I protagonisti del giorno. Top e Flop del 23 dicembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

IGNAZIO PORTELLI

Ce l’avevamo fino al collo ma non ne sentivamo l’odore. La malavita organizzata ha inquinato la provincia di Frosinone. Non l’ha infiltrata. La differenza l’ha spiegata nei giorni scorsi il rapporto illustrato dal Procuratore Nazionale Antimafia. E stando a quelle cifre, in provincia di Frosinone le condizioni per finire corpo ed anima nelle mani dei clan è dannatamente concreto. (Leggi qui Mafie, Frosinone permeabile come Palermo).

Ignazio Portelli Foto © Rocco Pettini / Imagoeconomica

L’unico ad averne avuto la chiara percezione è stato il prefetto Ignazio Portelli. Nelle ore scorse ha confermato che c’è stata un’altra interdittiva antimafia a carico di una grossa impresa di trasporti. E questa volta non si tratta di antichi rapporti con ‘amici’ poi finiti nell’elenco degli ‘amici con amici di mafia‘. Qui la faccenda è molto più seria: si parla di camion ed autostrasportatori riconducibili ai clan.

Sia chiaro: non si parla di tentacoli delle mafie. Ma di persone conosciute alle forze dell’ordine perché frequentano affiliati. Non è reato? È altrettanto grave in un contesto che rischia di essere permeato dai clan.

Ignazio Portelli, già commissario prefettizio a Montelepre, ha la chiara intenzione di dimostrare che lo Stato c’è, è al suo posto, fa il suo dovere a difesa dei cittadini onesti. Infatti ha detto: «È bene che la ripresa economica avvenga su progetti chiari e sull’impegno per il bene collettivo, tenendo, per quanto possibile, lontana la mala impresa fiancheggiatrice della criminalità organizzata».

Prefetto di frontiera.

ALESSIO D’AMATO

Uno dei simboli più importanti della guerra al Coronavirus è l’Istituto Spallanzani di Roma. Dal primo minuto. Anche per volontà dell’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato. Ed è proprio grazie allo Spallanzani che nel Lazio la pandemia è stata contenuta meglio che in altre Regioni. Considerando poi la presenza di una Capitale come Roma.

Dal 27 dicembre partiranno le vaccinazioni anti-Coronavirus in Europa e in Italia la prima persona a ricevere il farmaco sarà una donna, un’infermiera dello Spallanzani.

ALESSIO D’AMATO. FOTO © CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

Gli infermieri sono l’avanguardia della prima linea. E allo Spallanzani è iniziato tutto, con il ricovero della coppia cinese lo scorso fine gennaio. Marito e moglie rimasero ricoverati per ben quarantanove giorni. E in quell’occasione un pullman di turisti cinesi che erano stati in contatto con la coppia ricoverata fu intercettata nell’albergo di Cassino dove sarebbe dovuta andare a dormire e mandata proprio allo Spallanzani nel corso di una notte ad alta tensione, grazie all’intervento dell’allora direttore generale della Asl Stefano Lorusso.

Dopo l’infermiera, a ricevere il farmaco contro il Coronavirus saranno altre 4 persone. Ha scritto lo Spallanzani:  «La Direzione dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani comunica che nella giornata di domenica 27 dicembre, giornata del V-Day, saranno somministrati i primi cinque vaccini anti-Covid ad altrettanti dipendenti dell’Istituto e precisamente: una infermiera, un operatore socio sanitario una ricercatrice e due medici»

Medici, infermieri, operatori socio sanitari, ricercatori. A combattere il Covid sono loro. E nella scelta il ruolo, discreto, dell’assessore D’Amato è stato decisivo.

Sostanza e simboli.

FLOP

ANTONIO SALVATI

Era l’astro nascente del centrodestra in provincia di Frosinone, aveva una sua componente forte e agguerrita. Come sindaco di San Giovanni Incarico aveva un buon seguito tra i colleghi: i suoi interventi avevano sempre molto peso nelle assemblee. E anche tra i colleghi Segretari Comunali godeva di molto credito, per via della sua conoscenza delle norme e delle loro interpretazioni. Ora per Antonio Salvati è tutto finito. Il Tribunale di Cassino lo ha condannato a 6 anni e mezzo ai quali si aggiunge l’interdizione ai pubblici uffici. Niente più sindaco, consigliere provinciale, Regionale o Parlamentare.

Antonio Salvati

È una sentenza di primo grado. È vero che dovrà essere valutata anche in Appello e poi eventualmente anche dalla Cassazione. Ma la condanna pronunciata in mattinata mette fine alla carriera politica ed a quella professionale di Salvati.

Perché è già il solo sospetto ad essere infamante, per un uomo delle istituzioni e per un amministratore pubblico. Antonio Salvati è stato ritenuto colpevole di concussione. In pratica: di avere chiesto 250.000 euro minacciando altrimenti di bloccare i pagamenti alla cooperativa che gestiva il progetto di accoglienza ai migranti che venivano ospitati sul territorio dell’Unione dei Comuni da lui presieduta.

Doppiamente infamante: perché il tutto avveniva sulla pelle di gente costretta a fuggire dalla fame, dalle dittature, dalla siccità, dalla carestia.

Inaccettabile per un sindaco, inaccettabile per un presidente di un ente che doveva invece assistere quegli uomini e quelle donne, inaccettabile per un funzionario dello Stato, inaccettabile per un politico.

Resta l’uomo Salvati, quello un tempo brillante e geniale, capace di essere eletto a fuor di popolo, apprezzato e consultato dai colleghi, rispettato dagli avversari. Per lui c’è ancora speranza.

Astro al tramonto.

PASQUALE DI GABRIELE

Non ci sono vie di mezzo: o il sindaco di Formia Paola Villa è un genio della politica o ne è totalmente digiuna. I fatti avvenuti in queste ultime settimane fanno propendere più verso la prima ipotesi. Ha evitato di essere silurata in un Consiglio Comunale nel quale non aveva i numeri per sopravvivere, si è dimessa, ha fatto credere di tenere le consultazioni, in realtà ha messo a nudo il gioco dei suoi avversari. Perché se avessero voluto davvero mandarla a casa sarebbe bastato andare dal notaio e dimettersi in massa. Non lo hanno fatto. Punto e set per il sindaco. (Leggi qui Il bluff di Paola Villa che ha messo a nudo gli avversari).

Paola Villa e Pasquale Di Gabriele. Foto © Andrea De Meo

Ora che le dimissioni sono state ritirate bisogna riprendere da dove ci si era fermati: da quel Consiglio Comunale che deve obbligatoriamente votare i conti. Il presidente d’Aula Pasquale Di Gabriele lo ha convocato: riuscendo ad incendiare l’aria più di quanto fosse infiammata al momento delle dimissioni del suo sindaco.

Perché non ha consultato prima i Capigruppo e perché ha tentato di far passare la seduta in ‘seconda convocazione cioè dove è necessario un numero di Consiglieri inferiore per approvare le pratiche. (Leggi qui Il Villa bis riparte e si ferma: convocazione illegittima).

Irrituale la prima mossa, irregolare la seconda. In entrambi i casi ha mandato un segnale di enorme debolezza per il sindaco Paola Villa. Ha dato l’impressione che non si sappia davvero come uscirne e che ci si attacchi anche ai sotterfugi pur di superare lo scoglio di quella votazione. Inconcepibile per un’amministrazione riuscita a rimanere a galla e ad arrivare quasi indenne all’ultimo ostacolo.

Il che induce a propendere allora per la seconda delle due ipotesi avanzate in apertura.

Apprendisti stregoni all’orizzonte.