Top e Flop, i protagonisti del giorno: 10 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ENRICO MICHETTI

Simonetta Matone ed Enrico Michetti (Foto: Imagoeconomica)

È lui il candidato sindaco di Roma del centrodestra. Peraltro in ticket con Simonetta Matone. Lo chiamano il tribuno della radio e questo è un vantaggio in una città come la Capitale dove è importante essere conosciuti. Potrà giocarsi al meglio le sue carte in un contesto dove in quattro ambiscono al ballottaggio: lui, Roberto Gualtieri, Virginia Raggi, Carlo Calenda.

Lanciato da Giorgia Meloni, è però un “civico” e un uomo di area. Il fatto che abbia già rappresentato un punto di equilibrio è fondamentale. Lo ha rappresentato perché sia Fratelli d’Italia che la Lega ambiscono alla candidatura alla presidenza della Regione Lazio. Lo ha rappresentato perché Forza Italia ha giocato comunque un ruolo e Antonio Tajani non ha mollato sulla Matone. Riuscendo pure ad ottenere la candidatura alla presidenza della Regione Calabria. (Leggi qui Il gioco ad incastri per le candidatura su Roma).

Michetti entra in scena nel momento topico. E i sondaggi lo danno già al ballottaggio.

Radio Roma.

ADOLFO URSO

Adolfo Urso (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La sua nomina a presidente del Copasir rappresenta un successo politico enorme. Suo e di Giorgia Meloni. Parliamo della commissione parlamentare dei servizi segreti, quella che Fratelli d’Italia ha ottenuto dopo un braccio di ferro di mesi. Con la Lega. E infatti Urso è stato votato da tutti, meno che dalla Lega.

Enfant prodige di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, Adolfo Urso negli anni ha assunto un ruolo di carattere istituzionale mai banale e mai di secondo piano. È uno che sa aspettare, che lavora dietro le quinte, che conosce tempi e modalità della politica alla perfezione.

Giorgia Meloni in questo modo ha fatto capire a tutti, ma soprattutto a Matteo Salvini, quanto Fratelli d’Italia stia crescendo dopo aver effettuato la scelta di stare all’opposizione del Governo Draghi. Cresce nei sondaggi, cresce nel peso istituzionale, cresce nel percorso di accreditamento nelle Capitali europee e mondiali che la Meloni sta effettuando.

La nomina di Urso al vertice del Copasir è fondamentale. Lui si conferma un predestinato.

Primo della classe.

BRUNI – DI STEFANO

Luca Di Stefano, Lino Caschera e Massimiliano Bruni

Due mosse, fatte a distanza e senza alcun accordo. ma che hanno cambiato in poche ore lo scenario elettorale di Sora che in autunno vedrà la città alle urne per eleggere il nuovo sindaco ed il nuovo Consiglio Comunale. (Leggi qui Centrodestra nella bufera: Di Stefano conquista Lucarelli).

Massimiliano Bruni, leader cittadino dei Fratelli d’Italia e componente della segreteria politica dell’onorevole Nicola Procaccini a Bruxelles, ha riunito i suoi quadri a San Donato ed ha deciso la strategia: rompere l’assedio della Lega che da mesi sta bloccando le trattative nel centrodestra con la tattica del rinvio. La Lega vuole attendere ancora? Faccia pure. Ma nel frattempo FdI fa sapere che andrà avanti in ogni caso con la candidatura a sindaco dell’oculista Giuseppe Ruggeri.

Luca Di Stefano è stato il vero alfiere dell’opposizione consiliare per cinque anni. Doveva essere il candidato della Lega. Ma appena sul carroccio sono saliti gli ex forzasti di Lino Caschera (che stanno in maggioranza) non ha atteso un secondo a scendere lui ed a rinunciare alla bandiera del Partito. Ha costruito uno schieramento civico. Al quale ora può aggiungere anche l’aggettivo trasversale. Glielo consente l’accordo raggiunto nelle scorse ore con Stefano Lucarelli che è stato indicato come candidato sindaco da Articolo1 al tavolo del centrosinistra.

Due mosse che in un colpo solo azzerano la tattica del rinvio. E ribaltano il fronte. Ora è la Lega a dover inseguire. E decidere con chi stare. Se con il centrodestra di Bruni (appoggiando un sindaco espresso da FdI), se con i civici di Di Stefano (appoggiando la candidatura proprio del Consigliere che hanno costretto a scendere dal carroccio). O con un proprio schieramento.

Nota bene. Anche il papà di Luca, Enzo Di Stefano, decenni fa divenne sindaco rompendo gli schemi e creando per la prima volta in città uno schieramento trasversale a Dc e Psi.

Da assediati ad assedianti

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Nel tentativo di sfuggire (come sempre) alla risposta diretta, ripete che il Movimento Cinque Stelle non sarà un Partito moderato, ma un Partito che parla ai moderati. Una locuzione degna di un sofista, che però non cambia i fatti: per Giuseppe Conte la guida dei Cinque Stelle sarà in salita e rappresenterà l’impegno più complicato della sua vita politica.

Perché i pentastellati tutto sono meno che moderati. E tanto per fargli capire che aria tira il Garante Beppe Grillo ha gettato una vera e propria bomba politica. Ponendo il veto alla deroga del divieto del terzo mandato. Vuol dire che la stragrande maggioranza degli attuali parlamentari dei Cinque Stelle non potrebbe essere ricandidata nel 2023. O prima, se ci fosse un ricorso anticipato alle urne dopo la fine del semestre bianco.

Pure in tal caso Giuseppe Conte ha preso tempo, spostando l’attenzione sulla eventuale riforma dello Statuto. Dovrà fronteggiare i vari Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna e tanti altri che in questo modo si vedono già tagliati fuori. L’ex avvocato del popolo dovrà sudare e non poco.

Grillo lo ha catapultato in trincea. E gli tocca pure sostenere convintamente il Governo Draghi.

Strattonato per la giacca.

ENRICO LETTA

Enrico Letta

Adesso deve dimostrare di che pasta è fatto. Perché il Partito Democratico è letteralmente in mezzo alla palude. Senza intesa vera con il Movimento Cinque Stelle, senza quella coalizione di centrosinistra radicata ad un processo di popolo del quale lui aveva parlato al momento della nomina a segretario dei Democrat.

Con il centrodestra che alla fine ha dimostrato di essere capace di ritrovare l’unità nelle candidature a sindaco. Ora di Roma e Torino, domani di Milano e delle altre città.

Inoltre i Cinque Stelle si stanno comunque riorganizzando. Da Enrico Letta non arrivano risposte e da quando è lui al timone le correnti del Pd sono addirittura aumentate. La chiave di volta è rappresentata da Roma, dove non potrà esserci alternativa alla vittoria di Roberto Gualtieri. Altrimenti l’ombra lunga di Nicola Zingaretti diventerà un… incubo.

Vietato sbagliare (e soprattutto perdere).