Dalle stalle alle (5) stelle: i giorni di fuoco di Zingaretti

Il riepilogo della settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle. Le notizie chiave in vista di sette giorni che saranno intensi

Tutta la settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata caratterizzata dalle dimissioni di Nicola Zingaretti da Segretario del Pd. Hanno provocato un terremoto, ma le scosse di assestamento non sono ancora finite. Tutto è avvenuto dopo che, da Governatore del Lazio, aveva apparecchiato il tavolo per l’ingresso dei Cinque Stelle nella giunta regionale. Con Roberta Lombardi e forse anche con Valentina Corrado.

Zingaretti ha detto di vergognarsi di un Partito che non fa altro che parlare di poltrone. Il suo gesto ha scoperchiato il pentolone, ma a questo punto la parola passa all’Assemblea nazionale della prossima settimana.

Nicola Zingaretti. (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Inutile fare previsioni. Intanto però tutti, alleati e avversari interni, devono fare i conti con la situazione che si è creata e che potrebbe ulteriormente peggiorare. Da Andrea Orlando a Dario Franceschini, da Lorenzo Guerini a Luca Lotti, da Matteo Orfini ad Andrea Marcucci. Nessuno di loro è esente da responsabilità. (Leggi qui Zingaretti spiazza tutti e va dalla D’Urso. Ma il Pd ribolle).

In balia delle correnti

Il Pd è un Partito in balia delle correnti, balcanizzato. In queste condizioni è un miracolo che resti sulle percentuali attuali. Tutti i dirigenti Democrat sono da fiasco. Nessuno escluso. E forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la riunione della Direzione regionale, dove pure la linea di Zingaretti era stata approvata dalla stragrande maggioranza dell’assemblea. Grazie anche all’abilità del segretario regionale Bruno Astorre. Eppure però erano apparsi i distinguo. Insomma, anche lì c’è stata guerra. (Leggi qui Base Riformista non strappa. De Angelis mette nudo il Pd).

Ma lo stesso Zingaretti a questo punto rischia molto. Se davvero non tornerà Segretario perderà la possibilità di fare quello che ha voluto all’indomani della vittoria congressuale: avere la possibilità di fare lui le prossime candidature a Camera e Senato. Quelle attuali furono decise da Matteo Renzi.

Alla Regione Lazio Nicola Zingaretti si sente nel fortino, ma sono da valutare le conseguenze se non sarà più Segretario. Intanto però Daniele Leodori e Mauro  Buschini hanno iniziato il presidio permanente effettivo.
Nei Cinque Stelle si aspetta sempre la piattaforma Rousseau. In realtà il progetto di un accordo politico ed amministrativo alla Regione Lazio richiederebbe ben altre urgenze e scelte diverse. Roberta Lombardi ha la possibilità di passare alla storia come quella dell’intesa con il Pd dopo aver asfaltato Pier Luigi Bersani nel 2013. In streaming. (Leggi qui M5S pronto alle nozze. Il quesito c’è, manca Rousseau).

Palla in tribuna, tutti felici

In provincia di Frosinone c’è poco spazio per la politica. Il rinvio delle elezioni Comunali ad ottobre ha rappresentato una boccata di ossigeno per sindaci in carica e aspiranti tali. Oltre che per tutti i Partiti politici. Nessuno aveva intese già raggiunte in tasca. Neppure i segretari di Lega (Nicola Ottaviani), Fratelli d’Italia (Massimo Ruspandini), Pd (Luca Fantini), Forza Italia (Claudio Fazzone). Lo slittamento ha reso meno eclatante il fiasco. Tutto rimandato. (Leggi qui Comunali ad ottobre, ossigeno puro per i Segretari).

Intanto però che la pandemia che infuria. Con la Ciociaria in zona rossa dall’8 al 21 marzo. Un ritorno all’incubo dopo dodici mesi di emergenza. Il Prefetto Ignazio Portelli e il direttore generale della Asl Pierpaola D’Alessandro stanno tenendo i nervi saldi al cospetto di una situazione molto complicata. Con i contagi che continuano a salire per un senso di irresponsabilità diffuso. Troppo diffuso. (Leggi qui Covid, sono rimasti solo 6 letti su 100: crepate felici).

Ottaviani e Ruspandini

E intanto a Roma l’assessore Alessio D’Amato si sta sgolando per cercare di far capire al ministro Roberto Speranza e al premier Mario Draghi che le poche scorte di vaccino stanno finendo. Se si blocca pure la campagna di vaccinazione, allora davvero sarà impossibile risalire dal baratro. (Leggi qui Allarme scorte nel Lazio: D’Amato spera in Sputnik).

La settimana che sta iniziando riparte da qui.