Fischi e fiaschi del 2021

Terzo tempo. I protagonisti del 2021. Per capire meglio cosa ci lasciamo alle spalle. E cosa ci attende nel prossimo anno

Fischi e fiaschi. I protagonisti del 2021. Per capire meglio cosa ci lasciamo alle spalle. E cosa ci attende nel prossimo anno

FISCHI 

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis

Presidente del Consorzio industriale unico del Lazio. Un ente che secondo gli addetti ai lavori vale almeno 2 (se non 3) assessorati regionali. Dopo essere stato commissario, Francesco De Angelis è diventato presidente riuscendo a vincere tutta la concorrenza romana e regionale. Anche all’interno del suo Partito. Non è una cosa che succede tutti i giorni.

Ma lui non si è fermato a questo. E’ stato quello che ha voluto la lista unica del Pd alle Provinciali, raggiungendo un patto di ferro con il presidente Antonio Pompeo. Centrando l’obiettivo di 4 eletti del Pd. Contemporaneamente, insieme a Marco Delle Cese, ha messo in campo una lista fortissima del Polo Civico (2 eletti). In previsione delle comunali di Frosinone, ha lanciato l’idea del Campo Largo. Per prima cosa ha riunito tutto il centrosinistra attorno allo stesso tavolo. Con l’unica eccezione del Psi di Gian Franco Schietroma.

Poi ha fatto capire che la coalizione sarà estesa anche alle civiche trasversali, quelle provenienti dal centrodestra. Si vince in questo modo. E Francesco De Angelis vuole vincere sempre, anche quando gioca a carte.

Cannibale.

FRANCESCO BORGOMEO

È stato l’imprenditore locale con più passaggi sulle reti televisive nazionali: da Agorà di RaiTre agli appuntamenti serali di Rete4, da La7 a Rai Regione. Francesco Borgomeo è l’imprenditore che indica nuovi percorsi, traccia nuove rotte, individua soluzioni. Lo ha fatto con Saxa Gres e con Grestone in provincia di Frosinone: il 2021 è stato l’anno del consolidamento dei due stabilimenti, entrambi salvati dal fallimento; è stato l’anno dell’acquisizione di Nalco a Cisterna di Latina per trasformarla in Plasta Rei, individuando un nuovo polimero con cui ottenere la plastica partendo dal latte scaduto e dal kiwi. (Leggi qui Il nuovo miracolo di Borgomeo: plastica da kiwi e latte).

A dicembre viene chiamato a Firenze per risolvere il caso Gkn, la fabbrica di semiassi che dalla sera alla mattina aveva messo sulla strada circa cinquecento persone per trasferire la produzione fuori dall’Italia. Ha risolto la questione in tre settimane, avviando anche in questo caso un percorso di conversione. (Leggi qui E dopo il latte ora pure i semiassi: Borgomeo salva Gkn Driveline).

L’anno si conclude con un’amarezza: lo stop per un mese al suo polo della ceramica green nel centro Italia. È la stessa sorte subita da vetrifici, cementifici, acciaierie: il polo di Sassuolo ormai ha già spento al 50%. L’energia costa troppo. Lui lo aveva detto da mesi, arrivando a proporre la realizzazione di un termovalorizzatore in ogni area Stellantis a partire da Cassino. Nell’ultimo giorno di lavoro ha commentato:  Mi domando che senso abbia portare all’estero i rifiuti del Lazio per poi comprare dall’estero l’energia prodotta con i nostri materiali, opportunamente trattati in termovalorizzatori e biodigestori che qui ancora ci impediscono di realizzare nonostante li solleciti e li richieda anche il Pnrr per renderci competitivi”. (Leggi qui E noi… ve lo avevamo detto).

Il suo impianto, per legge, andava autorizzato in 180 giorni: sono passati 5 anni ed il biodigestore non vede ancora al luce.

Profeta in anticipo sui tempi.

DI STEFANO-CIANFROCCA

Luca Di Stefano

Ricorderanno per sempre il 2021. Maurizio Cianfrocca ha riportato il centrodestra alla guida del Comune di Alatri dopo un lunghissimo periodo. Bisogna considerare che Alatri è il Comune del consigliere regionale del Pd Mauro Buschini e del Segretario del Partito Luca Fantini.

Bisogna considerare che il tasso di litigiosità del centrodestra raggiunge da quelle parti vette altissime. Maurizio Cianfrocca ha fatto una campagna elettorale porta a porta, piena di concretezza e di strategie. Non ha voluto effetti speciali, si è accontentato dell’ordinario. Al primo turno ha messo fuori gioco Fabio Di Fabio (Pd), al secondo ha asfaltato il civico Enrico Pavia.

Luca Di Stefano ha compiuto un’impresa: nel giro di un anno è passato dall’essere l’uomo di punta della Lega all’esponente civico che ha fatto la differenza. Politicamente figlio d’arte, ha dimostrato però che sa “soffrire” e che ha una lucidità fuori dall’ordinario. Ha mandato a sbattere i suoi avversari, semplicemente rimanendo fermo al suo posto.

Esattamente come avvenuto nella diatriba per la nomina del Presidente del Consiglio comunale: ha lasciato che fossero gli altri a giocare la partita, azzoppandosi a vicenda. Lui ha messo la palla in rete, praticamente a porta vuota.

L’anno dei giganti.

OTTAVIANI-POMPEO

Antonio Pompeo

Il sindaco di Frosinone, coordinatore provinciale della Lega, si appresta a concludere il doppio mandato dopo aver letteralmente cambiato volto al capoluogo. Dallo stadio al Parco Matusa, passando per la fermata dell’Alta Velocità.

Come leader politico della Lega, si è tolto la soddisfazione di essere primo nel centrodestra a Sora, ad Alatri e poi alle provinciali. Riuscendo anche a gestire una situazione interna per nulla semplice. Adesso deve preparare le elezioni della successione e intende farlo attraverso le primarie.

Ma quello che è certo è che il suo doppio mandato da sindaco, culminato con il trasferimento della sede del Comune nel palazzo che ha ospitato la filiale della Banca d’Italia fa già parte della storia.

Antonio Pompeo ha ulteriormente rilanciato il ruolo e il peso della Provincia e adesso si appresta a completare il quadro. Ma potrebbe anche proseguire l’avventura se la riforma delle Province andasse in porto. Nel frattempo ha stretto un asse di ferro con Francesco De Angelis per guardare alle Regionali.

Strateghi.

FIASCHI

DE DONATIS-MORINI

Roberto De Donatis

C’è modo e modo per uscire di scena, specialmente quando si è ricoperto il ruolo di sindaco. Nel 2016 la vittoria di Roberto De Donatis aveva aperto una nuova fase politica a Sora. Quest’anno non è riuscito neppure ad essere confermato come consigliere.

Ha perso tanto consenso e moltissimi consiglieri ed esponenti politici che gli avevano dato fiducia. Il tutto senza mai accennare ad un’autocritica. Inoltre ad un certo punto doveva capire che l’operazione di Luca Di Stefano era destinata ad andare a dama. Invece ha continuato ad oscillare tra voglia di restare civico e necessità di trovare sponde politiche. E’ rimasto nel guado.

Giuseppe Morini deve molto al Pd per la sua carriera politica da sindaco. Eppure nella campagna elettorale di Alatri non si è visto. Anzi, interpretando le parole del segretario Luca Fantini, proprio alcune scelte effettuate da Morini hanno ridotto il Pd ai minimi termini ad Alatri.

Sconfitti.

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

È scomparso dalla vita politica della “sua” Ciociaria e anche a livello nazionale ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. In provincia di Frosinone Forza Italia è in una fase di deriva completa. Non è riuscita a raggiungere neppure il quorum alle Provinciali.

Il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone sta ottenendo risultati enormi in provincia di Latina, mentre in Ciociaria si è affidato ad uno schema, quello dei tre coordinatori, che non funziona. Inoltre gli “azzurri” hanno continuato a perdere esponenti. L’ultimo in ordine di tempo quel Gianluca Quadrini che da solo ha preso quasi tutti i voti ponderati di Forza Italia alle provinciali.

Antonio Tajani ha preferito ritirarsi dal territorio, guardando altrove. Ma non gli è andata bene. La nomina a coordinatore nazionale è stata dovuta al fatto che Gianni Letta lo ha tenuto fuori dal Governo Draghi. Insomma, un contentino. Infine, in Forza Italia Antonio Tajani non riesce ad imporre alcun tipo di strategia.

Annus horribilis.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

A inizio 2021 ha dovuto lasciare Palazzo Chigi: per lui una tragedia politica senza precedenti, mai completamente digerita. Anche perché è stata dovuta all’azione di Matteo Renzi, il suo avversario più irriducibile.

Conte ha dovuto poi “ingoiare” la nomina di Mario Draghi come premier. Draghi ha smontato pezzo dopo pezzo tutta la macchina organizzativa che Conte aveva messo in piedi per fronteggiare la pandemia. E considerati i risultati sulla campagna di vaccinazione e sul Pnrr, c’è poco da discutere. Draghi-Conte 8-0.

Quindi ha scelto di fare il capo politico del Movimento Cinque Stelle, dimostrando di non avere nulla a che fare con il soggetto politico voluto da Beppe Grillo. Infatti ha “contro” Luigi Di Maio e tanti altri. Adesso, nella partita per il Quirinale, la sua unica strategia è quella di provare a sbarrare la strada a Mario Draghi. Una vera ossessione politica.

Tutto sbagliato, tutto da rifare.