Terzo Tempo – Fischi & Fiaschi della settimana

Rifiuti, Zingaretti mette la Raggi spalle al muro. Conte non accende i Cinque Stelle. I big preparano la restaurazione

L’immondizia vi dividerà

È stata la settimana dell’ordinanza con la quale la Regione Lazio ha evitato l’emergenza rifiuti a Roma e in provincia di Frosinone, stabilendo il trasporto dell’immondizia prodotta in Ciociaria e nella Capitale in altri impianti. Precisamente in quelli di Viterbo e di Civitavecchia. Fino al 20 aprile. (Leggi qui (Leggi qui Discarica: ripresa immediata dei lavori a Roccasecca. Solo sulla carta).

Ma soprattutto Nicola Zingaretti ha detto al Comune di Roma e alla Provincia di Latina che devono presentare entro un mese un piano dettagliato nel quale ci sia scritto dove e quali impianti verranno utilizzati per completare il ciclo della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Cioè Nicola Zingaretti ha messo in evidenza che sui rifiuti in tanti sono ancora all’anno zero. Lo ha fatto con l’ausilio fondamentale dell’assessore Massimiliano Valeriani. A questo punto tutti sono stati messi davanti alle loro responsabilità. (Leggi qui Rifiuti, sanità, scuola: politica senza coraggio).

(Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Naturalmente la sindaca Virginia Raggi ha subito alzato il muro. Per lei i rifiuti di Roma andrebbero portati ovunque, dagli Appennini alle Ande. Dovunque ma non a Roma. Nonostante ci siano normative chiare sul fatto che ogni Ato (Ambito Territoriale Ottimale) debba chiudere il ciclo nel proprio territorio.

Come aveva intuito molti anni fa Francesco Scalia, presidente della Provincia di Frosinone, che infatti aveva costituito la Saf, Società Ambiente Frosinone, che ha garantito efficienza e zero emergenze per anni.

L’eterno braccio di ferro Roma – Province

Tornando all’eterno braccio di ferro tra la Regione Lazio e il Comune di Roma, è chiaro che sulla materia dei rifiuti si giocherà gran parte della campagna elettorale autunnale. Chissà se alla fine il confronto sarà diretto: Nicola Zingaretti da una parte, Virginia Raggi dall’altra.

In provincia di Frosinone, invece, toccherà al presidente della Saf Lucio Migliorelli occuparsi di questo delicatissimo momento. Il presidente della Saf era ormai sintonizzato su tutt’altre frequenze: da mesi è impegnato a costruire il futuro per l’attuale impianto Tmb per sostituirlo con una modernissima struttura capace di recuperare fino al 90% dell’indifferenziato che oggi invece finisce in discarica. I sindaci hanno già approvato il piano e lui sta marciando spedito. Dovrà rallentare un attimo e prepararsi a gestire una possibile emergenza. Che in provincia non si vede da anni.

Antonio Pompeo (Foto: Stefano Strani)

Si è esaurito il quarto bacino della discarica della Mad di Roccasecca. Occorrerebbe completare il quinto, ma non sarà semplice. Impossibile entro il 20 aprile. Quindi si porrà il problema di quello che succederà dopo. Si risente parlare di Colle Fagiolara, a Colleferro. Ma i sindaci della zona, Pierluigi Sanna e Domenico Alfieri in primis, hanno fatto capire che non è aria. In Ciociaria Antonio Pompeo, presidente della Provincia, ha ricordato a tutti un particolare non di poco conto: senza i rifiuti di Roma la discarica di Roccasecca sarebbe durata fino al 2026. Come dire: rendiamoci conto. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 31 marzo 2021).

Mentre il Prefetto Ignazio Portelli ha detto a muso duro che la provincia di Frosinone, considerando il servizio reso, non può certo sopportare anche gli aumenti del costo dovuti al trasporto altrove dei rifiuti. E infatti nell’ordinanza questo è stato scongiurato. Ricapitolando. Fischi per Nicola Zingaretti e Ignazio Portelli, fiaschi per la solita Virginia Raggi. Bene Antonio Pompeo e Lucio Migliorelli. Croce del merito alla carriera per Francesco Scalia. (Leggi qui Benedetto caos (rifiuti). O Raggi o il Pd: il M5S scelga).

Il Movimento resta sul posto

Ma questa è stata anche la settimana del discorso di insediamento dell’ex avvocato del popolo Giuseppe Conte alla guida dei Cinque Stelle. I soliti effetti speciali, che però non hanno prodotto anche uno scatto vero.

I colonnelli pentastellati hanno ascoltato senza alcun entusiasmo: Luigi Di Maio, Paola Taverna, Roberto Fico e tutti gli altri sono convinti che il cammino dell’ex premier sarà molto accidentato. Vito Crimi sulla carta lo sostiene, ma sul campo è tutta un’altra storia.

Giuseppe Conte (Foto: Filippo Attili / Imagoeconomica)

Beppe Grillo deve essersi reso conto che non è come immaginava lui. Per Conte non sarà semplice “prendersi” i Cinque Stelle. Lui, Giuseppe Conte, ha messo insieme tutto e il contrario di tutto. Nella convinzione che basti un minimo (ma proprio un minimo) di capacità dialettica per portare a sintesi “l’apertura e l’intransigenza”.

Non è così. Soprattutto perché ancora una volta sconta il “peccato originale”: perché un non eletto dovrebbe indicare la rotta agli eletti? L’eccezione può essere Mario Draghi. Non lui.

Poi Conte ha voluto sottolineare (giustamente) la figura del fondatore Gianroberto Casaleggio. Evitando però di nominare il figlio Davide Casaleggio, ben sapendo però che con la piattaforma Rousseau si profila un contenzioso a colpi di carte bollate che può spaccare, sfibrare e logorare il Movimento. Non è come ai tempi del Governo, quando l’allora segretario del Pd Nicola Zingaretti recuperava ogni situazione. Qui Giuseppe Conte è da solo in mezzo ai lupi.

(Foto: Stefano Strani)

A livello provinciale con Giuseppe Conte sono schierato la sottosegretaria alla transizione ecologica Ilaria Fontana e il neo capogruppo alla Regione Lazio Loreto Marcelli. Quest’ultimo sta con l’assessore regionale Roberta Lombardi infatti. Mentre invece i deputati Luca Frusone ed Enrica Segneri confidano nella rivincita di Luigi Di Maio all’insegna di “arrivano i nostri”.

Ultimo particolare. L’intervento di Virginia Raggi ha fatto capire a Giuseppe Conte quanto sarà complicato assumere la leadership effettiva dei Cinque Stelle. Dunque, fiaschi da paura per Giuseppe Conte e Beppe Grillo, fischi per i silenziosi ma attentissimi Davide Casaleggio e Luigi Di Maio.

Tira aria di restaurazione.