Domenica delle Palme infiammata dallo scontro a distanza tra Pd e FdI. I Dem ricominciano dalla roccaforte ciociara di FdI, che nel mentre inaugura un monumento restaurato dopo cent’anni. Leodori: «Le Europee segneranno un passaggio importante». De Angelis: «Primo obiettivo l’unità del centrosinistra». La replica di Del Brocco: «Senti chi parla tra the caldo e profumo di biscottini».
Tutta la passione del Pd, quel senso di “Dovere dell’alternativa” alla Destra a tutti i livelli: è scoppiata domenica sera nell’evento tenuto a Ceccano. I vertici regionali e provinciali si sono ritrovati nel salotto culturale del caffè letterario Sinestesia. Hanno dato il via alla serie di incontri tematici con circoli ed iscritti al Pd ma anche semplici simpatizzanti del Centrosinistra.
Il Partito Democratico si è rivolto a tutti come fa con le Primarie che eleggono un Segretario anche e soprattutto con i voti provenienti dal civismo. Non lo ha fatto in posto qualunque né in una giornata qualsiasi. Ceccano è la roccaforte ciociara di FdI, patria dell’onorevole Massimo Ruspandini, la città dov’è nata la Destra provinciale di governo ormai ramificata in tutto il territorio.
Una sfida che ha sempre meno di ideologico, tutta spostata sul valore “sociale” dei Partiti. Un dettaglio aiuta a capire: l’amministrazione di Centrodestra aveva appena inaugurato il nuovo “Monumento ai caduti” di piazza 25 Luglio. Restaurato dopo cent’anni e celebrato con la Fanfara dei Carabinieri tra le autorità civili, militari e religiose. Completa il quadro di FdI in vista della prima del Pd a Ceccano, l’attacco preventivo del consigliere regionale Daniele Maura, affiancato dal sindaco Roberto Caligiore: ormai anche consigliere provinciale delegato al bilancio come a Ceccano.
Battisti: «Caro Maura, non stiamo zitti»
Da Villa Santo Stefano, chiamata alle urne nella tornata elettorale del prossimo giugno, Maura ha rilevato: «Spiace che la collega Sara Battisti ed il suo Pd continuino a denigrare il lavoro del presidente della Regione Francesco Rocca e della sua maggioranza». La replica del Pd è arrivata direttamente da Ceccano, anche e soprattutto dalla consigliera regionale Sara Battisti. «Non stiamo zitti come vuole la Destra “bulla”», hanno detto in coro tutti gli altri intervenuti.
«Questa iniziativa – ha contrattaccato Sara Battisti – è stata accolta dal consigliere Maura, sollecitato evidentemente dal sindaco e dalla destra di Ceccano, come un’iniziativa inutile e obsoleta. Abbiamo governato noi per dieci anni. Quindi, secondo loro, è il momento di stare zitti». Zitti, ça va sans dire, non lo sono stati e in silenzio non intendono starci.
«Questa è la loro impostazione – ritiene la Consigliera e già vicesegretaria regionale del Pd -. Dovremmo stare zitti perché starebbero facendo bene. Restituiamo a Daniele Maura una domanda. Spiegateci quello che voi state facendo per la provincia di Frosinone, perché noi ancora non lo abbiamo capito».
All’improvviso persino un operaio
Con la consigliera Battisti i segretari del Pd a livello regionale, provinciale e comunale: Daniele Leodori, Luca Fantini e Giulio Conti. Nonché Francesco De Angelis, presidente del Pd Lazio. Sono intervenuti i consiglieri comunali Andrea Querqui ed Emanuela Piroli (Il Coraggio di cambiare). Querqui è il più votato del centrosinistra locale, già candidato dal Pd alla Regione – per la corrente maggioritaria Rete democratica – e in lizza per la corsa a Sindaco nel 2026.
La Piroli, già segretaria locale del Pd e candidata sindaca delle Sinistre, oggi è membro dell’assemblea nazionale e della segreteria provinciale del Partito democratico. Rappresenta la corrente A Sinistra, pienamente a favore della segretaria Schlein. Sono intervenuti anche per conto degli altri oppositori di centrosinistra: Mariangela De Santis (Nuova vita) ed Emiliano Di Pofi (Psi). Hanno preso la parola gli ex sindaci Angelino Loffredi e Manuela Maliziola, oggi esponenti nell’ordine della critica sinistra locale e di Demos-Democrazia solidale.
Si è alzata anche la voce dei Giovani democratici, con il segretario Massimiliano Iula, e del movimento giovanile Progresso fabraterno, con Francesco Ruggiero e Angelica Bruni. Ad assistere al dibattito Mauro Buschini l’ex assessore e presidente del Consiglio regionale, e Francesca Cerquozzi consigliera comunale di una Veroli prossima a tornare al voto. È parso quasi di stare in una sezione politica del Pci quando un operaio ha preso il microfono per dire la sua, «perché – ha detto – era da tanto tempo che volevo farlo».
Restauri di Destra e Sinistra
Ad aprire le danze è stato il segretario locale Giulio Conti: «Bisogna creare una coalizione di centrosinistra, perché oggi stiamo veramente vedendo un governo che sta massacrando la nostra città. Governano da nove anni e continuano a dire che la colpa è di quelli di prima. Ma adesso ci sono loro, la colpa è la loro. Sono nove anni che governano».
La replica indiretta del Centrodestra, nel mentre, era stata l’inaugurazione del restauro del Monumento a un secolo dall’avvio della sua costruzione. Figuravano, ormai da decenni, una Vittoria alata marmorea ma annerita, i soldati di bronzo ossidato, i nomi dei caduti illeggibili e una vasca piena di alghe.
L’intervento, atteso dal primo mandato del sindaco Caligiore, è stato curato dapprima dall’assessore Stefano Gizzi e poi dal nuovo delegato alla Cultura, il consigliere Alessio Patriarca. Sono ex leghisti, ora esponenti del Gruppo consiliare indipendente, rimasti fedeli al Caligiore 2 attorno al programma elettorale.
«Il Monumento voluto dal Podestà»
Più di qualcuno, sull’altra sponda, ha storto il naso per il riferimento di Patriarca al podestà Ernesto Gizzi: il capo dell’amministrazione comunale sotto il fascismo. Ma era già abbastanza storto per la mancata commemorazione di Luigi Mastrogiacomo: vittima ceccanese dell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine. Ricordare il “Sindaco” fascista Gizzi ha fatto il resto.
Nel 1923, quando c’era lui, fu indetto il concorso per la realizzazione del Monumento. Alla creazione partecipò anche l’artista locale Domenico Peruzzi. L’opera finale è del cavalier Domenico Umberto Diano. Fu inaugurata il 17 maggio 1931. «Finalmente – ha dichiarato, nell’occasione, il consigliere Patriarca – il Monumento ai caduti torna a splendere in tutta la sua bellezza originaria, donando un nuovo aspetto alla piazza principale di Ceccano. Venne commissionato dal podestà». E ora torna alla città guidata dal centrodestra.
È stata, previa benedizione di don Tonino Antonetti, una cerimonia costruita attorno agli indissolubili valori di Fratelli d’Italia: Dio, Patria, Famiglia. «Saluto i parenti dei caduti che sono qui per partecipare a questa cerimonia – così il sindaco Roberto Caligiore nel suo discorso -. La Fanfara dei Carabinieri incornicia con il suo prestigio un evento così importante per noi».
«Fanno i bulli con i nostri ragazzi»
«Oggi riconsegniamo finalmente il Monumento alla nostra città – ha sottolineato Caligiore in conclusione – ma soprattutto ai giovani, che vogliamo unire con un filo ideale a questi giovani martiri, a cui doniamo una nuova dignità nel ricordo. Sono i nostri giovani a cui consegniamo il loro sacrificio e il loro messaggio di pace».
Quel “pacifismo” che non vedono negli ambienti del Pd. Luca Fantini, ai giovani di Caligiore, ha contrapposto i ragazzi di centrosinistra. «Qual è in questa provincia la rappresentazione migliore della destra che ci governa a livello nazionale e regionale? – ha detto – Tutti quanti ci siamo dati la stessa risposta: Ceccano. Penso a Giorgia Meloni come a Massimo Ruspandini, all’arroganza di Riccardo Del Brocco. Penso a questa destra. Invece di governare la città di Ceccano, fanno i bulli. E lo fanno con i nostri ragazzi».
Si riferisce principalmente alla “fuga” di FdI dall’Unicas prima del discorso del rappresentante degli studenti per l’avvio dell’anno accademico. Nel mirino sono finiti soprattutto l’Onorevole e l’Assessore. Anche Ruspandini ha presenziato all’inaugurazione bis del Monumento. Con lui, tra gli altri amministratori di Ceccano e paesi circostanti, l’assessore all’Ambiente Riccardo Del Brocco. Sarebbe, nel totonome a due anni delle elezioni, il candidato sindaco nella successione del due volte sindaco Caligiore: ora anche consigliere provinciale, delegato al Bilancio come a Ceccano.
«Chi rispetta la Città, rispetta i Monumenti»
Ha parlato anche l’onorevole Ruspandini in piazza 25 Luglio: «Ci sono cose semplici che vale sempre la pena ricordare. Chi ha rispetto per la propria città, storia, comunità, gente, rispetta anche i suoi Monumenti. Quindi va fatto un plauso a questa Amministrazione, al sindaco Caligiore in testa, visto che ha fortemente voluto questo restauro».
Fu progettato dal Caligiore 1 ed è stato realizzato dalla seconda amministrazione guidata dal primo cittadino di FdI. È oltre la metà del secondo mandato ed è retto una maggioranza logorata da lotte intestine per il potere. Pur sempre un usato sicuro, se si continuano ad accontentare i grandi elettori.
È un Centrodestra che, in un modo o nell’altro, non si è spaccato in Giunta e Consiglio comunale. Eccezion fatta per quella volta: quando l’indipendente Patriarca ha accusato un “lieve malore” e non ha votato a favore dell’esternalizzazione del servizio tributi e riscossioni. Poi, però, c’è stata una rivendicazione politica da parte del portavoce del gruppo, l’ex assessore Gizzi. Convivono con il resto della maggioranza finché elezione non li separi. (Leggi qui Consiglio a non finire, quasi da perdere i sensi).
De Angelis: «Primo obiettivo l’unità»
Da qui, dal salotto politico del Pd, la raccomandazione di Francesco De Angelis. «Lavoriamo per unire. Il primo obiettivo è l’unità – ha detto a tutti i presenti il presidente regionale del Partito -. Uniamo le forze per costruire l’alternativa e tornare a vincere a Ceccano. Molto bene questa apertura al civismo, al mondo civico».
Anche il deputato Matteo Orfini, eletto nel collegio di Frosinone e Latina, vede restaurare un Centrosinistra unito dopo vent’anni. Lo definisce come un esempio: «C’è un progetto che credo possa portare alla riconquista di questa città. È importante, fondamentale, per la federazione di Frosinone ma ancor di più. È un modello che noi portiamo al lavoro più grande di costruzione dell’alternativa nel Lazio e nel nostro paese».
Il Segretario regionale Daniele Leodori guarda alle prossime Comunali come alle Europee. «Un’affermazione importante del Partito democratico – ha detto a Ceccano – chiarirà ulteriormente i rapporti all’interno di un campo che deve essere ampio. Deve essere una coalizione ampia per essere competitiva. Conta avere, però, anche dei riferimenti chiari. Il Pd si candida a essere il riferimento principale di una coalizione. Le Europee, da questo punto di vista, segneranno un passaggio fondamentale». (Leggi qui L’alternativa come dovere: la (s)carica di De Angelis su Cassino e Veroli).
«Contro la privatizzazione, per la sicurezza»
Poi sono uscite tutte le più scottanti questioni comunali. Sono stati i consiglieri Querqui e Piroli, nonché il presidente Ruggiero e la vice Bruni per conto di Progresso fabraterno, ad addentrarsi nel clima che avvertono nel fortino elettorale di Fratelli d’Italia.
I consiglieri di centrosinistra hanno promosso una raccolta firme per due petizioni: una contro la “privatizzazione dei tributi” e l’altra a favore di una maggiore sicurezza urbana. Chiedono più forze dell’ordine per i controlli sul territorio comunale, in contrasto alla microcriminalità.
Hanno fatto presente che i reati predatori sono in aumento, ma il Centrodestra non accetta che si parli di “insicurezza” in città. Del Brocco è arrivato a dire: «I giornali, i media, le chiacchiere hanno contribuito in questi anni a demolire Ceccano, anche se qui non si spara come ad Alatri, come a Frosinone». (Leggi qui Omicidio di Frosinone, Libera: «Come la ‘Ndrangheta a Duisburg»).
«Qui non si spara come a Frosinone»
Il Centrosinistra è stato tacciato di terrorismo e sciacallaggio sulla pelle dei cittadini. Ha esemplificato Andrea Querqui: «“Cari sciacalli, avete case al mare. Fate così, andateci a vivere”. Questi sono i toni, perché noi stavamo raccogliendo le firme per due petizioni per migliorare il nostro paese. E ci dicono “andate via da Ceccano”. Qual è il senso di quest’incontro? L’importanza del dovere di tutti, non solo noi che facciamo politica, di dare un’alternativa a Ceccano».
La consigliera Emanuela Piroli, endocrinologa di professione, ha esternato: «Una differenza di azione sul sistema sanitario, tra la Giunta di centrosinistra e quella attuale, c’è ed è qualcosa che percepiamo tutti i giorni noi che ci lavoriamo. Figuriamoci l’utenza. Stiamo vivendo un momento drammatico con la sanità, ma anche con l’ambiente. Non se ne parla più, perché la destra nega le problematiche ambientali e climatiche che stiamo vivendo». (Leggi qui «Ci siamo rotti i polmoni». «Come noi mai nessuno prima»).
«Senti chi parla tra the e biscottini»
Non manca, in extremis mediatica, la ribattuta via social di Riccardo Del Brocco: «Ieri il Partito democratico ha deciso di aprire le sue assemblee dei circoli, partendo da Ceccano. La nostra città – ha postato nel pomeriggio -. A loro dire “l’esempio più chiaro del governo Meloni e Rocca sui territori”. Per me questo è un vanto, come lo è essere tra i protagonisti della metamorfosi politica di questa città che è passata da “Roccaforte rossa” a “Contea di Patrioti». (Leggi qui Ruspandini: «La mia Destra piace pure ai Comunisti per la sua Ceccanesità»).
«Ma guardateli bene – continua l’assessore aspirante sindaco -. Perché oggi, nelle contrade, tra i giovani, tra la gente normale hanno perso aderenza, posizioni, credibilità e voti? Perché a Ceccano, una città particolare, con un taglio fortemente sociale, elettoralmente le hanno prese, prendono e prenderanno ancora, più che altrove proprio da una destra identitaria e di popolo?». Una Destra sociale, per l’appunto, che cerca di intercettare anche l’elettorato scontento della storica Sinistra ceccanese.
«Dalle lotte per la terra in difesa degli agricoltori, dalle lotte sindacali in difesa dei lavoratori nelle fabbriche – conclude – siamo passati ad una scarsa decina di signori impomatati, che in un bel pomeriggio di marzo, non hanno un’idea migliore che vedersi in un caffè letterario. E, tra the caldo e profumo di biscottini al burro, vengono a darci lezioni di buona politica, di soluzioni per la nostra città, ma soprattutto, paradosso dei paradossi, quelli dell’”inginocchiati” “ti sparo in bocca” “ti ammazzo”, vengono a dare a noi dei bulli. Sarebbe tutto fantastico, se non fosse vero». (Leggi qui Ruberti, nessun caso: verso l’archiviazione. E nuovi scenari).