I protagonisti del giorno. Top e Flop del 25 novembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

GIOVANNI ACAMPORA

Il Consiglio della Camera di Commercio del Basso Lazio ha eletto i sette componenti la giunta che affiancheranno il presidente durante il suo mandato. L’organigramma comprende, oltre alla Confcommercio Lazio Sud anche Unindustria, Federlazio, Cna, Confesercenti, ConfimpreseItalia e Coldiretti. Cioè tutti.

È un capolavoro di equilibrio sia di politica associativa che geografico. Perché Giovanni Acampora è riuscito a comporre una giunta unitaria nella quale si sanano le fratture emerse un mese fa in occasione della sua elezione a presidente. Allo stesso tempo è riuscito a mettere insieme componenti delle province di Frosinone e Latina in maniera armonica e paritaria.

Giovanni Acampora © Valerio Portelli / Imagoeconomica

Il capolavoro sta nell’essere riuscito a recuperare il rapporto con Unindustria. E al tempo stesso di rinsaldare l’asse di ferro con ConfimpreseItalia, come dimostra il fatto che Guido D’Amico sia stato il componente più votato. E questo si trasforma in una caparra per diventare uno dei collaboratori più stretti ed autorevoli di Acampora.

Adesso Giovanni Acampora può partire con l’operazione di radicamento dell’ottava Camera di Commercio Italiana. Ha dimostrato determinazione nella fase di elezione del presidente e capacità di diplomazia in quella di elezione della giunta.

Incursore e pacificatore.

GIOVANNI REZZA

Mentre tutti, ma proprio tutti, si avventurano in giudizi affrettati sul vaccino e sulla pandemia, Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, ha lasciato spazio alla scienza dicendo che la cosiddetta immunità di gregge si può raggiungere soltanto in un modo. E cioè se si vaccineranno almeno 42 milioni di italiani.

Lo scienziato, originario di Roccasecca, dove ha trascorso gli anni dell’infanzia, ha voluto dire una cosa tanto enorme quanto semplice e cioè che al momento non esiste una cura per il Covid. Nel senso che le risposte farmacologiche al virus sono calibrate sul campo dai medici in prima linea.

IL PROFESSOR GIOVANNI REZZA. FOTO © LIVIO ANTICOLI / IMAGOECONOMICA

Allo stesso tempo non è pensabile che la società dell’intero pianeta possa ‘arrendersi’ al coronavirus. E porsi come obiettivo soltanto quello di far ammalare più persone possibile in tempi diversi. Ed è per questo che l’unica vera risposta resta il vaccino: della Pfizer, di Moderna, di Astrazeneca. Ma non prendiamoci in giro: è bastato che in questi giorni si annunciasse l’arrivo delle prime dosi per fine gennaio a fare esplodere il solito becero atteggiamento ‘contro‘.

La storia scientifica dice che tutte le principali malattie sono state sconfitte e normalizzate attraverso un vaccino. Ma in Italia davvero 42 milioni di persone si vaccineranno? Parliamo dello stesso Paese in cui quest’estate è stato detto che il virus era morto, riaprendo le discoteche senza nessun tipo di precauzione. Lo stesso Paese che ha chiuso le scuole al contrario di altre nazioni europee.

Per questo motivo la dichiarazione di giovanni Rezza, oltre ad avere un’indubbia validità scientifica suona anche come monito per una presa di coscienza collettiva.

La verità scomoda.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

A prescindere da ogni altra cosa, il Consiglio dei Ministri andato avanti fino a tarda ora è riuscito ancora una volta a trasmettere una cosa. Cioè tutto il senso di inadeguatezza dell’esecutivo di Giuseppe Conte di fronte alla tragedia che si sta consumando nel Paese.

Lasciando perdere l’incomprensibile usanza di riunire i Consigli dei Ministri dopo l’ora di cena, manco fosse l’assemblea di una bocciofila o del dopolavoro ferroviario: Giuseppe Conte brilla per la totale assenza di strategie chiare.

Narciso Mostarda (Foto: Aracne Tv)

Ne è ulteriore dimostrazione il commissariamento della sanità in Calabria. Le prossime ore diranno se la notte avrà portato consiglio. Ma è un’evidenza il fatto che da dieci giorni circa ci si stia trascinando da una magra figura ad una addirittura anoressica.

Qullo che veramente fa pensare alla famosa trasmissione dei dilettanti allo sbaraglio è che non si riesca ad arrivare ad una seduta senza un accordo preventivo, su un nome sicuro, a prova cioè di gaffe d’ogni tipo. Ed è proprio questa la certificazione che tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle il dialogo non esiste. Si va avanti alla giornata senza mai trovare a dare una minima sensazione di autorevolezza.

Ancora volta il nome del dottor Narciso Mostarda è stato gettato in pasto al fuoco incrociato dei cecchini di maggioranza. Proprio nella speranza di impallinare il manager che a Frosinone fu assessore alla Cultura ai tempi di Memmo Marzi.

Infatti, il suo nome è stato spiattellato alle agenzie di stampa quando il Consiglio dei ministri era ancora in corso e l’argomento non era stato ancora affrontato. Così, il Cdm è slittato quasi di tre ore proprio per sbrogliare il nodo commissario dopo il valzer di nomi degli ultimi giorni. La corsa per ripianare i conti alla sanità calabrese, in realtà è tra due nomi: da un lato Narciso Mostarda, il medico che dirige oggi la Asl Roma 6, dall’altro l’ex prefetto di Firenze Luigi Varratta. Che, in passato, è stato anche Prefetto a Reggio Calabria, una realtà dunque quella calabrese che non gli è affatto estranea. La nomina del commissario avrebbe comunque generato non poche divisioni nel governo. Non sfugge ai 5 Stelle, infatti, che Mostarda nel 2009 è stato assessore in quota Pd al Comune di Frosinone.

Il premier Giuseppe Conte non ce la fa proprio a decidere senza provocare il caos preventivo.

Mostarda per la terra della nduja.

GUIDO BERTOLASO

Come disaster manager ha dimostrato di essere il migliore: nell’emergenza, nessuno come lui ha la capacità di mantenere i nervi saldi, vedere l’intero orizzonte senza emozionarsi, reagire con la soluzione di Protezione Civile più rapida ed efficace. Ma Guido Bertolaso non è stato solo un grande organizzatore della Protezione Civile nazionale: ha realizzato una vera e propria ‘scuola’. Tutti i dirigenti oggi al timone del dipartimento sono stati suoi allievi. Per questo Guido Bertolaso è il candidato ideale per tutte le elezioni.

Guido Bertolaso

Silvio Berlusconi ne è innamorato, Salvini e Meloni pure ma per il motivo opposto: è un bersaglio semplice da cecchinare. E’ accaduto ancora una volta in queste ore, esattamente come avvenne quando nel 2018 si parlava di una sua discesa in campo contro Nicola Zingaretti. Alla fine i veti incrociati fecero saltare tutto ed il Governatore Segretario ancora ringrazia.

Oggi a Roma FdI non ha ritirato il veto sulla candidatura a sindaco proprio per Bertolaso sostenuto da Berlusconi e Salvini. Inizia un altro tira e molla logorante e francamente ingiusto per la storia e la capacità di un manager come Bertolaso.

Di fronte a leader politici come questi, non basta dichiarare la propria indisponibilità ad essere candidato da loro: bisogna non meritarla. Per essere sicuri quantomeno di non dover passare in un indecoroso palleggio di veti, accuse, veleni, che alle persone perbene possono solo dare fastidio ed allontanare dalla politica.

Digli che sei occupato.