci sono provvedimenti ufficiali. Eppure del tema si è parlato e si è discusso. Alla realizzazione a viale America Latina sono contrari la Lega e Fratelli d’Italia ma anche il Partito Democratico. Sono state raccolte centinaia e centinaia di firme di cittadini della zona. Ma sinceramente e senza ipocrisie: in quante altre zone di Frosinone non verrebbero sollevati gli stessi problemi emersi in viale America Latina? In primis dagli stessi residenti? E allora cosa fare?

È questo il terreno nel quale la politica dovrebbe intervenire. Attraverso la programmazione urbanistica, la condivisione, la mediazione, il confronto. Anche se la logica “Non nel mio cortile” è comunque… ancestrale.

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