I protagonisti del giorno. Top e Flop del 15 ottobre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MIRIAM DIURNI

Buona la prima. E anche la seconda. La neo presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni si è presentata: con un programma semplice, snello, fattivo e concreto. Per questo ancora più pericoloso: perché realizzabile.

Ha parlato di aree industriali, con riferimento ai lavori già partiti ad Anagni grazie all’intesa tra Regione, Astral e Consorzio Asi; poi si è soffermata sull’Ambiente ed in piena continuità con l’operato del suo predecessore Giovanni Turriziani ha ribadito che il futuro passa dalle nuove energie, dall’economia green e da quella circolare e che la riperimetrazione del Sin è fondamentale. (Leggi qui Miriam Diurni, perché proprio lei alla presidenza).

Miriam Diurni

Ma non solo. Miriam Diurni ha anche sottolineato la necessità della formazione professionale e l’imperativo di stare vicinissimi alla base associativa ed alle imprese in questa fase così precaria e delicata.

Infine anche un riferimento alla Camera di Commercio del Basso Lazio: numeri alla mano, ha esaltato le potenzialità della sinergia tra le due province di Frosinone e Latina. Con il settore chimico farmaceutico a cavallo tra le due realtà, con la possibilità di poter utilizzare contemporaneamente il porto di Gaeta e le fermate dell’Alta Velocità di Frosinone e Cassino.

Idee chiarissime anche quando ha voluto lanciare un messaggio alla Regione Lazio che sta varando il nuovo Piano della Qualità dell’Aria. Ha voluto ricordare a tutti, ma soprattutto all’Ente che rilascia alle aziende le autorizzazioni ambientali, che le imprese (dati Ispra) incidono per non oltre l’11% sull’inquinamento da polveri sottili.

Preparata, mai superificale, smart e soprattutto con la capacità di essere multitasking tra i vari fronti industriali aperti nel territorio. In una sola parola: donna. Con la capacità femminile di vedere l’insieme ed individuare una soluzione che lo metta a sistema. È proprio ciò di cui ha bisogno il tessuto industriale della provincia di Frosinone in questa fase di cambiamento: in bilico tra il crollo del vecchio sistema e la nascita dell’economia circolare.

Standing ovation.

GIANLUCA QUADRINI

L’unica cosa che non ha potuto sfidare è la scaramanzia. Perché venerdì prossimo è il 16 e non il 17 ottobre. Per il resto non si è fatto mancare nulla. Inaugurerà la prima sede di Forza Italia negli ultimi anni in provincia di Frosinone. E lo farà a Sora, cioè la città nella quale gli hanno appena detto che non deve mettere il becco: perché lui è ‘solo‘ un consigliere cominale di Arpino, il liquidatore della Comunità Montana di Arce, un consigliere Provinciale. La sua risposta è l’apertura della sede di Forza Italia, Forza Giovani e dei Seniores. (Leggi qui La scomunica per Gianluca sulla via politica di Sora).

L’invito all’inaugurazione di Quadrini

Uno smacco per l’attuale gruppo dirigente. Perché da quando Mario Abbruzzese è andato via non c’è più una sede provinciale del Partito e gli incontri avvengono al bar.

E pensare che proprio pochi giorni fa il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone aveva invitato perentoriamente gli azzurri ad astenersi da iniziative personali ed a seguire gioco di squadra e indicazioni. (Leggi qui Via a Forza Italia 4.0: è quella di Fazzone).

Ma Gianluca Quadrini semplicemente se ne frega. Al punto da trascinare nella polemica il numero due del Partito Antonio Tajani, cioè il reggente di Silvio Berlusconi. Che venerdì sarà a Sora per tagliare il nastro.

Delle due, l’una. O Gianluca Quadrini ha la sicurezza che comunque nel Partito resterà a rescindere e nessuno gli negherà la candidatura; oppure ha la certezza che quello a rischio è Claudio Fazzone.

Perchè l’apertura della sede a Sora è una sfida diretta al Coordinatore Regionale del Lazio, plurisenatore, vicinissimo al cerchio magico. Non uno qualsiasi. E rispondere mettendo in campo il vice di Berlusconi significa alzare i toni fino a rischiare di scatenare un incendio al massimo livello del Partito. O non ha nulla da perdere o già ha perso tutto.

Gianluca Bravehart Quadrini

FLOP

GIUSEPPE CONTE

È IL giorno in cui i contagi schizzano ad un livello mai raggiunto prima ed il virus tracima in tutta Europa. Inducendo uno come Macron a dichiarare il coprifuoco a Parigi, spingendo anche la Germania ad una inevitabile stretta: alle feste private al massimo 10 persone, chiusura dei ristoranti e bar alle 23, mascherine dovunque non sia possibile tenere le distanze; in Irlanda del Nord in Irlanda del Nord per due settimane le scuole saranno chiuse, limiti alle feste e serrata serale nei locali pubblici; in Olanda da oggi bar e ristoranti chiusi, vietata la vendita di alcolici dopo le 20 e via così per ameno 4 settimane. Nella Repubblica Ceca è scattata la chiusura di bar e ristoranti da oggi al 3 novembre; in Spagna è lockdown parziale.

Palazzo Chigi – Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

L’Italia? Continua ad ondeggiare tra la determinazione di fare un nuovo lockdown e la paura di dichiararlo. Sembra la riunione a Palazzo Chigi il giorno della Marcia su Roma: chiesero della fedeltà delle Forze Armate, la risposta fu che l’Aeronautica era fascista, la Marina era monarchica e l’Esercito sostanzialmente stava con il Re ma era meglio non verificarlo.

A Palazzo Chigi hanno paura delle reazioni degli italiani. Dai baristi agli imprenditori; perché le reazioni sarebbero difficilmente gestibili. Il tessuto industriale italiano è nel pieno di un rimbalzo, sta recuperando la devastante prima ondata di marzo e aprile. Bloccare tutto di nuovo proprio ora significherebbe colassare con pochissime possibilità di ripresa.

Ma l’alternativa è tornare ad una mortalità come quella delle prime settimane, quando in Lombardia si moriva come moscerini, i cimiteri erano saturi, le bare viaggiavano sulle colonne militari.

E non solo. Oggi c’è anche il rischio che il sistema ospedaliero possa non reggere in alcune regioni, dove non c’è un numero adeguato di posti letto ma soprattutto di medici, infermieri ed operatori che possano gestire le Terapie Intensive ed assistere i pazienti.

È cominciata la solita ipocrita manovra mediatica avvolgente, facendo filtrare ad arte ipotesi di lockdown a Natale. Le riflessioni sono due. Si sapeva perfettamente che ci sarebbe stata la seconda ondata ed il Paese si è fatto trovare più impreparato di prima. Inoltre, è del tutto evidente che a questo punto servono decisioni politiche coraggiose ed impopolari, nell’uno o nell’altro senso.

Se il Governo ondeggia sinceramente non si riesce a capire chi dovrebbe prendere le decisioni di un Governo. Macron le decisioni le prende, la Merkel pure e via via tutti gli altri. In Italia invece l’unica certezza è che non ci sono certezze.

Il premier tentenna, Governo è in mascherina

LUCA ZAIA

Doveva essere la soluzione a portata di mano, quella da avere sempre in tasca. La app Immuni diveva essere quella che ci avrebbe segnalato se nelle ultime 24 ore siamo stati a contatto con una persona positiva al covid e siamo per questo a rischio pure noi. Ma nel Veneto dell’imperatore Luca Zaia, dove Immuni lo hanno scaricato a valanga al punto da risultare la quarta Regione in Italia per download, si scopre ora che Immuni non funziona.

LUCA ZAIA. FOTO © CANIO ROMANIELLO / IMAGOECONOMICA

Il database non è stato aggiornato.

A puntare il dito è la consigliera regionale del m5s Francesca Businarolo. Scrive “534 mila veneti presi in giro. Zaia dia spiegazioni sulla mancata attivazione di Immuni in Veneto”. La Direzione della Prevenzione del  Veneto conferma il problema: per mesi i dati arrivati tramite Immuni non sono stati trattati.

Uno smacco per un governatore che ha gestito la pandemia meglio di tutti, anche quando nella vicina Lombardia il virus dilagava e metteva in ginocchio interi territori. A dimostrazione che basta poco per cambiare il trend e forse perfino la narrazione. E che nessuno in questa pandemia può effettivamente dire di non poter essere colto alla sprovvista e perfino di incappare in qualche scivolone. Tutti hanno il loro tallone di Achille.

Immuni, il tallone di Zaia