Ciociaria 2019, l’anno della deriva

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Silenzio assoluto sul futuro dello stabilimento Fca, nessuna novità sulla bonifica della Valle del Sacco, opere pubbliche e infrastrutturali neppure contemplate, situazione politica senza scatti veri, partiti impegnati nei soliti tatticismi. Una provincia ormai marginale, che nessuno prende sul serio.

Da agosto ad oggi a livello nazionale le accelerazioni politiche sono state numerose e fortissime: la fine del Governo gialloverde, la nascita di quello giallorosso, Matteo Salvini all’opposizione, Matteo Renzi che fonda un suo Partito e sostiene lo stesso esecutivo di Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Poi le elezioni in Umbria che ridimensionano i Cinque Stelle, lanciano il centrodestra della Lega ma anche di Fratelli d’Italia. Ancora: il ruolo del Partito Democratico di Nicola Zingaretti, sospeso tra senso di responsabilità e voglia di elezioni anticipate. Il tutto in un contesto economico importante, dall’accordo Fca-Peugeot al caso Ilva. In provincia di Frosinone invece nulla di rilevante, se si eccettua il ribaltone al Cosilam, con Forza Italia e Pd che si organizzano per far cadere Mario Abbruzzese.

Nulla da segnalare

La politica locale da mesi non offre spunti importanti. Non succede nulla di particolarmente rilevante nei Comuni. A parte naturalmente le dimissioni di massa che hanno interrotto il mandato del sindaco Roberto Caligiore a Ceccano. Anche qui però senza una “reazione” politica degna di questo nome.

Lo stesso Caligiore sembra impegnato a voler ricucire una situazione che si è strappata definitivamente. Il senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) non lo ricandiderà a sindaco, a meno che non dovesse avere nessuna altra alternativa.

Il vantaggio del centrodestra è che nella roccaforte rossa per eccellenza il centrosinistra non esiste più e non appare in grado di esprimere un candidato sindaco unitario.

Per il resto, nulla da segnalare: Nicola Ottaviani (Lega) a Frosinone fa quello che vuole, Enzo Salera (Pd) a Cassino lo stesso. Daniele Natalia (Forza Italia) ad Anagni è alle prese con insignificanti movimenti tellurici quotidiani, ma per ora lo sciame sismico non lo impensierisce. A Sora situazione complessa per Roberto De Donatis, ma insomma nulla di trascendentale: nella confusione si pesca meglio. Si potrebbe continuare, ma il quadro è chiaro.

Il piatto piange

Lo stabilimento Fca Cassino Plant

Sul piano dei grandi temi economici, il piatto piange. Nessuno parla più seriamente (ammesso che l’abbia mai fatto) del futuro dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano. C’è stata l’intesa Fca-Peugeot, ma nessuno ha spiegato chiaramente come succederà nello stabilimento del cassinate. Gli indizi sono tanti e nessuno è favorevole: Cassino Plant è una realtà di alta eccellenza, produce modelli del segmento premium, ma ne produce pochi e quindi lo stabilimento è un costo e non un guadagno; l’Ad Fca Mike Manley inoltre ha annunciato la fine della piattaforma Giorgio: fine dei modelli Giulia e Stelvio nel giro di pochi anni. E dal territorio il solito silenzio. (leggi qui Fca saluta Giorgio, la ‘base’ su cui nascono Giulia e Stelvio).

La questione dell’Ilva ha riproposto il tema dei temi, quella bonifica della Valle del Sacco che è necessaria per il territorio, per le aziende, per i lavoratori, per il futuro. Pure su questo tema silenzio assordante.

Come sull’eccellenza del chimico-farmaceutico, sulla necessità di un potenziamento della rete delle infrastrutture materiali e immateriali.

Nessuno che dica una parola su quella che potrebbe essere la rivoluzione industriale dei prossimi anni: l’economia circolare che baserà tutto sulla trasformazione di materiali che oggi invece finiscono in discarica; i numeri di Unioncamere dicono che solo da lì arriverà un quinto dei nuovi posti di lavoro. Ma il confine tra Terra dei Fuochi e impianti con pista da sci come a Copenhagen è sottile e bisogna iniziare a parlarne subito se ci si vuole far trovare pronti. (leggi qui Migliaia di posti in fabbrica che la provincia rischia di non agganciare).

Sonno profondo

Come su tutto insomma. La verità è che in provincia di Frosinone manca un’agenda degna di questo nome: una serie di scadenze che una classe dirigente capace si impegni ad applicare, governando i processi invece di subirli e di correre ai ripari quando l’emergenza è irrecuperabile.

Francesco De Angelis incontra i deputati M5S

Perfino la dialettica politica langue: nella Lega nessuno sfida Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi, Forza Italia e Cambiamo si fanno i dispetti, Fratelli d’Italia avanza piano, i Cinque Stelle precipitano forte. Mentre nel Pd le carte continua a darle Francesco De Angelis (e chi sennò). Italia Viva aspetta di capire se la componente di Antonio Pompeo arriverà oppure no e via di questo passo. (leggi qui I tre morsi di Francesco De Angelis detto Bokassa).

Una provincia residuale e marginale sotto tutti i punti di vista, da quello economico a quello politico. Senza più nemmeno un profilo politico interessante e magari in controtendenza.