Sin, quei numeri che fanno la differenza tra successo e disfatta

Cosa c'è dietro alla decisione di 'congelare' il Sin Valle del Sacco. Quei dati che Zingaretti non ha citato. Ma emergono da quasi tutti i test effettuati in questi anni. Le reazioni all'annuncio.

Il confine tra il successo e la disfatta sta in una manciata di numeri che Nicola Zingaretti non rivela. Ci sono loro dietro all’annuncio dell’abolizione del Sin e di tutta la sua burocrazia che ha messo in fuga le aziende dall’area industriale di Anagni. Catalent con i suoi progetti per 100 milioni di euro ed una nuova generazione di medicinali sono solo la punta dell’iceberg. (Leggi qui Catalent, Zingaretti annuncia la fine del Sin: “È figlio di errori ed illusioni”).

Non ha usato mezze misure il Governatore del Lazio. All’assemblea annuale degli industriali di Unindustria ha detto: «Quel decreto è figlio di errori ed illusioni. Ha finito per bloccare tutto». Messa così, senza rivelare i numeri ed i retroscena, la frase del presidente Zingaretti ha l’aria di una sconfessione nei confronti di Mauro Buschini che all’epoca del Sin era assessore con ampie competenze in materia di Ambiente (anche se la perimetrazione era già stata decisa dai sindaci e comunicata alla Regione); e pure di Francesco De Angelis che già guidava il consorzio industriale Asi.

I numeri alla base di tutto

La Valle del Sacco

Il Sin è un’area talmente inquinata da essere Sito di Interesse Nazionale: compete allo Stato finanziare la bonifica nei terreni all’interno di quel perimetro. In questi anni le norme del Sin hanno tutelato l’area, evitato nuovi avvelenamenti. Ma la burocrazia bizantina ha dilatato i tempi. Che sono diventati insostenibili con l’arrivo del Ministero della Transizione Ecologica: un dicastero nuovo, con il perimetro delle competenze da definire con precisione, condividere con le Regioni. Altro dilatamento dei tempi e della confusione.

Sulla base di quale evidenza scientifica allora Nicola Zingaretti si è assunto la responsabilità di promuovere «un’iniziativa con il presidente Mario Draghi, il ministro Roberto Cingolani, il Governo tutto. Abbiamo chiesto la sospensione decreto della perimetrazione del Sin».

L’evidenza scientifica c’è. E deriva proprio da tutta questa prima fase di applicazione della normativa Sin. Quasi tutti i test compiuti sui terreni in area Sin in questi anni hanno dato la stessa risposta: il suolo ed il sottosuolo non risultano inquinati; l’inquinamento è al livello della falda e cioè ad una profondità d’una ventina di metri. È lo stesso risultato dei test compiuti nell’area Catalent. (Leggi qui: Catalent, la beffa doppia: il sito non è inquinato).

La proposta fatta dalla Regione Lazio al Governo è la sospensione del Sin tranne nelle aree ripariali: cioè i vincoli e le prescrizioni restano a ridosso delle sponde del fiume Sacco ed in corrispondenza della falda acquifera.

Parola di Zingaretti

Nicola Zingaretti

Un punto di sintesi al quale si è arrivati nei giorni scorsi al termine di un confronto tra il governatore, il presidente del Consorzio Industriale Francesco De Angelis, il coordinatore della maggioranza in Regione Mauro Buschini, il vice segretario regionale Pd Sara Battisti.

I numeri, le evidenze scientifiche, dicono che l’area inquinata è molto inferiore a quella che è stata perimetrata negli anni scorsi. Talmente vasta da compromettere tutto lo sviluppo industriale. Non fa da paravento Nicola Zingaretti: «Forse a causa di sottovalutazioni e false aspettative si arrivò allora a definire un perimetro molto ampio rispetto ai reali problemi del territorio. Causando così una paralisi dello sviluppo produttivo dell’area come da ultimo il caso Catalent ha confermato. Occorre una svolta vera all’insegna della semplificazione».

Per Francesco De Angelis «Questo è il punto di partenza da cui iniziare un lavoro per riscrivere tempi, procedure e modalità operative. Dovranno consentire di unire l’esigenza di procedimenti snelli per le aziende che vogliono investire con la salvaguardia e la tutela dell’ambiente».

Sulla stessa lunghezza d’onda Mauro Buschini. «Riperimetrare l’area del Sin Valle del Sacco per proseguire la bonifica senza frenare lo sviluppo credo sia una evoluzione importante nelle scelte che le Istituzioni possono mettere in campo per coniugare le esigenze delle imprese con il recupero ambientale».

Leghisti e Fratelli

Francesca Gerardi

A dare fuoco alle polveri è la Lega. Il Consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli sostiene che Nicola Zingaretti «sbugiarda il suo Partito provinciale che fa tavoli inutili sul Sin affermando di fatto che la perimetrazione Sin Valle del Sacco è stata un errore, figlia di illusioni, un atto che ha finito col bloccare gli investimenti e far scappare le aziende. Ormai sembra di guardare una pellicola con gli effetti speciali. La sinistra si getta fango a vicenda, scaricando le responsabilità sui suoi».

Il deputato Francesca Gerardi nei giorni scorsi aveva apprezzato l’annuncio di un termovalorizzatore per i rifiuti della Capitale fatto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Sarebbe bastato che Nicola Zingaretti ascoltasse anche le altre voci. Come la nostra. A Montecitorio giace da tempo il mio emendamento sull’autobonifica per aggirare il problema sin. La Regione ha le sue responsabilità: in questi anni ha continuato a sperare che tutti si adagiassero a queste regole senza senso. Oggi finalmente capiscono che è l’occasione per riscriverle. Se lo avessero fatte ieri forse avremmo salvato il progetto Catalent».  (Leggi qui: Lo scontro nel Pd dietro al termovalorizzatore).

Esprimono stupore i Fratelli d’Italia. Perché? Il decreto di perimetrazione del Bacino Valle del Sacco «è stato firmato dallo stesso Zingaretti che oggi ne chiede la sospensione. Il problema, infatti, non è la perimetrazione ma l’inerzia e l’incompetenza di questa amministrazione regionale che ha tenuto bloccati i 54 milioni di euro stanziati nel 2019» dicono i consiglieri Antonello Aurigemma e Laura Corrotti.

Industriali e sindacati

Miriam Diurni

È soddisfatta Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone. «Di fatto viene accolta la nostra proposta di sospendere la perimetrazione Sin. E soprattutto di ridisegnare quel perimetro partendo da basi diverse: scientifiche e fondate sulle analisi fatte in questi anni».

Ha l’amaro in bocca Sandro Chiarlitti, Segretario dei chimici Cgil per il sud Lazio. Perché? «Finalmente si prende coscienza del sistema perverso del Sin Valle del Sacco dove è impossibile investire… Finalmente abbiamo sbloccato una intera area così da poter fare massicci investimenti. Il sindacato si è battuto contro questa logica del Sin: aveva creato la convinzione che in Ciociaria fosse impossibile investire… ».

Guarda al futuro il Segretario Generale Cisl del Lazio Enrico Coppotelli. Condivide la proposta di sospensione del Sin e «condividiamo con il presidente di Unindustria Angelo Camilli la proposta che occorre sbloccare gli iter burocratici che frenano lo sviluppo e gli investimenti come avvenuto con il caso Catalent».

Due parti in commedia

Per il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, il partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle stanno recitando le classiche due parti in commedia. «Contenti del fatto che il presidente Zingaretti abbia affermato che il Sin era sbagliato e che, quindi, Catalent e tante altre aziende sono state dirottate altrove, in modo irresponsabile» ha dichiarato.

«Adesso, vogliamo sentire subito cosa dice, su questo Sin, il sottosegretario 5S del Ministero della transizione ecologica, l’onorevole Ilaria Fontana, senza attendere la convocazione di un’assemblea generale dei 5S all’Onu, magari presieduta da Grillo. Ci dia un bel segnale di concretezza».