Il segretario del Pd zittisce brutalmente le minoranze interne e chiude le porte al congresso anticipato. Una decisione che peserà anche nei territori. In Ciociaria la componente di Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti non concederà nulla. Ecco perché.
Stavolta Nicola Zingaretti ha voluto far capire a tutti che nel Pd “comanda” lui. Non perché abbia fatto un colpo di Stato. Ma semplicemente perché ha vinto un congresso appena due anni fa con una maggioranza schiacciante. E poi ha ridato centralità politica ad un Partito che dopo la sconfitta del 2018 era diventato marginale e ininfluente.
Ma ha voluto pure far capire che è stanco delle polemiche delle minoranze interne, sempre e soltanto concentrate sul Partito e mai sulla dimensione del momento del Paese.
Il messaggio di Zingaretti però vale sull’intero territorio e significa pure che dappertutto a guidare il Partito dovrà essere la sua componente. Perché maggioritaria e legittimata dai congressi. Non per prepotenza. È stufo dei bombardamenti sul suo quartier generale.
Il Congresso a suo tempo
Ha detto Nicola Zingaretti: “Io farò di tutto perché ci sia un dibattito libero e chiaro ma anche che spinga tutti verso la responsabilità di un destino comune perché non possiamo vivere i prossimi mesi con fuori una battaglia politica e noi implosi in una discussione tutta interna, occorre un salto in avanti”.
Quindi il segretario ha confermato che le primarie per la segreteria restano previste per il 2023. Insomma, nessun congresso anticipato. Apriti cielo. Le correnti interne sono insorte. Ed è quello che Nicola Zingaretti voleva. Provocarle per ridimensionarle.
Lorenzo Guerini e Luca Lotti, gli ex renziani leader di Base Riformista, hanno fatto notare notare che se “si sposta al 2023 il congresso, rischiamo di essere in un’altra era politica”. Hanno aggiunto: “Mentre restiamo convinti che, subito dopo l’emergenza, vada aperta una discussione profonda di rango congressuale sull’identità del Pd e sul ruolo che deve avere nella nuova fase storica che si è aperta”.
Poi Matteo Orfini (Giovani Turchi) ha tuonato: “Chiedere di fare un congresso ora è da marziani ma lo è anche dire che faremo le primarie nel 2023. Ed è anche una incredibile scorrettezza che sono certo Zingaretti vorrà immediatamente correggere”.
Zingaretti non deve rimediare
Zingaretti in realtà non vuole rimediare a nulla. Infatti è andato avanti per la sua strada. Spiegando: “Le prossime primarie sono previste nel 2023 ma io penso sia giusto, perché è cambiato tutto, aprire una discussione su di noi, sulla nostra idea e proposta di Paese e questa discussione andrà fatta anche con chiarezza e con franchezza utilizzando gli strumenti che abbiamo, dandoci delle regole, un modo di discutere. Ma davvero voi pensate di poter arrivare fino a ottobre e con i 5 Stelle che si stanno organizzando, si stanno rifondando dandosi una nuova leadership con Conte, con Salvini che usa il potere ma bombarda il quartier generale come ai tempi del Papeete, con Fratelli d’Italia che sta all’opposizione ma poi si presenta compatto come una falange con il centrodestra alle amministrative?” (Leggi qui Zingaretti contro le minoranze rumorose del Pd ).
“Ma davvero pensiamo di arrivare ad ottobre con un Partito che il lunedì dice sui giornali che si sta dissolvendo, il martedì che è contro il codice degli appalti, il mercoledì che Salvini è un leader europeista però abbiamo problemi se nel M5S si apre un processo riformatore? Io ho annunciato l’Assemblea Nazionale come inizio di un momento di confronto perché ne sono convinto che dobbiamo tornare a discutere ma per mettere in campo una proposta credibile per l’Italia. Questo lo dobbiamo al nostro popolo e il gruppo dirigente deve sentire questa responsabilità sulle spalle e quindi dobbiamo verificare le condizione se da quell’appuntamento possa aprire un confronto positivo tra noi o si perde il filo“.
Significa che il congresso sarà tematico, non sulla leadership.
Tutto De Angelis
E gli effetti a livello locale. “Continuerà a comandare De Angelis”, sintetizza un autorevole esponente dei Dem a livello locale. E in realtà è proprio così. Perché la prova di forza di Nicola Zingaretti rafforza ulteriormente il peso e il ruolo di Pensare Democratico, la componente largamente maggioritaria in Ciociaria. Quella di Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti. Quella del segretario Luca Fantini, pur se eletto in una logica unitaria.
È tempo di interrogarsi per le componenti di minoranza. A cominciare da Base Riformista di Antonio Pompeo.
Pensare Democratico non concederà nulla. Ma proprio nulla.