Dopo l'allarme sugli appetiti delle mafie per le aziende della Circular Economy nel Lazio, la Regione si mobilità. A settembre un OdG ed una seduta del Consiglio Regionale. Per scrivere le nuove regole a difesa degli industriali onesti
Il problema c’è, il fronte e scoperto e le mafie ne possono approfittare. I boss in doppiopetto e senza coppola, armati di token e non di lupara, possono aggredire le società della nuova economia: quelle che nel Lazio stanno investendo sull’economia Green e su quella Circular. Il caso sollevato da Alessioporcu.it e confermato nei giorni successivi da Francesco Borgomeo (fondatore e presidente del gruppo industriale Saxa Gres) mette in allarme la politica. (leggi qui I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio).
Sara Battisti, vice presidente della I Commissione in Regione Lazio ha percepito al volo il pericolo. La sua Commissione, nella lotta alle mafie sta facendo un lavoro duro, difficile. Per questo snocciola i numeri, analizza la situazione e anticipa che su questo tema chiederà un Consiglio ad hoc.
Perché quando si parla di mafie ed economia aspettare equivale a capitolare.
I numeri delle mafie
A dare sostanza è stata la lettera aperta scritta da Francesco Borgomeo: il risanatore di aziende che ad un certo punto ha scommesso sulla Circular Economy. E sul Sud del Lazio: la provincia di Frosinone.
Ha rilevato dal fallimento la Marazzi Sud e l’ha trasformata nella Saxa Gres di Anagni, è stato chiamato al capezzale della Ideal Standard di Roccasecca e l’ha trasformata nella Grestone. Le ha inserite in un pool con lo storico marchio mondiale della ceramica di alta gamma Tagina e con la struttura tecnica del Centro Impasti Ceramici di Modena. Un migliaio di posti salvati, linee di produzione mantenute, mentalità green al 100%. (Leggi qui “Contro le mafie vinceremo noi della Circular Economy”).
La lettera di Borgomeo ha attivato subito i sensori di allarme in Sara Battisti. «Credo che a volte la politica debba imparare ad ascoltare. Soprattutto da chi faticosamente investe in questo settore. E che lo fa favorendo un processo trasparente ma soprattutto innovativo e a tutela dell’ambiente».
Quello delle mafie è un tema sensibile per Sara Battisti. Tema che lei ha in agenda di Commissione. Con esso, anche i numeri. «La Regione Lazio nella lotta alle mafie sta facendo un lavoro duro. E difficile. Il IV Rapporto Regionale sulle Mafie racconta di 103 “famiglie” censite. Con esse 118 indagati per associazione mafiosa nel 2018. Ma racconta anche di un lavoro solerte ad opera della magistratura inquirente. E degli agenti impegnati nelle operazioni di polizia». (Leggi qui Lazio ‘laboratorio criminale’ Latina e Frosinone strette dai clan. La relazione dell’Antimafia).
Il nodo del vuoto normativo
I numeri parlano chiaro. Lo dicono le Procure, lo confermano gli indizi e le fonti di prova raccolte da Carabinieri e Polizia. Lo certificano i flussi di denaro inseguiti dalla Guardia di Finanza.
Dicono che In questi anni, per le mafie, i rifiuti hanno rappresentato una delle maggiori fonti di guadagno. Questo per via del basso investimento in cambio di un elevato ritorno economico. Ma quel settore, ora, non gli basta più. E’ esautorato dalle prospettive, è divenuto anacronistico. Nel tempo la criminalità ha saputo reinventarsi, rimodulare i propri settori “di interesse” . Ora il tema caldo è quello che conduce all’economia circolare».
Il nervo scoperto è quello evidenziato da Alessioporcu.it. E confermato dal presidente del gruppo Saxa Gres. Cioè: c’è un vuoto normativo che rappresenta la backdoor con cui aggredire ed infettare il sistema, il potenziale grimaldello per le male per scardinare la circular economy.
«Leggere da Borgomeo dell’assenza di un quadro normativo di riferimento per la sua impresa, ha suscitato in me un moto di timore. E ha certificato che c’è urgenza di prendere provvedimenti per tutelare il settore dell’economia circolare. Perché le mafie, come ci ha ricordato Alessioporcu.it, ora sono quelle in doppiopetto. Che sguazzano nel pantano dei vuoti normativi».
«E che si appigliano ai cavilli burocratici. Non sono le mafie che ci sono state rappresentate in tv per tanti anni. Con i jeans, gli stivali e un uso smodato della forza bruta. Ora sono mafie che si muovono sul filo della legge, se questa glielo consente».
Consiglio regionale anti mafie
L’economia circolare diventa dunque non più obiettivo esposto, ma argine per sua intrinseca natura. E Sara Battisti ci vede occasione ed obbligo per chiedere un’assise regionale ad hoc. E chiede ecumenicità sull’approvazione.
«Open circular economy. Queste tre parole possono in concreto rappresentare il vero argine alla mafia. Possono colmare quel vuoto normativo e impedire alla mafia di apparecchiare il suo banchetto. Il Consiglio Regionale riaprirà a settembre. Con un Ordine del Giorno, che spero verrà sottoscritto da tutti i colleghi, chiederò l’impegno alla Giunta e al Presidente Nicola Zingaretti. Impegno affinché le autorizzazioni ambientali non possano essere cedute a terzi. Affinché siano effettuati controlli meticolosi, al microscopio, sulle aziende.
Non per burocratizzare, ma per rendere più appetibile il nuovo tessuto a chi intende fare impresa sul nostro territorio. E farlo senza speculare sulla salute nostra e dei nostri figli».
Trasparenza e partecipazione
La parola d’ordine? E’ sulla stessa rotta del precursore di Saxa Gres, ed è bifida: trasparenza e partecipazione del Pubblico.
Dove la parola pubblico va intesa sia con la maiuscola che con la minuscola. Cioè la possibilità che il pubblico dei cittadini possa vedere con semplicità chi e cosa c’è dietro ogni azienda. E che gli enti Pubblici o le loro partecipate possano entrare in società per imporre quei controlli e far scattare quelle interdittive antimafia che altrimenti sarebbero più difficili.
«Soprattutto, un impegno votato alla trasparenza delle aziende, a una partecipazione del pubblico che si erga a garante di legalità. Open circular economy da realizzare in concreto e in tempi brevi».
Una battaglia di persone, quella che invoca Battisti, e lo fa citando in chiosa il presidente della Pisana. «Questo il primo mattone di un muro solido che dobbiamo costruire però tutti insieme. Perché la mafia, come chiede anche il Presidente Zingaretti, deve essere combattuta in una “battaglia di massa, fatta dalle persone”. Ovviamente, con la politica sana capace di ascoltare rigorosamente in prima linea».