L’abiura di Anagni

Incontro tra i consiglieri d'opposizione che hanno firmato il ricorso al Tar contro il biodigestore. In tre stanno valutando la possibilità di ritirare la firma. Per evitare di essere estromessi dal consiglio comunale.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Abiura s. f. [der. di abiurare]. – Rinuncia libera e perpetua, sotto la fede del giuramento, a cose, persone o idee, alle quali prima si era aderito: fare formale abiura dei proprî errori; in partic., ritrattazione giurata mediante la quale si rinuncia per sempre a una dottrina fino a quel momento praticata, riconoscendola erronea ed eretica: l’abiura di un’eresia, di uno scisma, o a un’eresia, a uno scisma. Per estensione: rinuncia a un credo politico, ritrattazione delle ideologie o abbandono dei principî precedentemente professati.”


Per la Treccani, insomma, è chiaro; abiurare vuol dire fare marcia indietro. Tornare sui propri passi. Sconfessare la propria posizione, magari sostenuta con calore fino a poco prima.
È giustamente celebre, in tal senso, l’abiura di Galileo Galilei; che il 22 giugno del 1633, presso il tribunale della Santa Inquisizione, fu costretto a fare una pubblica sconfessione del sistema copernicano (anche se la leggenda narra che, alla fine, dopo l’abiura, Galileo avrebbe pronunciato il suo famoso “eppur si muove”).

Galileo Galilei

Ma Galileo aveva, a parziale giustificazione, la necessità di salvare la pelle, per non finire sul rogo come eretico, come era accaduto invece anni prima a Giordano Bruno, arso vivo a Campo de Fiori il 17 febbraio del 1600.

Non è invece chiaro quale sia il motivo che potrebbe portare, in un futuro molto prossimo, ad Anagni, tre dei cinque ( attualmente) consiglieri comunali d’opposizione, a fare abiura. Ovvero, a ritirare la propria firma dal ricorso al tar contro il biodigestore.  (Leggi qui “Il ricorso mette in bilico i Consiglieri”: il sindaco ci pensa).

L’iter di decadenza

Tutto nasce dal fatto che in città sta per partire ufficialmente l’iter che potrebbe portare alla cacciata dei consiglieri d’opposizione dall’assise, dopo la loro firma sul ricorso. Entro pochi giorni dovrebbe essere convocato un consiglio comunale ad hoc, proprio per discutere della vicenda. (Leggi qui Il postino bussa al Comune: c’è l’iter di decadenza).

Ebbene, sembra che qualche giorno fa, i cinque consiglieri restati all’opposizione si siano visti per fare il punto della situazione. E sembra che di questi, tre (Alessandro Cardinali, Nello Di Giulio e Sandra Tagliaboschi) abbiano manifestato l’idea di fare un passo indietro. Solo Fernando Fioramonti e Valeriano Tasca avrebbero deciso di tenere il punto. Nel caso, rischiando la cacciata dal Consiglio (contro la quale farebbero comunque ricorso).

Cosa spingerebbe i tre al passo indietro? Sostanzialmente due elementi. Il primo: la spesa non vale l’impresa, cioè il ricorso al Tar non vale la rinuncia a fare opposizione stando in prima linea nell’Aula del Consiglio comunale. Il secondo: il fatto che l’uscita dal Consiglio renderebbe impossibile una loro partecipazione alle provinciali. Di qui, pare, la decisione del ritiro del ricorso.

Una mossa criticata da chi invece ritiene che la coerenza debba restare un valore. Con o senza poltrona. A meno di non voler ammettere pubblicamente che quell firma è stata messa con leggerezza, senza rendersi conto delle conseguenze alle quali andavano incontro.

Il caos in commissione

Non che dall’altra parte le cose in tal senso vadano meglio. La riunione di Commissione che qualche giorno fa ha valutato la delibera di iniziativa popolare contro il biodigestore ha fatto registrare una serie di comprensibili polemiche tra maggioranza ed opposizione.  Ma anche la netta presa di posizione dell’esponente di Fi Pierino Naretti, che si è pubblicamente schierato contro gli esponenti della sua maggioranza.  (Leggi qui Colpo di scena: il biodigestore lo propongono quelli che dicevano no).

Pierino Naretti

Naretti, con la sua mossa, ha chiarito, caso mai ce ne fosse stato bisogno, che sul biodigestore, in maggioranza, esiste, e non da oggi, una netta spaccatura. Tra chi (Naretti stesso, Salvati, Pietrucci, Marino) è contrario, e chi (Ambrosetti, lo stesso  sindaco Natalia, al di là delle dichiarazioni ufficiali) è più possibilista.

Una spaccatura che fa rumore, al di là dei sorrisi ed ei documenti congiunti delle riunioni ufficiali di maggioranza.