I protagonisti del giorno. Top e Flop del 11 dicembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ANTONIO POMPEO

Il presidente dell’Amministrazione provinciale di Frosinone Antonio Pompeo ha annunciato la costruzione di una nuova scuola a Frosinone. Specificando come questo rappresenti più di un segnale considerando che siamo nell’anno del Covid-19. Cioè dove tutto o quasi è fermo e dove è complicato fare anche l’ordinaria amministrazione.

Antonio Pompeo

Pompeo ha spiegato come la costruzione del nuovo plesso scolastico sarà possibile grazie a 12 milioni di euro di finanziamento che arriveranno nel nuovo anno. Una scuola in grado di ospitare mille studenti e di assicurare gli standard più efficienti e moderni. Il complesso scolastico sorgerà su un’area compresa tra l’attuale sede del Provveditorato e quella del Conservatorio Licinio Refice.

Il segnale politico è che l’amministrazione provinciale resta un ente centrale e strategico: con un ruolo ben definito nonostante lo scempio fatto dalla riforma Delrio. A Frosinone sono riusciti a ricavarsi un motivo di esistenza, altre province italiane no. L’Ente non arretra nel momento più delicato della pandemia. Ma anzi rilancia su un versante decisivo come quello dell’Istruzione “massacrato” tra lockdown, zone rosse ed incapacità organizzativa dei livelli politici e governativi più alti.

Per questo motivo il segnale di oggi è un fiore all’occhiello.

Come Scalia ma vent’anni dopo.

MARCO DELLE CESE

È andato da Domenico Beccidelli, uno dei guru dell’Aerospaziale nel Lazio. Gli ha chiesto: “Chi è l’ingegnere aeronautico di cui ti fidi di più?”. Marco Delle Cese, presidente del consorzio industriale Cosilam di Cassino non ha perso tempo facendo voli pindarici: se gli aerei possono davvero atterrare all’aeroporto di Aquino se lo vuole far dire da un consulente di fama e competenza. (Leggi qui L’ingegnere dei cieli per l’aeroporto di Aquino).

Nelle settimane scorse la politica ha provato ad assediarlo. Chiedendogli un impegno a favore del campo di volo, sul quale non si fa più attività né sportiva né addestrativa ormai da anni. L’epoca dell’Aeroclub con Fernando D’Amata alla presidenza ed il colonnello pilota Quirino Giannitelli ai comandi appartiene ad un’era geologica ormai dimenticata.

Il presidente del Cosilam, Marco Delle Cese. Foto © AG.IchnusaPapers

Per Marco Delle Cese sarebbe stato facilissimo lanciare ai giornali un comunicato stampa con un generico impegno con il quale dare un po’ di luce alla politica e tenerla buona. Invece la concretezza, ancora una volta, ha avuto il sopravvento. Ha preferito affidarsi a chi è in grado di dare certezze. E non chiacchiere. Il nome dell’ingegnere designato a dare le risposte è di fama nazionale, consulente delle Procure di mezza Italia. Si mette così in evidenza la capacità di affidarsi al talento. Che rende il Cosilam un ente concreto e non un carrozzone in attesa della trasformazione in consorzio unico regionale.

L’aeroporto è solo l’ultimo atto concreto compiuto da Delle Cese, che fa seguito alla Green Valley (in queste ore ha firmato Enea, l’ente Nazionale per le energie alternative). Ed un partner privato è pronto a scendere in campo con 500 ettari di terreno da coltivare a canapa industriale.

Se dovesse essere necessario il casello A1 tra Pontecorvo e Ceprano, nessuno potrà negarglielo, di fonte alla concretezza di quei progetti.

Aerei in cielo, piedi per terra.

ALBINO RUBERTI

Il felpato Capo di gabinetto del presidente Nicola Zingaretti ha una passione: la Cultura. Non solo nel suo aspetto di crescita umana e morale. Ma anche come leva per la crescita di un territorio. In queste ore la regione ha pubblicato la graduatoria dell’avviso per la riqualificazione di musei, archivi storici, biblioteche, aree, parchi archeologici e complessi monumentali. (Leggi qui Se il valore della cultura diventa un progetto, anzi, 48).

Albino Ruberti © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Albino Ruberti viene dall’esperienza di Zetema (la società del Comune di Roma che si occupa di valorizzare i beni artistici e culturali). Per questo sa bene che ogni euro investito in Cultura ne muove almeno 4: perché i musei come i concerti, le opere liriche come le pièce teatrali muovono gente. E staccano biglietti, riempiono ristoranti, occupano alberghi. È un’eccezionale leva.

Il Covid ha fermato quasi tutto? L’idea proposta da Ruberti a Zingaretti è stata semplice: approfittiamo dello stop per valorizzare, rimodernare salvaguardare. Mettere in forma per quando tutto riaprirà.

Così, da un anno quasi, oltre agli ospedali, le mascherine, i vaccini, i sostegni ai negozi, le fabbriche, i lavoratori, la Regione continua a pensare alla Cultura. Ai suoi luoghi di fruizione, la sua sopravvivenza. Perché la Cultura è civiltà Ed è economia. Non era scontato.

Se la cultura è una cosa seria.

FLOP

STEFANO PARISI

Si era candidato governatore contro Nicola Zingaretti. Nonostante l’avesse messo in campo a due settimana dallo scadere dei limiti, aveva sfiorato un clamoroso risultato: Zingaretti ha fatto il bis ma comunque non ha avuto la maggioranza. A quel punto, in aula Stefano Parisi ha preteso il riconoscimento del suo ruolo. Ha voluto essere indicato come il portavoce dei gruppi di centrodestra.

Però è proprio in quello stesso momento che è letteralmente sparito dalla circolazione. Evidenziando quindi il peccato politico originale, cioè la mancanza di leadership.

Stefano Parisi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Parlare di centrodestra nell’attuale consiglio regionale semplicemente non si può. Non si può perché Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia vanno avanti ognuno per proprio conto. E sommergendo le redazioni dei giornali di comunicati stampa su tutto ed il suo contrario.

Stefano Parisi era quello (perché ne ha le capacità) che poteva e doveva unire. E soprattutto dare al centrodestra una dimensione governativa e alternativa. Detto con il massimo rispetto per tutti: non ha toccato palla in una parte di campo politico dove non si vedono fuoriclasse. E dove soprattutto non è mai emersa una figura in grado di poter unire la coalizione e dare soltanto la sensazione di avere uno straccio di linea comune.

Dopo la sconfitta onorevole alle comunali di Milano la possibilità di guidare l’opposizione nel Lazio era per Parisi una prospettiva irripetibile. L’ha gettata al vento, precludendosi qualunque tipo di spazio futuro.

Il nulla dopo il voto.

ROBERTO SPERANZA

Il paradosso è questo: è sicuramente il ministro più bravo, competente e all’altezza del ruolo nel governo Conte 2. E proprio per questo però salta di più all’occhio il fatto che la linea del rigore alla fine venga sempre sostituita dalla logica del tarallucci e vino. Logica che fa tutti contenti che però spalanca delle praterie al virus.

Roberto Speranza. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Soltanto nelle ore scorse la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva detto che è inaccettabile un prezzo da pagare di 590 vittime al giorno. Lo aveva detto riferendosi alla Germania che è un paese con 85 milioni di abitanti. Oggi in Italia (che è un Paese di 56 milioni di abitanti) di morti ce en sono stati più di 800 e a nessuno è venuto in mente di dire che si tratta di un prezzo inaccettabile. Anzi si sta lavorando senza sosta ad annacquare il provvedimento del rigore. Come? Cercando di favorire in ogni modo spostamenti tra i Comuni. Senza capire che in questo modo la terza ondata del virus troverà un Paese fiaccato e incapace di poter avere autorevolezza nel chiedere sacrifici .

Il discorso è molto semplice: Roberto Speranza ha avuto ragione nel pretendere dei provvedimenti inflessibili. Perché in attesa della stagione vaccinale l’unica cosa che veramente ferma la curva è la distanza. Poi però succede che altre logiche, altre pressioni, altri ministri, altre lobby, chiedono di allentare i vincoli per questioni non sanitarie.

Il ministro Speranza ha le competenze e la forza morale per dire che questa perseveranza nell’italico vizio di auto convincersi che andrà tutto bene non è degna di un grande paese.

Se proprio gli devono sempre cambiare le carte in tavola allora forse sarebbe preferibile dimettersi e aprire una crisi. Fare finta di nulla e provare a convincersi che in fondo è cambiato poco è un comportamento che non porta da nessuna parte. Soprattutto per lui.

Speranza tradita.