Fischi e fiaschi della XVII settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XVII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XVII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

FISCHI

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Definitiva consacrazione a Milano, dove Giorgia Meloni ha fatto capire a tutti (alleati e avversari) due cose: intanto Fratelli d’Italia è pronto ad assumersi responsabilità di governo se dovesse vincere le elezioni. Ma poi nel centrodestra la situazione è recuperabile a patto che si riconosca il fatto che è il Partito di Giorgia Meloni quello più avanti nei sondaggi e quello che ad ogni elezione cresce.

La Meloni ha detto che lei è sempre disponibile ad un confronto, ma a questo punto è evidente che sia Matteo Salvini che Silvio Berlusconi devono riconoscerle ruolo e peso politico. Come ha fatto lei quando non aveva la maggioranza.

Sicura e determinata.

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis

Ha costruito il Campo largo praticamente per intero, con i Cinque Stelle e con Articolo 1, con il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli, con il contributo di Carmine Tucci, con la presenza di Stefano Pizzutelli (Frosinone in Comune) e Luigi Vacana (Piattaforma).

Ma soprattutto ha saputo recuperare tutti i candidati più forti del Pd e l’ex sindaco Michele Marini. Meglio era obiettivamente impossibile fare, considerando anche che ci sono stati importanti cambi di linea in corsa. Francesco De Angelis si sta inoltre esponendo in prima persona per una campagna elettorale difficile ma non impossibile.

Dal momento in cui saranno depositate le liste, comincerà una partita completamente diversa. E sarà allora che lui cercherà l’accelerazione finale. Conoscendolo, si sarebbe perfino candidato in prima persona perché a stimolarlo sono proprio situazioni come questa.

Motivato.

RICCARDO MASTRANGELI

Una delle più note società di sondaggi ha effettuato una rilevazione sulle prossime Comunali di Frosinone. Il risultato è che il candidato sindaco del centrodestra Riccardo Mastrangeli è in largo vantaggio.

Gli avversari faranno notare che le mille telefonate al campione elettorale sono state effettuate tra il 21 ed il 22 aprile: cioè quando il centrosinistra non aveva ancora compattato il Campo largo, mancava l’adesione del Movimento 5 Stelle e di altri importanti pezzi e Domenico Marzi non era ancora sceso in campo.

Cambia poco. È una mossa molto indovinata nel letargico mondo della comunicazione politica di Frosinone. E fotografa una situazione che – seppure ferma a dieci giorni fa – non è discutibile data l’autorevolezza dell’istituto Euromedia Research.

Conferma che Mastrangeli parte con il vantaggio dei dieci anni di governo Ottaviani. E che Marzi – essendo sceso in campo un mese fa – deve correre se vuole recuperare. Fin qui, nulla di nuovo. La novità è Mauro Vicano: il sondaggio dice che proprio il suo elettorato potrà essere decisivo. Ad incidere saranno poi le liste: del tutto assenti da questa rilevazione, in tutti i fronti. Soprattutto dovrà incidere la proposta per la città: grande assente dai dibattiti fino a questo momento.

Pole position

MAURO VICANO

Ha confermato la candidatura a sindaco di Frosinone alla guida di una coalizione composta da Azione, Udc, Movimento Autonomi e partite Iva e civiche. Doveva essere il riferimento del centrosinistra unito, ma le cose sono andate diversamente. (Leggi qui: L’altro Vicano: «Il Centro sono io e attorno voglio una Città europea»).

L’ex presidente della Saf non si è perso d’animo e ha voluto effettuare una scommessa politica. Ha nulla da perdere e porterà avanti una campagna elettorale da laboratorio politico. In consiglio comunale avrà spazi sterminati e nel caso si arrivasse al ballottaggio potrebbe fare la differenza.

Mauro Vicano ha dimostrato che la politica è anche una passione e a volte bisogna trovare il coraggio di mettersi alla prova fino in fondo.

Senza paura.

FIASCHI

ILARIA FONTANA

Ilaria Fontana (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

La fretta con la quale ha voluto provare a mettere in difficoltà Nicola Zingaretti fa capire come nel Movimento Cinque Stelle manchi proprio un raccordo interno. (Leggi qui: Fontana: “Sospendere il Sin? Fesserie”. Regione: “Chiedi a Draghi”).

La sottosegretaria alla Transizione Ecologica non è d’accordo sull’idea di sospendere l’attuale sistema di riperimetrazione del Sin Valle del Sacco per individuarne uno diverso. E questa posizione ci sta e si capisce considerando quello che in questi anni ha portato avanti. (Leggi qui Catalent, Zingaretti annuncia la fine del Sin: “È figlio di errori ed illusioni”).

Ma nel momento in cui Zingaretti ha fatto riferimento ad un confronto con il premier Mario Draghi e con il ministro Roberto Cingolani, forse era il caso di provare a sentire i diretti protagonisti. Questo non è stato fatto e si è determinata una situazione di forte contrapposizione. All’indomani dell’accordo tra Pd e Cinque Stelle al Comune di Frosinone.

Precipitosa.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Nel centrodestra continua a vagare alla ricerca della leadership perduta. Senza nemmeno provare a cambiare strategia, prendendo atto che adesso i sondaggi danno al primo posto Giorgia Meloni. (Leggi qui Stessa crescita, stessa posizione: FdI e Pd come una settimana fa).

La risposta politica potrebbe essere quella di una federazione con Forza Italia, ma Silvio Berlusconi la vuole davvero? Il Capitano non può non porsi questa domanda considerando che più volte in passato il leader “azzurro” ha fatto saltare i tavoli.

Il fatto è che il sistema elettorale non cambierà e con quello attuale sono favorite alleanze e coalizioni. Il centrodestra è un’alleanza ormai consolidata, all’interno della quale ci si può stare con ruoli diversi, anche perché le situazioni cambiano.

Smarrito

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Sta semplicemente cavalcando i sondaggi su qualunque argomento, soprattutto su quello dell’invio delle armi in Ucraina. Una posizione che sembra faccia guadagnare qualche punto percentuale ai Cinque Stelle. Ma vale la pena?

Intanto perché i meccanismi che regolano il consenso sono destinati a cambiare velocemente. Ma soprattutto c’è la questione dell’affidabilità di una forza politica che sta governando da quattro anni un Paese, l’Italia, che fa parte della Nato. Inoltre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è il braccio destro di un premier come Mario Draghi, determinato a tenere il Paese dalla parte del blocco occidentale, assumendosi tutte le responsabilità.

In questo modo Giuseppe Conte non dà la sensazione di poter guidare partito e Paese in una fase delicatissima.