Ecco i nomi dei traditori che hanno costretto FdI e Pd a convivere

Riccardo Del Brocco rientra in Fratelli d'Italia. E lancia subito un po' di Molotov sulle linee del centrodestra. "Se FdI e Pd sono costrette a sopportarsi è colpa di chi tradì Ciccone e andò in soccorso del vincitore”

La tessera l’ha ripresa da poco. Non è rientrato in Fratelli d’Italia stringendo le foglie d’ulivo. Semmai le bottiglie Molotov. Pronto a lanciarle nelle trincee avversarie. L’indole dell’Ardito è più congeniale a Riccardo Del Brocco. È lui il grande tessitore dell’intesa che ha riportato Roberto Caligiore a fare il sindaco di Ceccano, c’è lui dietro la massa di voti che ha fatto di FdI il primo Partito di centrodestra in Amministrazione Provinciale. Non è un caso che Forza Italia lo volesse Coordinatore Provinciale, non è un caso che non lo abbiano fatto: sapevano che non avrebbero potuto gestirlo.

Sa tante cose, conosce troppi segreti. Ha relazioni in ogni fronte, possiede un lasciapassare per ogni confine. E dovunque gli devono un piacere: fosse un pacchetto di Muratti Ambassador recuperato alle tre della notte a Bucarest, fosse un cadavere (politico) da far sparire. Nell’ambiente lo considerano una specie di Mr Wolf, quello che in Pulp Fiction si presentava dicendo “risolvo problemi”.

I veri inciuciatori

Tommaso Ciccone

Festeggia il fresco rientro in Fratelli d’Italia accendendo un incendio. Che problemi ne creerà tanti. Soprattutto a chi non ha votato Tommaso Ciccone candidato presidente della Provincia schierato dal centrodestra due anni fa. È da lì che nasce il dialogo forzato tra FdI ed il presidente Dem che vinse quelle elezioni Antonio Pompeo.

Il risultato di quel voto fu un’anatra zoppa: presidente Pd e maggioranza del centrodestra. Anche per quello Daniele Maura, FdI e volto storico della destra locale, è diventato Presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone. Per molti è un inciucio. (Leggi qui Pompeo – Maura: il Patto è servito, ma non chiamatelo inciucio).

Ora Riccardo Del Brocco vuota il sacco. E rivela chi tradì. Chi non votò. Chi fece il doppio gioco. Determinando la situazione di oggi.

Operazione verità del FdI

Come si sta a casa?

Comodi. Mi era mancata. Vengo dalla destra sociale, quella che aveva respirato i valori del Msi ma guardava ad una Destra moderna e di Governo. Starne fuori per un po’ è servito per apprezzare ancora di più quei valori.

Riccardo del Brocco con Giorgia Meloni e Massimo Ruspandini
Di lotta e di Governo nello stesso momento: non le sembra un tantino esagerato?

«Basta con questa litania che FdI “inciucia” mentre gli altri sono duri e puri.
Purtroppo un’operazione verità va fatta».

Guardi che così acccende un incendio.

«Per quel che mi riguarda, meglio un bell’incendio chiarificatore del fuoco che cova sotto la cenere. Chiariamo da subito: sembra che tutti abbiano dimenticato il 70/30 che subì il povero Ciccone, vittima sacrificale schierata contro Pompeo che aveva lavorato scientificamente nell’invasione del campo avversario».

Molti sostengono che la storia delle coltellate alla schiena di Ciccone siano solo una leggenda. (Leggi qui Provincia, la tripla vittoria di Pompeo e le coltellate alla schiena di Ciccone e leggi anche qui Le coltellate a Ciccone erano per Abbruzzese: «Non sa fare squadra, vada via»).

«Non parlo per sentito dire. A nessuno sfuggirà che quei mesi li passai notte e giorno con Ciccone. Noi andavamo sui Comuni più piccoli per recuperare il gap (riuscendoci in quelli di fascia celeste, arancio e grigia). Nelle stesse ore però su quelli di fascia rossa e verde (dove il centrodestra doveva stare in largo vantaggio) avvenne il classico soccorso al vincitore. Numeri inspiegabili, ieri, ma chiarissimi una volta aperte le urne. La transumanza maggiore riguardò proprio i grandi centri (eccezion fatta per Ceccano e Pontecorvo dove il centrodestra tenne di più) dal capoluogo in giù».

Gianluca Quadrini. Foto © AG. IchnusaPapers
Furono elezioni particolari: Forza Italia aveva congedato Gianluca Quadrini, negandogli la candidatura al Senato, alla Camera ed infine alla Regione. Lui restituì la cortesia giocando da battitore libero.

«E come dimenticare gli inseguimenti quasi fisici che con Ciccone facevamo a Gianluca Quadrini, un mostro di preferenze. Che però mai chiarì un vero e palese appoggio al candidato della sua area politica. Anzi. Come possono definirsi puristi proprio i “grandi elettori” di Pompeo? Il fatto che oggi siano diventati o meno coordinatore di questo o di quel Partito non può e non deve essere motivo di nuove verginità. Quella è una fase archiviata, si va avanti per carità, ma basta cazzate. Da destra con Ottaviani e Quadrini, a sinistra con Sara Battisti».

È da quei voti mancati che deriva l’accordo di oggi con FdI a presiedere l’Aula e Pompeo alla guida dell’ente?
Riccardo Del Brocco

«Nessuno può scandalizzarsi quando invece lo stato attuale delle cose è figlio delle scelte di questi signori che ho appena citato. Smettetela per favore, altrimenti costringerete il sottoscritto e tanti altri a rinfrescarvi la memoria. Viva Dio se il Presidente d’aula è in quota al centrodestra. Almeno è un bilanciamento verso l’area politica che ha la maggioranza degli eletti a palazzo Iacobucci. Altro dato che conferma la transumanza di voti dal centrodestra verso Pompeo. Quindi a chi venite a raccontare che il gioco, da voi architettato, non vi piace? Con quale credibilità se i consiglieri di vostro rifermento votano puntualmente tutto il votabile in linea col monarca assoluto Pompeo (grazie alla Delrio, altra genialata targata Pd)?».

All’epoca ci fu la Lega che lo disse in modo chiaro: le coltellate alla schiena di Ciccone erano un segnale per Abbruzzese. È stato davvero così?

«Non mi occupo delle cose che accadono in casa d’altri. Ma nemmeno loro provassero a parlare di inciucio. Perché sono stati loro a creare questa situazione. I numeri hanno la coda. Ed a saperli leggere, parlano. parlano molto bene».