L’estate tutto l’anno: con il turismo di prossimità

Il progetto della Camera di Commercio di Frosinone ha dato i suoi frutti. E sono frutti che possono scavalcare le logiche della bella stagione. Ed offrire un 'autunno caldo' per un settore piagato ma non piegato da Covid.

Marcello Pigliacelli come Celentano. Perché come unRagazzaccio della via Gluckcerca l’estate tutto l’anno. E lo fa scommettendo su un turismo di prossimità: l’unica soluzione pratica per salvare una stagione minata dalla pandemia. Mira su quel piccolo turismo capace di sviluppare però grandi numeri: cioè che porta una famiglia, una coppia, un gruppo o un visitatore a scegliere di riposarsi a quattro passi da casa.

Il Turismo di prossimità è quello che si muove nei fine settimana. C’è un mondo intero che il venerdì chiude il portone e si mette in macchina per fermarsi a meno di 150 chilometri, poco più di un’ora d’auto. L’Umbria ha costruito su questo una fetta concreta dei suoi bilanci turistici.

Stava entrando in crisi il Turismo di prossimità: merito dei biglietti low cost che a dieci euro ti facevano atterrare a Praga o Baden Baden, con venti andavi a fare colazione a Londra. Il Covid ha allungato le distanze: più tranquillo viaggiare dietro casa.

Come in Ciociaria

Foto: © Imagoeconomica, Giacomo Quilici

Ha puntato lì il presidente della Camera di Commercio di Frosinone Marcello Pigliacelli nelle ultime settimane di attività prima del commissariamento e della fusione nella nuova Camera del Sud Lazio. Questione di ore.

Prima di iniziare a spegnere i computer e svuotare i cassetti ha voluto che nascesse una ‘guida’: che non punti al turismo estivo ma estenda l’estate a tutto l’anno. Che prenda il turista potenziale e sappia illustrargli quelle bellezze può trovare a poche decine di chilometri da casa.

L’idea insomma è quella di non esaurire la spinta propulsiva del turismo col il periodo più congeniale ad esso, ma che può lanciare un ponte a tutto il resto del calendario.

Trend positivo da bissare

Vacanze a passo lento

Primo step? Un autunno che nel Frusinate e nel Cassinate confermi un trend già positivo, trend già battezzato dalla CCIAA. Come? Con il lancio del sito Come in Ciociaria, ruffiano ed accattivante già dal nome, capace di rendersi subito simpatico. Perché puoi leggere quel nome in inglese: ComeIn, entra, ed avere un’immagine smart e di respiro internazionale; oppure puoi leggerla in italiano, Come In… ed hai l’immagine tradizionale e sicura di ciò che sta dietro casa.

Messa l’estate da parte si punta alla nuova fase: dal solleone alle foglie color ruggine, scommettendo su una capacità di fare sistema assoluta. E su obiettivi di prossimità, per un turismo mordi, resta un paio di notti e fuggi che potrebbe portare la Ciociaria a diventare nicchia privilegiata del settore.

Numeri e possibilità operative ci sono tutti. Con un preambolo. Il turismo a braccetto del Covid ha imposto una severa trasformazione non solo dei bisogni dell’utenza, ma a traino anche delle tipologie dell’offerta.

Unioncamere e i numeri di luglio

Unioncamere

Partiamo dai numeri. A metà luglio un’analisi di Isnart-Unioncamere era stata chiarissima: i flussi sarebbero scesi, per il Lazio di 800mila presenze, il che ha significato dolori.

Ma non solo, perché al dato crudo si era aggiunto quello specifico, per cui il turismo di prossimità l’avrebbe fatta da padrona. E le terre che più sono ‘modellate’ per quel tipo di turismo sarebbero state privilegiate.

Terre come la Ciociaria, con angoli quieti, distanziamento sociale possibile, vedute, affacci e scorci naturalistici mozzafiato. Terre collegate anche dalla Tav che nella movimentazione per fini ludici punta moltissimo. E soprattutto quella pletora di borghi caratteristici. Posti in cui arte, eventi, cultura, gastronomia e strutture ricettive sono un mix di meraviglia estetica e misura umana.

Un patrimonio da tradurre in economia attiva che non poteva restare inutilizzato. Soprattutto con le percentuali di preferenza indicate dallo studio. (Leggi qui Il nuovo turismo dopo Covid: calo del 40% e Ciociaria favorita).

Una terra che attrae oltre le stagioni

Le grotte di Collepardo

Quali sono le percentuali? Si va dal 35% del campione in cerca di sport al 28,5% in cerca di bellezze naturali. Fino al 20% che punta alla gastronomia ed alle bellezze artistiche. Ecco, durante l’estate comuni come Anagni e Veroli, per citare casi scuola fra tanti, hanno saputo reagire alle sferzate del Covid in maniera egregia. E la Camera di Commercio aveva provveduto ad inserire l’intera offerta nel suo ricco portale. Proponendo pacchetti e itinerari variegatissimi. (Leggi qui Veroli vs Anagni, la guerra culturale che passa per gli opposti politici).

Insomma, la cosa aveva funzionato. Lo aveva fatto per quella meravigliosa crasi fra caratteristiche di base del territorio e organizzazione di chi ne governa le sorti sul tema.

I casi di Pastena e delle grotte di Collepardo avevano rafforzato quella che era ormai più che una sensazione. Una faccenda cioè che poteva diventare un trend. Che traghettasse il turismo ciociaro dall’estate all’autunno giocandosi sempre la matta della prossimità. (Leggi qui I numeri confermano: in Ciociaria il Turismo è possibile).

Rispetto all’anno scorso c’era stato un «+18% per le grotte di Pastena (con oltre 8.368 visitatori e 65.404,00 € di incasso)». E addirittura un «+90% per le grotte di Collepardo (con 4.991 visitatori e 23.509€ di incasso. Il tutto per un totale di 19.050 ingressi, circa 5.000 in più rispetto al 2019, quando gli ingressi erano stati 14.155.

Il bis… Come In Ciociaria

Mangiare… Come in Ciociaria

Sarebbe stato da ciechi non vedere la possibilità di bissare il successo. Come? Semplicemente usando di nuovo ‘Come in Ciociaria’ e la potenza di fuoco della CCIAA come volano pubblicitario. Per modellare l’offerta allo standard autunnale o semplicemente applicare un protocollo di successo ad una circostanza già dimostratasi vincente.

E creare una soluzione di continuità che porti i numeri estivi a tracimare benevolmente. da cosa? Dai funghi degli ombrelloni ai funghi accucciati sotto le querce nei boschi rossicci degli Ernici, dei Lepini, degli Aurunci o delle Mainarde.

Così, cercando l’estate tutto l’anno. Perché in Ciociaria non contano le stagioni, ma le occasioni per tornare a casa con il rammarico di chi è reduce dal un bel posto.