In arrivo 200mila posti di lavoro: con la nuova Circular

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Competitività e ambiente, ma anche occupazione ed investimenti. I numeri rivelati a Cernobbio. Analizzati da Enel e The European House Ambrosetti. I casi scuola nel lazio: da Acea a Itelyum, da Biopolymer a Grestone e la Green valley

Ci sono sindaci che hanno deciso di puntarci in maniera convinta: come Daniele Natalia ad Anagni. Altri che ci guardano con speranza: come Giuseppe Sacco a Roccasecca. Ci sono economisti che lo ritengono l’investimento del futuro ed ambientalisti che la indicano come una delle vie di salvezza per il pianeta: entrambi pongono la condizione che le cose vengano fatte in maniera regolare ed onesta. Ci sono industriali che proprio su questo tema hanno lanciato l’allarme: Francesco Borgomeo ha parlato del rischio di infiltrazioni ed indicato il modo con cui possono essere impedite, scrivendo una buona legge. (leggi qui I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio e leggi qui Borgomeo “Contro le mafie vinceremo noi della Circular Economy”).

I treni da Roma e poi da Roccasecca

Foto © Mac Mullins / Pexels

L’economia cirular come necessità assoluta. Per decarbonizzare le Economie, per affinarne gli intenti e per curare l’Ambiente. Eppure il Lazio come sul tema viaggia a corrente alternata, con aree che ancora non colgono l’opportunità. Né sembrano intuire la necessità a monte di questa rivoluzione. Aree che si accostano alla transizione con una certa titubanza sorniona di intenti. Ma che tuttavia pare avviata a digerire il processo.

Nulla abbiamo imparato dal fatto che Roma che resterebbe sommersa dai rifiuti se non ci fossero le province a farsene carico; Frosinone che tra poco farà la stessa fine perché la discarica provinciale di Roccasecca è quasi esaurita. Meno di niente ci hanno insegnato i treni carichi di immondizie romane che vanno all’estero a peso d’oro. Paghiamo per farglieli prendere. Loro ci pagherebbero per averli: i nostri rifiuti sono eccellente materia prima in un pianeta che non ha più abbastanza risorse per tutti.

Per capire la posta in gioco vale la pena di mettere a confronto tre Paesi campione: l’Italia, La Spagna, e la Romania. Tre modi di essere in Europa, tre economie, tre storie con un solo collante per il futuro economico ed ambientale: l’economia circolare.

Il progetto Circular Europe

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene al forum Ambrosetti. Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Impatti positivi sul Prodotto Interno Lordo, occupazione, investimenti, produttività del lavoro e svariati benefici ambientali: esiste un progetto capace di sviluppare una visione positiva e di lungo periodo per il futuro dell’Europa. Ed è senza dubbio quello dell’Economia Circolare.

È quanto emerge dallo studio Circular Europe. Come gestire con successo la transizione da un mondo lineare a uno circolare”. Progetto realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel e Enel X.

E’ stato anticipato nelle ore scorse nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa. Summit cui hanno preso parte Valerio De Molli (Managing Partner & CEO di TEHA) e Francesco Starace (CEO e GM di Enel). Con loro Francesco Venturini, CEO di Enel X.

Da quel lavoro ci sono molti spunti che riguardano da vicino il Lazio. E ci sono molte chiavi di lettura che possono tracciare il futuro industriale per la provincia di Frosinone. Perché c’è una differenza economica enorme tra una pattumiera ed un’industria del terzo millennio che rigenera materie prime.

Acea e Itelyum i primi ad investire

Italyum, colosso europeo sulla rigenerazione degli olii

Non è un caso se un colosso come la multiutility Acea ci sta investendo in maniera massiccia, anche comprando realtà industriali presenti sui territori del Lazio. (Leggi qui Acea entra nel ramo rifiuti: acquisita Berg SpA.). E nemmeno è un caso se realtà come Itelyum hanno aperto il portafogli e allargato la loro base, mettendo ora anche il Lazio tra i prossimi bersagli nei quali spendere. (Leggi qui Il modello Itelyum punta sul Lazio: fare business facendo green).

Il motivo lo ha spiegato l’amministratore di Enel Francesco Starace. Lo ha fatto indicando nell’economica circular un’opportunità. «Puntare allo sviluppo di un’economia circolare rappresenta una straordinaria opportunità. Per rendere l’Europa più competitiva e modernizzandone l’economia. Inoltre rivitalizzando l’industria e creando al contempo occupazione. Facendolo cioè attraverso una crescita sostenibile e duratura».

Riassumendo: per quasi vent’anni il modello industriale è entrato in crisi perché conveniva più produrre in Asia e non in Europa; ora che le materie prime non bastano più per tutti, abbiamo messo a punto tecniche e tecnologie che ci consentono di ricavare nuove materie prime da ciò che viene gettato. E puntare sull’industria che genera nuove materie prime – dice Starace – è in grado di rimettere in piedi la nostra produttività, dandole un altro ruolo e creando nuovi posti di lavoro.

Il circular da Novamont a Grestone

La riapertura dello stabilimento Mater Biopolymer a Patrica

Un esempio pratico arriva ancora una volta dal territorio della provincia di Frosinone. Con la storia della Novamont: sviluppa un nuovo prodotto green ad altissima tecnologia, per realizzarlo converte uno stabilimento destinato alla chiusura a Patrica e salva tutti i posti di lavoro. Sfruttando il know how, cioè la capacità di lavorare su quel genere di impianti che i tecnici e gli operai ciociario già avevano acquisito. (leggi qui A Patrica la plastica vegetale per ripartire con la nuova chimica).

Il progetto è andato così bene che c’è stato un ulteriore step di investimenti. (leggi qui Novamont sempre più bio: a Patrica la nuova produzione)

A proposito di nuovi prodotti, il caso scuola in provincia di Frosinone è il gruppo Saxa Gres che ha reiventato la produzione di gres porcellanato e di sampietrini, salvando sia la ex Marazzi Sud che la Ideal Standard dando vita ai progetti di successo Saxa Gres di Anagni e Grestone di Roccasecca. Salvando un migliaio di posti tra diretti ed indotto.

Da Cernobbio conferma la linea Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di TEHA. Per lui «Il mondo si trova ad affrontare grandi sfide. Sono in atto profondi e rapidi cambiamenti economici, climatici e tecnologici. Cambiamenti che stanno modellando le società e gli stili di vita. Il momento dell’Europa è giunto. L’Economia Circular ha le carte in regola per divenire un “catalizzatore per il bene comune”. Ed attorno al quale sviluppare una grande visione per il futuro europeo».

Via i fossili, riconfigurare tutto

La colonnina EnelX ricarica un’auto di Formula E.
Foto © Nicholas Frisardi

Francesco Venturini, CEO di Enel X, ha il suo mantra. Sostiene che occorre uno «sforzo volto a re-immaginare e riconfigurare, in ottica circolare, molti se non addirittura tutti gli schemi produttivi. E con essi i modelli di business. Come sta accadendo attraverso riprogettazione e proposizione di un nuovo modello del sistema energetico. Quindi con il graduale abbandono dei combustibili fossili a favore delle rinnovabili. E con esso dell’elettricità come vettore per la completa decarbonizzazione di tutti i settori».

Un esempio concreto in fase di studio propio in questi giorni: la Green Valley di Roccasecca. È il progetto proposto dal presidente del Cosilam Marco Delle Cese. Prevede di realizzare una immensa piantagione con piante da fitodepurazione, capaci di disinquinare i terreni di Roccasecca e San Giovanni Incarico dove da anni si lavorano i rifiuti. Con quelle piante è poi possibile realizzare gli eco imballaggi destinati a sostituire la plastica, inquinante e sulla quale ora graverà una tassa per scoraggiarne l’ultilizzo. (Leggi qui Green Valley, c’è il primo lotto per i test sui terreni)

Due dei principali ostacoli alla transizione circolare? «La poca chiarezza su cosa significhi essere circolari. Di conseguenza, l’assenza di strumenti adeguati a misurare e monitorare l’Economia Circolare».

Il recente Green Deal europeo e il relativo Circular Economy Action Plan, adottato a marzo 2020, hanno stabilito obiettivi. Sono target nuovi e più ambiziosi per l’Europa. Lo sono in relazione alla transizione verso modelli di Economia Circolare. Tuttavia, ad oggi, molti Paesi (tra i quali l’Italia) non hanno ancora una roadmap strategica nazionale.

Una strategia che riconosca nell’Economia Circolare un fattore determinante.

Italia, 200mila posti di lavoro in più

Uno spot di bike sharing a Roma

Lo studio presentato a Cernobbio elabora un Circular Economy Scoreboard. Fornisce un’immagine esaustiva del grado di circolarità di ogni Paese. Contiene 23 metriche quantitative raffrontabili e 10 indicatori principali. Per i 27 Paesi dell’Unione Europea e per il Regno Unito. Dedicando particolare attenzione ai tre Paesi focus dello studio: Italia, Romania e Spagna.

Lo studio mostra che, ad oggi, l’Unione europea presenta risultati eterogenei in termini di transizione verso l’Economia Circolare. Italia e Spagna dimostrano un livello di sviluppo medio-alto. La Romania si colloca agli ultimi posti della classifica.

Per misurare la performance nel corso del tempo, il Circular Economy Scoreboard è stato analizzato lungo un arco temporale di 5 anni. La Romania ha mostrato un miglioramento elevato nel corso dell’ultimo quinquennio. La Spagna un progresso intermedio mentre l’Italia si è mossa più lentamente nella transizione verso un modello circolare.

Lo studio mostra come, nel 2018, l’Economia Circolare sia correlata a 300-380 miliardi di euro di Prodotto Interno Lordo in Europa. Poi a 27-29 miliardi di euro in Italia, a 10-12 miliardi di euro in Romania e 33-35 miliardi di euro in Spagna.

Allo stesso tempo, l’Economia Circolare è legata a circa 200.000 posti di lavoro in Italia, 20.000 in Romania, 350.000 in Spagna. E fino a 2,5 milioni in Europa sempre nel 2018.

Lo studio stima inoltre un effetto sugli investimenti di 8-9 miliardi di euro in Italia. Inoltre 1-2 miliardi di euro in Romania, 9-11 miliardi di euro in Spagna. Per un impatto complessivo di 90-110 miliardi di euro nell’Unione Europea nel 2018.

Significativi benefici sono stimati anche sulla produttività del lavoro. Circa 560-590 euro per addetto all’anno in Italia. E 1.210-1.270 euro per addetto in Romania (il Paese che presenta l’impatto maggiore). Infine 640-670 euro per addetto in Spagna e 570-940 euro per addetto complessivamente a livello europeo.

Non solo economia, anche ambiente

L’inquinamento, fattore che la CE puo’ abbattere Foto © Recondoil

Attraverso casi studio specifici e analisi “what if”, lo studio evidenzia un dato. Che l’Economia Circolare, oltre a essere vantaggiosa in termini economici, genera importanti benefici ambientali.

Tra i diversi effetti positivi ne spicca uno. Il passaggio da materiali primari a secondari consenta di ridurre notevolmente le emissioni di gas serra (GHG). Considerando 4 materiali (ferro, alluminio, zinco e piombo), la riduzione media delle emissioni di GHG per kg prodotto è pari al 73,5%.

Un aumento della penetrazione delle rinnovabili nella produzione energetica di un punto percentuale genera un dato. Riduce le GHG fino a 72,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in Europa. E 6,3 in Italia (~50% delle emissioni annuali di gas serra nel Comune di Roma).

Dieci aree di intervento circular

Foto © Recondoil

In quest’ottica, il Rapporto suggerisce 10 aree di intervento, con specifiche azioni di policy. Il tutto al fine di far fronte alle sfide correlate alla transizione circolare e di coglierne i benefici in modo efficace.

Definire per gli Stati membri dell’UE strategie nazionali per uno sviluppo economico circolare. Ridefinire la governance dell’Economia Circolare per supportare una transizione a 360° in ogni settore. Fare leva sulla legislazione per promuovere la transizione circolare. È il tema sul quale nei giorni scorsi si è impegnata il consigliere regionale del Lazio Sara Battisti. Lo ha fatto recendo l’input di Francesco Borgomeo a proposito della necessità di una normativa a tutela delle aziende oneste. (leggi qui Mafie nella Circular Economy: la Regione si mobilita).

E poi creare condizioni di competitività rispetto alle soluzioni non circolari. Utilizzare la finanza come una leva per promuovere ricerca, sviluppo e le buone pratiche in ambito di EC.

E ancora, affrontare la mancanza di una definizione chiara e di metriche omogenee ed esaustive. Trasformare i modelli di business che generano rifiuti in modelli circolari. Promuovere misure trasversali e di coordinamento per tutti i settori interessati dalla transizione verso l’EC. Fare leva sull’Economia Circolare per ripensare le città e gli spazi urbani. Promuovere la cultura e la consapevolezza circa i vantaggi derivanti dall’Economia Circolare.