Cinico e diviso: il gioco sottile del centrodestra a Frosinone e Latina

I due fronti del centrodestra: i Comuni di Frosinone e di Latina. La prospettiva è quella di una divisione. Per ragioni diverse. Slitta a sabato la riunione di FdI per stabilire la rappresaglia nei confronti del leghista Ottaviani. Ma c'è il nodo del Gruppo. A Latina Forza Italia studia la possibilità di creare un asse con Coletta: come Zingaretti fece in Regione con il M5S

Cinico e diviso. Debole e pragmatico. Il centrodestra non è un’alleanza ma solo una coalizione con cui affrontare le elezioni. Tanto a Frosinone e tanto a Latina. La cronaca di queste ore lascia pochi spazi per altre interpretazioni. In Ciociaria è slittato a sabato il confronto interno a Fratelli d’Italia chiamata a decidere la rappresaglia da attuare contro il sindaco leghista del Capoluogo. Nicola Ottaviani ha messo fuori l’assessore Fabio Tagliaferri e mandato al tempo stesso un chiaro segnale politico: si scordassero di provare a scippargli il bastone del comando. Ora e durante le elzioni che tra otto mesi indicheranno il suo successore. A Latina Forza Italia valuta la possibilità di smarcarsi e passare con la maggioranza civica del sindaco Damiano Coletta. Con tanti saluti a Lega e FdI con cui per mesi ha dovuto discutere nell’inutile tentativo di individuare un candidato unitario alle elezioni d’autunno.

La resa dei conti slitta a sabato

Ottaviani e Ruspandini

Questa mattina a Roma doveva riunirsi il vertice di FdI. Al tavolo, il senatore Massimo Ruspandini (presidente provinciale FdI di Frosinone), l’onorevole Paolo Trancassini (coordinatore regionale del Lazio), l’onorevole Francesco Lollobrigida (capogruppo a Montecitorio e numero 2 di Giorgia Meloni). Un solo tema all’ordine del giorno: voltare le spalle all’amministrazione Ottaviani o no? Strappare a pochi mesi dalle elezioni o restare in una coalizione dove il ruolo è quello di sottordine? (Leggi qui La rappresaglia di FdI si decide giovedì (se ci sarà)).

Ma la riunione è stata spostata: di data e di luogo. Ed anche l’elenco dei presenti ha subito una modifica. Ora si terrà sabato, non più nella Capitale ma a Frosinone nella Federazione provinciale FdI. Ci sarà Trancassini ma non Lollobrigida. Il che lascia intuire che il livello del conflitto si ridimensiona: la presenza del n°2 di Giorgia Meloni avrebbe classificato in maniera diversa il conflitto, mandato il segnale che rischiava di diventare un caso nazionale.

Lo spostamento della sede a Frosinone lascia poi intuire anche un altro aspetto. C’è un altro fronte prima di arrivare a quello con la Lega e Nicola Ottaviani. L’altro fronte è interno a Fratelli d’Italia. Perché nessuno nei giorni scorsi ha mosso un dito per esprimere solidarietà all’assessore defenestrato. Non una parola dei consiglieri FdI Domenico Fagiolo e Maria Rosaria Rotondi, nulla dall’assessore di riferimento Pasquale Cirillo.

Il nodo interno

Domenico Fagiolo

È vero che Fabio Tagliaferri era stato eletto nel Polo Civico ed in giunta ci stava in quota loro; altrettanto lineare il fatto che una volta transitato Tagliaferri in Fratelli d’Italia, il Polo Civico aveva chiesto un riequilibrio della Giunta indicando l’avvocato Angelo Retrosi. (Leggi qui Niente timeout, effetto opposto: Ottaviani cambia l’assessore).

Ma un minimo di cameratismo era atteso. Per iniziare ad alzare il livello del confronto con un coordinatore leghista che si prepara a dare le carte anche per la scelta del suo successore alla guida del Comune di Frosinone, Ed il senatore Massimo Ruspandini non intende fare lo spettatore né lasciare che Fratelli d’Italia sia solo un comprimario.

L’annuncio di una revoca del sostengo a Ottaviani già da sabato avrebbe un effetto politico dirompente. Paolo Trancassini lo ha messo nel novero delle possibilità. Ma quella posizione esplosiva, se maneggiata male rischia di far saltare Fratelli d’Italia e non la Lega del sindaco Ottaviani. Perché? Se Trancassini e Ruspandini annunciassero il dietrofront e Fagiolo con Rotondi e Cirillo invece restassero leali ad Ottaviani sarebbe l’autoaffondamento di FdI. La fine della credibilità per il suo gruppo dirigente provinciale.

Sia i due consiglieri che l’assessore sono stati convocati per sabato. Nessuno sa se andranno.

E se il vertice di sabato non dovesse partorire una risposta, sarebbe comunque un brutto colpo per FdI. Un ridimensionamento del suo profilo e delle sue ambizioni. Scenderebbe al livello di una tigre di carta.

Cinico e pragmatico

Vincenzo Zaccheo

Ognun per se e Dio per tutti: ormai il segnale è questo. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia stanno insieme solo perché conviene in virtù di una legge elettorale che altrimenti li vedrebbe sparire. Premia le coalizioni: chi va da solo diventa marginale. Ma tolto questo rimane ben poco. Come insegna lo scenario che sta maturando in queste ore a Latina.

Le elezioni comunali concluse nelle settimane scorse hanno cristallizzato la situazione: stallo assoluto nella scelta del candidato sindaco unitario. Alla fine si è dovuti ricorrere alla vecchia gloria di Vincenzo Zaccheo che al primo turno ha sfiorato il successo. per poi essere frantumato al ballottaggio da Damiano Coletta.

La conseguenza è stata l’anatra zoppa al Comune di Latina: al primo turno le liste di Zaccheo avevano preso il 53%; significa che in Aula il sindaco civico Damiano Coletta si trova senza una maggioranza. È lo stesso scenario con il quale si è confrontato Nicola Zingaretti al secondo mandato in Regione Lazio. Ma ha governato lo stesso, senza nemmeno troppi scossoni. Coletta prova a seguire la stessa strada.

Il lodo Coletta

Angelo Tripodi (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Nelle prossime ore Coletta consegna al centrodestra le sue proposte. Lo farà alle 17:30 nel secondo incontro dopo quello preliminare avvenuto lunedì. La Lega a Latina ha un comune denominatore con la Regione Lazio: si chiama Angelo Tripodi ed alla Pisana è il capogruppo che disse no a Zingaretti. Chiara la risposta che arriverà anche in questo caso. Tripodi pretende che Coletta prima si scusi con il centrodestra per avere vinto e poi presenti qualunque tipo di proposta. Un modo per dire no.

Fratelli d’Italia non vuole ripetere a Latina la mossa che l’ha portata ad essere l’unico Partito fuori dalla stanza dei bottoni nel Governo guidato da Mario Draghi. Quindi? Da Roma hanno detto: decidete voi a Latina. Dove hanno risposto che uno spiraglio potrebbe aprirsi: “Dipende se il sindaco vorrà condividere con noi una parte del percorso”. Enrico Tiero è il vice coordinatore regionale ed ha radici democristiane. Da subito ha messo in chiaro che il suo Partito non vuole posti in giunta: goveenerà dal Consiglio.

Stando ad una versione però c’è una parte di FdI che non vuole nemmeno sentir parlare il Movimento 5 Stelle ed il Partito Democratico. Poiché è poco probabile che due dei Partiti che hanno eletto il sindaco intendano farsi da parte per cedere il governo ai Fratelli d’Italia, si tratterebbe anche in questo caso di un No. Che però deve fare i conti con la posizione più mediata portata avanti da Tiero.

Vincenzo Zaccheo ha eletto 5 consiglieri. Basterebbero loro a generare una nuova maggioranza. Dando vita ad una sorta di patto della Grande Coalizione tra i due sindaci al ballottaggio. Il punto di equilibrio potrebbe essere la presidenza del Consiglio Comunale a Zaccheo, con un ruolo di equilibrio e di garanzia. La riflessione è avviata.

La soluzione Fazzone

Claudio Fazzone, Nicola Calandrini e Claudio Durigon

Il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia, una soluzione di compromesso l’ha individuata. Si chiama Accordo Programmatico a Scadenze Periodiche. In pratica? È il solco tracciato in Regione Lazio da Roberta Lombardi e Nicola Zingaretti: si individuano alcuni punti concreti dei rispettivi programmi, si concentrano le forze su quei temi, si realizzano. Poi ci si vede e si fa il punto. Se va bene si prosegue.

In questo modo, dopo due anni e mezzo, il Governatore s’è trovato l’appoggio del Movimento 5 Stelle. E se ha funzionato lì…