Orgoglio e termometro: ecco la Festa dell’Unità del Pd verolano

I primi tre giorni di settembre per equalizzare un ritorno emotivo con la necessità di fare risultato: alle Europee ma soprattutto in Comune

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Quella del 1984 a Modena viene ricordata come una Festa dell’Unità memorabile, perché fu quella del “sorpasso”. La mistica ci consegna il claim di “altri tempi, altri uomini e donne” e soprattutto altro modo di intendere la sinistra.

Ad ogni modo nel 1984 i militanti sembravano più felici del solito e in effetti lo erano. Non capitava ogni anno infatti di poter allestire la Festa dell’Unità celebrando un 33% alle Elezioni Europee con cui il Pci diventava il primo partito italiano.

Flashback, dissolvenza e saltiamo a pie’ pari a quarant’anni dopo. Lo scenario non è Modena, Berlinguer non è più in vita ma vivo come non mai (magari incazzato nero) e la sinistra ha aggiunto il prefisso “centro” alla sua denominazione. Pd, la sinistra oggi si chiama per parte congrua Pd ed è il tormentato punto di incontro tra ciò che rappresentò allora da solo e ciò che vorrebbe rappresentare domani in compagnia.

Come ci si è arrivati, alla kermesse di Veroli

Enrico Berlinguer a Venezia nel 1980 (Foto: Gorup de Besanez)

Il tutto con un oggi che contiene il peccato originale di aver guardato meno alle masse, tanto che le stesse oggi sono di sinistra. Tuttavia per lo più non votano ed apparecchiano nicchie decisive di consenso a chi di sinistra non è.

Non è poco, perché tra l’altro quelli che prima erano i “nemici” da sorpassare oggi sono parte del concertato. Ci sono state la fine delle idee “in purezza” e la gioiosa macchina da guerra che la guerra la perse. Poi c’è stato il Lingotto e, da allora, un altro modo di intendere la sinistra.

Bentornata Festa, il comitato di accoglienza

Siamo a Veroli e la Festa dell’Unità sta tornando, tutti le dicono bentornata e glielo dicono due volte. Perché il binario è doppio stavolta? Perché non ci sono solo cose cambiate con cui fare i conti e da mettere a registro. No, non è solo la mistica di magone che muove la faccenda ma anche una necessità pratica che a Veroli a sua volta di sdoppia ancora.

Bisogna fare una conta e flettere i muscoli per fare la propria parte alle Europee del 2024. E poi bisogna equalizzare le energie per dare a Veroli, se possibile, un sindaco dem, anzi, una sindaca. Si andrà di orgoglio e termometro quindi, poco da fare.

Orizzonti più piccini che annegano nell’oceano di Storia di un evento che della Storia è parte? Metro siderale tra Enrico Berlinguer che parlava di un’Europa ed un mondo che “sono ancora in pace” ed Elly Schlein che si smarca dall’atlantismo pur restando atlantica? E’ comodo e figo ma non sarebbe giusto.

Nostalgia canaglia, ma non basta solo quella

Non è questo il gioco, questo è un gioco meschino perché è fatto della retorica dei “bei tempi che non tornano più”. Di quelle e di incomparabili cose che poi sono il movente perfetto per arrendersi. Il gioco è quello di oggi e gioco non è: è un modo per rimettere al centro il futuro scommettendo sul presente e senza dimenticarlo, quel passato. Ma riuscendo anche a superare la mistica ingombrante del suo Epos. E a fabbricare chimere produttive.

Francesco De Angelis e Daniele Leodori

Ci si proverà i prossimi primo, due e tre settembre, in terra ernica e nel Piazzale dei Cappuccini, con una festa che manca dal 1995. Senza scalmane da match impossibili con la Grandezza che fu, si prova a fare somma e quadrato per recuperare la portanza di un aereo che vola più basso, in cieli diversi e con un copilota che a volte sgrana il rosario, senza rivoluzioni ma riformando.

Il primo nemico da sconfiggere quindi è la disillusione. La nuova fase del Partito Democratico indicato nel Lazio da Daniele Leodori e Francesco De Angelis parte da questa battaglia: prendere chi è di sinistra ma ha un broncio etico grosso come una casa e tornare a farlo sentire parte di un qualcosa che funzioni. E che funzioni perché lo abbraccia e contiene perfettamente: con i suoi problemi, le sue aspirazioni, la sua visione della politica.

Togliere il broncio agli elettori: con una nuova fase

Roba difficile, doppiamente difficile perché ci sono anche gli obiettivi di medio respiro da inquadrare, e quelli vanno messi subiti a regime se li vuoi centrare. A via Gracilia hanno dato appuntamento a cittadini e giornalisti Sara Battisti, Luca Fantini, Francesca Cerquozzi ed Assunta Parente. Una leader amministratrice regionale, un segretario provinciale, una consigliera delegata alla Cultura e una vicesindaca uscente.

Tutti sono organici alla Festa e ognuno di loro è funzionale a quello che la Festa deve produrre: un ritorno ma anche un progetto. E fatti, fatti di numeri da mettere in carniere per Euro 2024 e governo cittadino. Sincronizzare le due bande di frequenza non è stato facile ma chi ci ha provato alla fine l’ha spuntata. Con la maglietta in comune denominatore e le singole aspettative come tratto identitario al contempo, così si è andati domenica mattina.

Con il segretario cittadino Toni Pironi a tenere le fila e a fare crasi tra collegio e città. La chiave di lettura l’ha data Sara Battisti ed è chiave di ferro. O si usa quella oppure la porta sbatterà sul muso a tutti. Si va per ritrovare l’unità non solo come concetto, ma come indispensabile presupposto politico per avere risultati alle Europee. E poi mettere suggello pratico alla contrapposizione “al governo Meloni e al governo Rocca che hanno dimenticato le piccole realtà, perfino riguardo i servizi sanitari”.

Parente la veterana: confronto e scontro

Si va giù spicci quindi, e ancor più pratici ci si va sul tema elezioni amministrative. Lì le strade da seguire sono due, due come le papabili candidate a Piazza Mazzoli, Cerquozzi e Parente. O si va di primarie senza impronte digitali dei quadri alti oppure c’è un’altra via, quella che passa per le decisioni gallonate, ma non un solo voto dem deve andare sperso a Veroli. Benissimo la dialettica quindi ma senza i toni belluini dei “corral” interni.

Si va di confronto, magari di scontro, ma si va compatti. Assunta Parente è veterana ed ha fatto la sua summa in ordine ad un momento di “confronto-scontro sulla situazione attuale locale e politica”. Ed ha puntato su “una collaborazione che crea il futuro. Vogliamo rincontrarci e risentirci”. Francesca Cerquozzi non si è nascosta ed ha citato una kermesse che è di fatto chiave di ingresso per una delicata stagione elettorale, sue due piani e con uno che la riguarda da vicino, molto da vicino.

Perciò l’ha messa giù “terragna”, senza il recinto bello ma stretto di quella filosofia tropo spesso usata ad hoc per pitturarla come aliena dalle istanze a tre dimensioni della gente. E presentando il conto della giunta regionale presieduta da Nicola Zingaretti, conto in attivo, coi territori e con Veroli. “Veroli non deve dimenticare una coalizione che ha dato apporti importanti in termini di idee, contributi e finanziamenti grazie alla Regione di matrice ‘zingarettiana’”.

La praticità di Francesca: il già fatto e il da farsi

Veroli ricordi ed agisca, dunque, non per dimostrare grato opportunismo, ma per cogliere una serena opportunità. “Finanziamenti che con la destra al governo sono stati tutti dirottati verso le grandi città, lasciando le piccole realtà nel deserto del ‘cavatevela da soli’”. Gli spunti di riflessione sono “tanti. Da un lato c’è una nuova classe dirigente di ragazze e ragazzi che si sono avvicinati al Pd. Poi c’è il lato B, che non è come nei dischi di una volta in cui ci si metteva la canzone più “moscia” rispetto alla hit. “Dall’altro lato c’è il progetto che metteremo in campo, progetto che sappia entusiasmare le persone”.

Come? Con “una coalizione che deve continuare a stare insieme e che si dovrebbe allargare di più”. La chiama è evidente e testimonia una cosa: a Veroli si sta cercando una crasi anche con la sinistra che non guarda al Nazareno. E per scegliere chi dovrà essere testimonial di questo processo? Poco da fare, il metodo-Battisti è il solo e “lo strumento delle primarie è prioritario”. Il dato è uno e lo ha rimarcato Luca Fantini: Veroli è un “luogo di punta del PD e la festa dà inizio alla stagione politica a livello provinciale”.

L’amarcord, la rotta di Fantini e il ruolo di Veroli

Cioè dà il fuoco alle polveri per qualcosa che è di più di un amarcord emozionale. E che si pone con il vestito scomodo ma stimolante del banco di prova. Per vedere quanto si è bravi ad essere vincenti, non solo quanto si sia propensi ad essere commossi. Zero emozioni e tutta prassi dunque? Affatto, semmai l’emozione come benzina per essere pratici come non mai. L’emozione di un Danilo Campanari unita al pragmatismo di un monoblocco che deve ancora bilanciare appieno le sue singolarità. Serviranno dibattiti per questo, ce ne saranno e stavolta non faranno solo curriculum.

Marta Bonafoni

Venerdì 1 settembre con “L’estate militante del Partito Democratico”. Ospiti: Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale. Inoltre il deputato Claudio Mancini e la delegata direzione nazionale del PD Alessandra Maggiani. Sabato 2 settembre con il presidente Egato Mauro Buschini, Stefano Ceccarelli, presidente circolo Legambiente ‘Il Cigno’. Poi con Pierluigi Sanna. Tema: “La sfida dell’economia circolare”. Infine domenica 3 settembre con “Veroli, il governo del paese e il contributo del PD”.

Il poker della domenica, con Zingaretti

se la giocherà un poker: Nicola Zingaretti, il sindaco di Veroli Simone Cretaro, poi Cerquozzi e Parente. In chiosa il comizio di Toni Pironi, Luca Fantini e del deputato Marco Sarracino. Per l’orgoglio di essere tornati e con il termometro di sapere perché si è tornati. Consapevoli che Veroli è banco di prova per se stessa e per la politica frusinate.

Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica

E che fare centro su entrambi i tavoli, azzerando la distanza fra un pensiero bello ma fugace e la cabina elettorale, sarà il solo modo per togliere al Pd il suo peccato originale dai tempi del Lingotto. Quello di essere il modo migliore per inquadrare una buona idea ma non il migliore per realizzarla.

Facendo vincere grazie a quella zoppia l’Italia dei quorum nani e dei mal di pancia, e non l’Italia dei più. Italia che magari, assieme a Veroli, aspetta un segno.