I protagonisti del giorno. Top e Flop del 11 agosto 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MARIO ABBRUZZESE

Non è soltanto per la cena a Gaeta, vista mare. Non è soltanto per il fatto che ancora una volta ha dimostrato di essere un ottimo cuoco: gli spaghetti con cozze, vongole e gamberi erano davvero da leccarsi i baffi. Il motivo vero sta nel fatto che Mario Abbruzzese non perde il “vizio” di andare oltre la politica. (leggi qui Metti una sera a cena: Mario, dom Pietro e Marrazzo).

Mario Abbruzzese

I commensali, con lui, erano l’ex Governatore del Lazio Piero Marrazzo, l’ex abate di Montecassino Pietro Vittorelli (non più dom, anche se il titolo per certi versi resta per sempre) e Pino Candido, eterno gran “cerimoniere”.

Perché nella vita ci sono vittorie e sconfitte, ci sono i periodi delle “vacche grasse” e quelli delle “vacche magre”, ci sono le stagioni degli altari e quelle della polvere. Ma quasi sempre i potenti vengono dimenticati quando non lo sono più. Peggio, rinnegati se magari per qualche motivo inciampano.

Mario Abbruzzese nella vita politica è quello che si definisce uno “squalo”. Cattivissimo: amato dai fedelissimi, detestato da tutti gli altri. Ma sul terrazzo vista mare di Gaeta ha dimostrato a tutti che i rapporti umani, le amicizie vanno oltre ogni confine. Politico, di spazio, di tempo. E di carica occupata. Alla fine restano le persone, quelle vere.

C’era una volta a Gaeta.

GIANLUCA QUADRINI

La vendetta è un piatto che si serve… caldo. Il vice coordinatore regionale di Forza Italia Gianluca Quadrini si è tolto subito dalla scarpa il sasso appuntito: lo sfregio di nominare un delegato provinciale alle Politiche Giovanili in modo da delegittimare il lavoro finora da lui svolto con il Giovanile, oltretutto senza nemmeno comunicarglielo né invitarlo all’investitura ufficiale. È stato il chiaro segnale di una manovra d’accerchiamento con la quale isolarlo e spingerlo in un Cul de sac. (leggi qui La manovra di accerchiamento per isolare Quadrini in Forza Italia).

Antonio Tajani a Fiuggi

Gianluca Quadrini in giornata ha incontrato il vice presidente nazionale di Forza Italia Antonio Tajani.

Lo ha visto a Fiuggi dove Quadrini aveva già programmato da giorni un incontro con gli amministratori dell’area Nord. Una quarantina i presenti tra sindaci e dirigenti locali di Partito: andati lì per Quadrini senza sapere che sarebbe arrivato Tajani.

Il vice coordinatore regionale si è ben guardato dall’invitare i sub commissari provinciali Adriano Piacentini (Area Centro) e Rossella Chiusaroli (Area Sud), tantomeno il responsabile Enti Locali Peppe Patrizi. Meno ancora il coordinatore regionale Claudio Fazzone. Nessuno di loro lo aveva informato dell’operazione condotta domenica con il Giovanile. Unico invitato sub commissario Daniele Natalia in quanto responsabile dell’Area Nord.

Quadrini ha avuto un breve ma approfondito confronto con Tajani, aggiornandolo sul quadro politico provinciale. Hanno concordato di rivedersi ed approfondire nel corso di una delle prossime tappe del tour, che toccherà gli altri tre settori.

A chi voleva isolarlo ha risposto con la mobilitazione dei quadri dirigenti. E più di qualcuno ha pronunciato la parola Congresso. Immediatamente respinta da Quadrini dicendo “Sarebbe un modo per contarci e dividerci, Forza Italia è una e deve restare unita”.

Guarda i muscoli del capitano

NICOLA OTTAVIANI

Nel giorno della caccia grossa ai “furbetti” del bonus Covid il sindaco di Frosinone ha ricordato a tutti che nel capoluogo da otto anni è in vigore il progetto Solidiamo. Quello che dimezza le indennità di sindaco e assessori e che riduce della metà i gettoni di presenza dei consiglieri comunali. Quei soldi risparmiati sono stati investiti per “premiare” gli studenti più meritevoli e per consentire agli anziani dei centri sociali di poter fare vacanze (culturali e non) importanti.

Nicola Ottaviani

Nicola Ottaviani ha trascorso un’intera vita politica in Forza Italia, ma adesso fa parte della Lega.

Non è per caso che ha voluto mandare questo messaggio. Per far capire ai cittadini che la politica non è composta soltanto da “furbetti”. Per far capire ai vertici della Lega che sul territorio ci sono amministratori da “spendere” in campagna elettorale per mandare dei messaggi diversi rispetto a quelli che arrivano dalle aule parlamentari.

Ancora una volta Nicola Ottaviani ha dimostrato di essere “avanti”, di guardare oltre le contingenze del momento. Un tempismo perfetto, ragionato e di istinto al tempo stesso.

Carroccio rotante.

FLOP

CLAUDIO BORGHI

Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, ha detto: «La categoria dei commercialisti ancora sotto attacco da parte della politica. Questa volta è il turno del deputato leghista Claudio Borghi, per il quale i cinque parlamentari che hanno ricevuto i 600 euro previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio e destinati a liberi professionisti e partite Iva come forma di sostegno al reddito, non si sarebbero mossi da soli: “Saranno stati i commercialisti a chiedere il bonus in automatico”, ha detto Borghi».

Claudio Borghi

Ha aggiunto De Lise all’Huffington Post: «Ormai ne siamo abituati, per i nostri politici è sempre e comunque colpa dei commercialisti. Parafrasando un vecchio proverbio, si potrebbe dire: piove, stupido commercialista».

Claudio Borghi non è nuovo ad uscite dialettiche spericolate. Questa però è la più singolare e forse perfino quella più inutile. Perché al di là di ogni considerazione che si può fare, mai sentito parlare di opportunità politica?

Richiedere il bonus Covid da parte di un parlamentare è indifendibile. Provare a giustificare una simile scelta è indifendibile due volte.

Ma stare in silenzio è vietato?

DI MAIO-SALVINI-MELONI-ROSATO

Tutti per la vicenda dei furbetti del bonus Covid. Con motivazioni diverse, ma con un filo comune. Scaricare la responsabilità sugli altri. Sì insomma, lo scaricabarile.

Luigi Di Maio © Valerio Portelli / Imagoeconomica

Il ministro degli Esteri e capo dei Cinque Stelle (non se la prenda Vito Crimi) da ore ripete una frase come un disco rotto: «Fuori i nomi». Perché non li fa lui? Ha incassato il più grande spot possibile per il referendum sul taglio dei parlamentari con questa vicenda.

Perché allora non andare fino in fondo e “scaricare” invece sull’Inps la responsabilità di rendere noti i nomi dei parlamentari che hanno chiesto il bonus Covid? Getta il sasso e nasconde la mano.

Il Capitano della Lega Matteo Salvini se l’è presa con il Governo e con chi ha scritto la norma senza prevedere un apposito emendamento. Ma quel testo è arrivato alla Camera. Cosa facevano i parlamentari, non solo leghisti? Forma mentis da opposizione.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha proposto una sorta di caccia al furbetto ad esclusione. Invitando tutti i deputati “innocenti” a proclamarsi tali. Non è da lei, non è da “io sono Giorgia”. La lettera scarlatta si cuce, non si lascia nell’aria a volteggiare.

Ettore Rosato sta a Matteo Renzi come il comandante in capo dei pasdaran sta all’Ayatollah supremo dell’Iran. Si è precipitato a dire che l’Inps gli ha detto che tra i furbetti non c’è nessun esponente di Italia Viva. E va benissimo. Ma certo il problema non è soltanto il fatto di sapere a quali partiti facciano riferimento i deputati. I renziani sono sempre preoccupati del proprio orticello e appaiono privi di visione. Manca sempre lo scatto.

Tutti e quattro però si sono guardati bene dal fare l’unica cosa che avrebbe messo tutti d’accordo: i nomi dei protagonisti.

Freno a mano tirato.