Quei politici che fanno i politici… a tempo scaduto

I casi di Torrice e Ceccano come specchio di una politica che cerca il consenso ad ogni costo. Fino a richiamare la prefettura affinché non dimentichi di dare una tranquillizzante carezza della sera ai cittadini elettori.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Quando i tecnici subentrano, i politici fanno di tutto per dimostrarsi più attenti e capaci. È la storia del nuovo Governo guidato da Mario Draghi, già caricato di aspettative e criticato per i silenzi istituzionali. Ma è anche la storia, nel suo piccolo, dell’amministrazione comunale di Torrice: la prima cittadina ciociara dichiarata “zona rossa” dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

L’assalto di Assalti

Nel primo pomeriggio di ieri l’ex sindaco torriciano Mauro Assalti ha reso noto via social che «oggi sono deceduti 2 nostri concittadini a causa del Covid-19». In un colpo solo, appresa la notizia, il medico di famiglia si è voluto sostituire alla Asl di Frosinone e al Commissario Prefettizio del Comune. In primis, anticipando quanto sarà divulgato con tutta probabilità dall’Azienda Sanitaria con il bollettino di oggi.

MAURO ASSALTI E ALFONSO SANTANGELI

Già, lo fanno tanti sindaci: il fatto, però, è che Assalti non lo è più. No n è più l’autorità sanitaria locale. Al suo posto, ormai da sette mesi, c’è la Commissaria Straordinaria Anna Mancini. Ha assunto i pieni poteri di Giunta e Consiglio Comunale da quando il Consiglio di Stato ha annullato le Elezioni Comunali 2018. (Leggi qui Torrice, le elezioni sono nulle: si torna alle urne).

Assalti si è già ricandidato a sindaco ed è in piena campagna elettorale. Alle Amministrative 2021, quando il Covid lo consentirà, si riaccenderà la sfida con il principale competitor: Alfonso Santangeli.

“Noi con Assalti sindaco” contro “Torrice c’è”. Gara 1 finì 1.587 a 1.583: fu vinta dal primo per quattro peli. Il Consiglio di Stato, al Var, ha poi cancellato tutto: non era possibile accertare la regolarità del voto. Assalti avrebbe voluto le elezioni immediate: ha invocato la firma di Santangeli sulla liberatoria tesa a consentirle. Così non è stato.

Prerogative un po’ fuori tempo

Ora, però, nel suo mirino c’è soprattutto la dottoressa Mancini: «Invito il Commissario – ha postato sulla sua pagina di Facebook – a far sentire la presenza del Comune. La sua vicinanza ai cittadini, eventualmente utilizzando la Protezione Civile come aiuto e sostegno per i bisogni quotidiani delle famiglie colpite».

Nelle vesti di medico è in prima linea per sostenere i compaesani contagiati, «rassicurandoli – ha precisato – e monitorando costantemente lo stato del virus». Tanto di cappello. È tutto il resto che non va.

Il commissario prefettizio Anna Mancini

Nei giorni scorsi si sono registrati vari casi di positività anche tra gli studenti delle scuole cittadine. «Per questo motivo – ha fatto sapere, nell’occasione, Assalti – ho voluto confrontarmi con la Preside. E posso rassicurarvi che i protocolli da lei osservati sono quelli giusti». Poi, lanciando un appello alla responsabilità, ha informato di aver chiamato la Prefettura di Frosinone «per sensibilizzarla ulteriormente sulle risalite dei contagi, manifestando le preoccupazioni come medico – ha spiegato –. E per il mancato rispetto delle regole da parte di molti a danno dei tanti che si prodigano a rispettarle».

Come se la Regione Lazio, la Asl e la Prefettura di Frosinone ne avessero bisogno. Stanno attenzionando l’intera Ciociaria, in primis l’ormai zona rossa Torrice, da giorni. Da quando i numeri della provincia di Frosinone hanno ricominciato a destare preoccupazione. Nel paese ciociaro, per forza di cose, il Commissario Prefettizio Anna Mancini ha una linea diretta con il Prefetto Ignazio Portelli. Cosa manca? La “carezza” politica alla cittadinanza disorientata. Che si insinua tra i silenzi istituzionali. Affatto colpevoli: contano i fatti, non le parole.

Sindaci ombra e dove trovarli

Almeno sulla carta. Perché non troppo lontano da Torrice, è stato già dimostrato che essere un “Sindaco ombra” paga. Elettoralmente paga.

È il caso del rieletto sindaco di Ceccano Roberto Caligiore. Il suo primo mandato non era stato interrotto dal Consiglio Stato bensì da note dimissioni di massa. Fu defenestrato il 14 ottobre 2019 e, dopo una strabiliante riconferma al primo turno, si è reinsediato esattamente un anno dopo. Un vero colpo di teatro quello del primo cittadino di Fratelli d’Italia. (Leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco e anche qui Gomitate, veleni, battute: in onda il sequel “Caligiore 2”).

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore

Durante il “congelamento” del Comune di Ceccano, il ricandidato Caligiore non ha fatto mancare i suoi “inviti” e “suggerimenti” al Commissario Straordinario Giuseppe Ranieri. Tra questi l’attivazione del Centro Operativo Comunale (Coc) dopo lo scoppio dell’emergenza Coronavirus. Il Viceprefetto era pressato anche dalla competitor di sinistra Emanuela Piroli, che pretendeva una sanificazione dell’area urbana. Era metà marzo 2020 e il dott. Ranieri non le riteneva misure urgenti: a Ceccano non si erano ancora registrati casi positivi.

Corsi fiducioso, ma pagò pegno

Solo l’altro competitor di centrosinistra Marco Corsi si diceva pienamente fiducioso nell’operato del Commissario. Ovviamente: l’ex presidente del Consiglio era additato dai “caligioriani” come il principale “colpevole” del Commissariamento del Comune. Non poteva di certo criticare quella che era definita una sua “creatura”. Tantomeno durante l’emergenza sanitaria. È proprio su questo che Caligiore ha basato la sua campagna elettorale. Per colpa del “fratricida” Corsi era stato cacciato e il Comune era senza Sindaco in tempi di Covid.

Soprattutto Caligiore, però, era stato fin troppo pressante nei confronti del Commissario Ranieri. Tanto che quest’ultimo, in occasione di una videoconferenza sull’attivazione del Coc, ha replicato: «Qua non siamo alla ricerca di consensi. – dichiarò il 27 marzo 2020 –. Qua siamo solamente alla ricerca del bene collettivo. Poi di ogni mezzo, strumento utile che ci possa consentire in questo grave momento di tutelare la popolazione. Nel nostro piccolo, nella nostra piccola dimensione, nei confronti di un’emergenza che ha portata planetaria. È una pandemia».

Marco Corsi

Il richiamo, però, non servì poi a molto. Da lì a poco iniziò la distribuzione dei buoni spesa Covid. La biblioteca comunale, sede del Coc, era a disposizione per il rilascio della documentazione e per ogni chiarimento. Ginevra Bianchini, fedelissima di Caligiore e ormai assessora all’Urbanistica, era entrata in ballo. Aveva comunicato che avrebbe garantito moduli prestampati e informazioni ai diretti interessati presso l’attività commerciale di famiglia.

Quando Ginevra “si allargò”

Da qui la diffida di Ranieri: «Qualunque soggetto privato, esercizio commerciale, associazione o ente. Chiunque procedesse a diffondere, sostituendosi al Comune, i documenti di cui trattasi è diffidato a svolgere tale attività. Con l’avvertenza che si procederà all’applicazione delle relative sanzioni. Questo ove si individuassero anche profili di illegittimità per violazioni delle disposizioni sul distanziamento sociale e divieto di assembramenti».

Ginevra Bianchini

Non mancò un mezzo passo indietro di Bianchini: «Resta comunque attivo il servizio di copie e stampa per qualsiasi documento/file in possesso dei nostri clienti».

Come a dire: venite e ve li stampate qui. Sostituirsi al Commissario alla fine ha pagato.

Potrebbe essere anche la carta vincente di Assalti alle prossime elezioni Comunali. Caligiore docet.