Esattamente come successe dopo l’affondamento della candidatura alla presidenza della Provincia di Tommaso Ciccone, dopo il fallimento di Sora la coalizione cercherà di non chiarire e di non riunirsi. Lasciando irrisolti i nodi da sciogliere. Ecco perché.
Il coordinatore di Forza Italia nel Lazio Claudio Fazzone dice che una volta archiviate le elezioni «bisognerà fare una riflessione importante» perché quanto accaduto a Sora è politicamente grave». Quanto tempo impiegherà il centrodestra della provincia di Frosinone per tornare a riunirsi e per cercare di mettere in chiaro le cose?
Potrebbe perfino non succedere mai. Nell’autunno del 2018 la coalizione decise di lanciare Tommaso Ciccone alla presidenza della Provincia. Poi nel segreto dell’urna i franchi tiratori affondarono quella designazione, aprendo la strada al bis di Antonio Pompeo. A valanga.
Negli anni successivi i successi alle comunali sono stati il frutto della forza politica di esponenti come Massimo Ruspandini a Ceccano. Ma la coalizione non si è mai davvero confrontata e quanto successo a Sora alla fine non è che lo specchio di una situazione paradossale.
I Partiti evanescenti
Eppure il centrodestra non può fare finta di nulla. Nella Lega bisognerà capire quali saranno le decisioni del coordinatore provinciale Nicola Ottaviani. Perché a Sora il leader locale Lino Caschera si è attestato su altre posizioni. E lo ha detto allo scoperto. È un uomo di Pasquale Ciacciarelli, che ha tentato in ogni modo di mediare.
Ma c’era un problema evidente la designazione di un sindaco espresso da Fratelli dItalia, in caso di elezione avrebbe condannato la Lega all’irrilevanza. Per questo l’unità è stata ritrovata immediatamente nel momento in cui è stato indicato Federico Altobelli, un candidato sindaco terzo tra FdI e Lega. (Leggi qui Licenza di tradire, il girone dantesco di Sora).
Ma allora il tavolo regionale dei Partiti non ha più un senso. Un chiarimento è inevitabile. Altrimenti che senso hanno avuto perfino le polemiche e le fibrillazioni?
In ordine sparso non si può
E anche il coordinatore regionale Claudio Durigon dovrà cercare di capire come si può andare avanti con un assetto riconosciuto dalle varie anime del Carroccio. Tra meno di dieci mesi si vota a Frosinone, il capoluogo. Il centrodestra non può presentarsi in ordine sparso. Sarebbe un regalo troppo grosso al centrosinostra.
Forza Italia ha deciso soltanto all’ultimo di convergere sulla candidatura a sindaco di Federico Altobelli a Sora. I dubbi c’erano. E qualcuno aveva pensato di sostenere Eugenia Tersigni, qualcun altro perfino Luca Di Stefano. Alla fine hanno prevalso le ragioni della coalizione. Ma non con una convinzione assoluta. I rumors sorani parlano di un mercanteggio fino all’ultima vacca. Anche all’interno degli “azzurri” un chiarimento è inevitabile.
I Fratelli parte lesa
Diverso il discorso per Fratelli d’Italia. La linea interna, dettata dal senatore e commissario provinciale Massimo Ruspandini, non è in discussione. Però il Partito di Giorgia Meloni deve decidere come voler stare nella coalizione. Bisogna aggregare e definire un percorso che porti al riconoscimento di una leadership condivisa del centrodestra. Non soltanto perché si vota a Frosinone, ma perché anche alle provinciali e in altri Comuni bisognerà mettere in campo strategie programmatiche e politiche.
Quindi Cambiamo-Coraggio Italia: a rappresentare la formazione di Giovanni Toti sul territorio c’è Mario Abbruzzese. Il quale però non può limitarsi a giocare di sponda con una parte della Lega, quella di Pasquale Ciacciarelli. Serve puntellare il centro. Lavorare per creare un terreno per quell’ala centrista moderata che oggi è ospite e non ha casa.
In realtà bisognerebbe convocare gli stati generali del centrodestra dopo le elezioni comunali. Ma l’impressione è che non lo farà nessuno. Preferendo ancora una volta la politica dello struzzo.