Fischi e fiaschi della settimana XXXII 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

IGNAZIO PORTELLI

Ignazio Portelli Foto © Rocco Pettini / Imagoeconomica

Nelle diffide ai Comuni di Ceccano, Patrica, Vico nel Lazio ed un altro ristretto gruppo, per quanto riguarda l’approvazione urgente di importanti documenti contabili il Prefetto di Frosinone Ignazio Portelli ha usato un linguaggio diretto, andando dritto al cuore del problema. Senza politichese, senza burocratese, senza formule incomprensibili. (Leggi qui Portelli: «Sempre le solite pastoie». Caligiore: «Non è colpa nostra»).

In questo modo è riuscito a far capire che esistono delle priorità amministrative che vanno assicurate. Indipendentemente dalle formule partitiche e dal ruolo dei sindaci. Significa buona amministrazione nel quotidiano.

Il Prefetto non interviene moltissimo, ma quando lo fa lascia letteralmente il segno. Anche stavolta non ha fatto eccezione. Molto autorevole, ha scelto la rivoluzione del linguaggio per cercare di arrivare in maniera più diretta.

Prefetto 4.0. 

ASTORRE-FAZZONE

Bruno Astorre e Claudio Fazzone

Hanno stili completamente diversi, ma alla fine raggiungono i risultati.  Bruno Astorre, senatore e segretario regionale del Pd, si muove in un contesto difficilissimo con una leggiadria da fuoriclasse. Nel Lazio ci sono le elezioni di Roma, dove il Pd non soltanto vuole portare Roberto Gualtieri in Campidoglio. Ma intende anche mandare a casa Virginia Raggi (mantenendo invece l’asse di ferro con i Cinque Stelle rappresentati da Roberta Lombardi e Valentina Corrado) e battere la destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Astorre è stato, unitamente a Claudio Mancini e Goffredo Bettini, il regista dell’operazione Gualtieri. Inoltre ha un asse di ferro con Nicola Zingaretti per quanto riguarda l’intera regione. Con la “r” minuscola perché va intesa come territorio e non solo come ente. Numero due di Franceschini nella corrente AreaDem, Astorre  riesce a tenere tutto insieme.

Il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone ha un altro stile: diretto, forte, aggressivo. Ha detto a brutto muso a Enrico Michetti che la campagna elettorale era tutta sbagliata. E lo hanno sentito. (Leggi qui Fazzone suona la sveglia a Michetti: “Finora hai sbagliato tutto”).

In Ciociaria ha detto al centrodestra che a Sora bisognava finirla con la stagione delle rese dei conti. E lo hanno sentito. Inoltre prepara il gran rilancio di Forza Italia.

Autorevoli e “cattivissimi”.

FANTINI-RUSPANDINI

Luca Fantini

Il segretario provinciale del Pd Luca Fantini, quando ha capito che a Sora era partita l’operazione ribaltone, ha fatto diffondere un messaggio chiarissimo nella chat  dei dirigenti del Partito. Di questo tenore: a Sora il candidato sindaco del Pd è Maria Paola Gemmiti. Chi sosterrà altre soluzioni, sarà automaticamente fuori dal Partito.

Ha parlato a suocera, a nuora, a generi e a nipotini più o meno nostalgici. Tirando fuori gli attributi. (Leggi qui Eugenia, Luigi e la conta nel Pd).

Il senatore Massimi Ruspandini, commissario provinciale di Fratelli d’Italia, si sta scrollando di dosso la sindrome del complottismo che ha limitato per anni la destra italiana. Sta cercando di aggregare (riuscendoci) e anche a diventare uno degli interlocutori principali della coalizione. (Leggi qui La metamorfosi di Fdi e Ruspandini: il ‘Giorgia’ di Frosinone).

In crescita.

FIASCHI

CLAUDIO DURIGON

Da sottosegretario al Mef resta sulla graticola. E ci resterà per parecchio. La frase “sfuggita” sulla reintitolazione del Parco di Latina ad Arnaldo Mussolini sta pesando come un macigno politicamente. (Leggi qui Durigon, Littoria, il fascismo e il Capitano).

Il Pd presenterà una mozione di sfiducia, che sarà votata anche da Movimento Cinque Stelle, Leu e Sinistra Italiana.

Ma a preoccupare maggiormente sono altre possibilità. E cioè che una parte di Forza Italia possa alla fine decidere di votare per sfiduciare Durigon. Perfino nella Lega l’area vicina a Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia manifesta dei malumori enormi. A sorprendere, però, sono anche le mancate scuse di Claudio Durigon, che in questo modo avrebbe perlomeno allentato la pressione. Tanto più che la frase è stata pronunciata nel corso di un comizio. Non di una cerimonia ufficiale.

Attenzione però: l’eventuale sfiducia a Durigon non cambierebbe di una virgola il suo ruolo all’interno della Lega. L’uomo forte del Basso Lazio resterebbe lui. Però adesso è sotto assedio.

Accerchiato.

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Nicola Zingaretti l’ha fulminata: “Sindaca Ni Vax”. In effetti, però, Virginia Raggi ha regalato due ulteriori perle del suo unico mantra  politico-amministrativo: “non decidere su nulla”. (Leggi qui Il missile terra-aria di Zingaretti: “Virginia Raggi Ni-Vax”).

Nel corso di una trasmissione in onda su La7, la Raggi ha prima affermato che non farà il vaccino perché così gli è stato consigliato (non si capisce da chi), avendo alti gli anticorpi. Poi, ha spiegato che sul Green Pass non è né favorevole né contraria.

Insomma, il capolavoro del non sbilanciarsi su nulla. Il tutto dopo i silenzi e l’inerzia sulla questione dell’emergenza rifiuti che ha letteralmente piegato Roma. In questi giorni poi è tornata di attualità anche la vicenda del “gran rifiuto” di Roma sulle Olimpiadi 2024.

Un’opportunità che avrà Parigi per il no sfrenato dei Cinque Stelle “targati” Virginia Raggi. Si fa fatica a ricordare una sola decisione assunta dall’Amministrazione pentastellata. A parte le revoche a raffica degli assessori.

Fuga dalla fascia tricolore.

CONTE-LETTA

Foto: Imagoeconomica

I continui ammiccamenti del nuovo capo politico dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ad Alessandro Di Battista fanno emergere l’ambiguità politica della sua posizione. Perché da un lato continua a ripetere che il Movimento sosterrà il Governo Draghi, dall’altro però guarda nella direzione di Alessandro Di Battista, che nel Movimento non c’è più proprio da quando è stato deciso il sostegno all’esecutivo di Mario Draghi.

Poi, in una lettera chilometrica e logorroica al Corriere della Sera, Conte ha preferito occuparsi dei massimi sistemi, con un orizzonte proiettato al 2050. Mentre alle comunali del 3 e 4 ottobre i Cinque Stelle si giocano la sopravvivenza politica.

E pure lui. Enrico Letta continua a tenere la barra del Pd sulle questioni identitarie: dal ddl Zan alla mozione contro Durigon. Però il partito ha bisogno di vincere le elezioni nei grandi e nei piccoli centri. Con alleanze e con pragmatismo.

Nel Lazio ci sta pensando Nicola Zingaretti, il predecessore. Altrove è più complicato.

Fuga dalle elezioni.