Il silenzio di Pompeo raffredda la pista per il congresso Pd unitario

Foto: © Stefano Strani

Nessuna risposta da Antonio Pompeo all'assist fatto venerdì sera da Francesco Scalia e Francesco De Angelis. Che avevano individuato la via per un congresso unitario. Ma il presidente della Provincia non raccoglie. Facendo capire che ora è solo lui a decidere in Base Riformista. E che farà accordi solo se soddisfano anche le richieste della sua area. Il ruolo di Alfieri. E quello di Costanzo

Nessuna risposta. Eppure il messaggio era tutto per lui. Antonio Pompeo, presidente della provincia di Frosinone e leader dei Dem di Base Riformista ha deciso di rimanere in silenzio. Di non raccogliere il segnale mandato con forza da Francesco De Angelis l’uomo forte della componente opposta, Pensare Democratico. Venerdì sera ha parlato fitto con Francesco Scalia, l’ex senatore con il quale ha condiviso la stagione dei grandi successi Pd in provincia di Frosinone: dalle Europee alle Regionali, dalle Provinciali con il voto popolare alle Comunali nei grandi centri. Scalia era alla guida della componente oggi in mano a Pompeo. E venerdì al Rugantino di Isola del Liri insieme a De Angelis ha individuato i binari che possono portare ad un congresso provinciale unitario: evitando scontro fratricidi e spaccature. (leggi qui La crostata non c’è ma l’intesa si: il Pd verso un congresso unitario).

Antonio Pompeo ha deciso di non raccogliere quella mediazione. Gli sarebbe bastata una frase, una dichiarazione pubblica. E la via del Congresso sarebbe stata spianata, arrivando in pochi giorni alla definizione di una data in cui votare.

I generali del Pd alla cena al Rugantino di Isola del Liri

Il silenzio del presidente della Provincia è carico di significati politici. Il primo: la guida della componente di Base Riformista è interamente nelle sue mani, Francesco Scalia resta un caro amico dai tempi dell’infanzia ma ora è fuori dalla politica. A decidere la strategia interna è solo Antonio Pompeo. Che nei giorni scorsi ha provato ad intrecciare un dialogo con Pensare Democratico ma la linea si è interrotta nell’arco di poche settimane. E la mediazione Scalia è un intervento né richiesto né gradito.

In caso contrario sarebbe bastata anche una sola frase di cortesia. Il silenzio è più eloquente.

La via per il congresso unitario si raffredda. E lascia aperta la possibilità di una conta. Pompeo sta studiando il campo. Se ci saranno i margini per vincere o per un risultato che certifichi un buon peso della sua componente all’interno degli equilibri provinciali metterà in campo un nome. Lo farà unendo le forze con quelle dell‘ex segretario Simone Costanzo, oggi sindaco di Coreno Ausonio.

Entrambi sono in attesa di capire le mosse del Segretario reggente Domenico Alfieri. È tentato dalla candidatura. Ma sa di non avere la consistenza necessaria per vincere un congresso. Non da solo. (leggi qui Congresso del Pd Alfieri non molla E rilancia la sfida).

Antonio Pompeo con Domenico Alfieri

Francesco De Angelis lo sa. Allo stesso tempo sa che sono maturi i tempi per un salto generazionale netto e radicale, come lo fu quello che portò alla segreteria un giovanissimo Mauro Buschini. Oggi la scelta coraggiosa potrebbe essere puntare sul nome di Luca Fantini: strutturato dall’esperienza della guida regionale del Giovani Pd, ben introdotto nella squadra di Nicola Zingaretti, capace di scelte autonome come quella che lo portò a sostenere Orlando al Congresso nazionale mentre Buschini e De Angelis invece sostenevano Renzi. (leggi qui Un segretario operaio: la vera posta in palio del congresso provinciale del Pd).

Ma scendere in campo per Fantini significherebbe spaccare Pensare Democratico. O quantomeno creare i presupposti per una possibile frattura. Sta tutta qui la decisione di Francesco De Angelis di fare un passo indietro ed annunciare che non presenterà candidati al Congresso, non presenterà liste, non muoverà un dito. (leggi qui Partito Democratico, ora il congresso diventa un rebus).

Scalia, De Angelis e Renna al Rugantino

Sta tutto qui il senso della chiacchierata fatta con Francesco Scalia al Rugantino in occasione del compleanno del senatore (leggi qui Metti una sera a cena da Rugantino: il Pd si riscopre unito). E dell’ipotesi di accordo individuata. Non tanto su un nome, Ma su uno schema. Con il quale arrivare ad un congresso unitario, capace di rafforzare entrambi i fronti. Perché a quel punto possono presentarsi compatti davanti a qualunque interlocutore.

Ma questa è la dottrina Scalia. Non quella di Pompeo. Che per ora preferisce il silenzio.