Livello massimo di preoccupazione di Nicola Zingaretti per l’insofferenza di Base Riformista all’interno del partito. La battuta al vetriolo dei fedelissimi su Marcucci: “Al Senato Italia Viva ha due capigruppo, noi nemmeno uno”. L’ipotesi dello strappo che allarma il segretario. E a livello locale Fantini monitora l’area di Pompeo.
La doppia battuta al vetriolo dei deputati e dei senatori vicinissimi a Nicola Zingaretti fa capire che nel Pd c’è almeno una parte di Base Riformista che non esclude come ipotesi quella dello strappo. Nonostante le dichiarazioni ufficiali.
Qualche giorno fa Andrea Marcucci, capogruppo Dem a Palazzo Madama, aveva chiesto al premier Giuseppe Conte di valutare se tutti i ministri del Governo fossero all’altezza della situazione in questo momento. Insomma, un rimpasto. Nel pieno della crescita esponenziale dei sondaggi da Covid-19. Nicola Zingaretti era intervenuto pesantemente e a quel punto era arrivata inevitabile la smentita. Ma questo è il terreno dei passi formali. (Leggi qui Pd, la guerra delle correnti è pronta a riesplodere).
In realtà nelle file Dem alcuni fedelissimi di Zingaretti avevano detto a Il Foglio: «Italia Viva ha due capigruppo al Senato, Faraone e Marcucci. Noi nemmeno uno». Nessun bisogno di traduzione o interpretazione. Poi qualcun altro ha aggiunto: «Una smentita al giorno toglie Marcucci di torno».
In realtà però Nicola Zingaretti è molto preoccupato. Perché questa legislatura non si gioca più sui sondaggi. E neppure sui voti veri delle varie elezioni che ci sono state nel frattempo. Cioè europee, amministrative, regionali, referendum. (Leggi qui Il Governo rischia, l’unico che se ne occupa è Zingaretti).
Pd, la forza nei gruppi
Si gioca sulla consistenza dei gruppi parlamentari, “disegnati” dal risultato del 4 marzo 2018. Risultati che vedono i Cinque Stelle forza di maggioranza relativa e Italia Viva con un numero cospicuo di parlamentari. E se davvero Base Riformista dovesse perdere “pezzi” importanti oppure “strappare”, allora il Pd andrebbe letteralmente nella peste.
Di Base Riformista fanno parte anche Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Le “sirene” renziane continuano a suonare senza tregua. Nicola Zingaretti non può permettersi di avere gruppi parlamentari ridotti rispetto all’assetto attuale. Ma all’interno di Base Riformista la protesta sta aumentando.
E gli effetti sono arrivati pure a livello locale, con Antonio Pompeo che sta contattando continuamente i fedelissimi. Ed è possibile che il neo segretario Luca Fantini provi a sondare la situazione. Ma intanto Zingaretti cerca di evitare uno strappo che però ha una motivazione forte.
Luca Lotti e gli altri non sopportano più né il premier Conte né i Cinque Stelle. Esattamente come Matteo Renzi.